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Christian Slater

Christian Slater è un attore statunitense, produttore, è nato il 18 agosto 1969 a New York City, New York (USA). Al cinema il 22 agosto 2024 con il film Blink Twice.
Nel 2016 ha ricevuto il premio come miglior attore secondario serie miniserie film tv al Golden Globes per il film Mr. Robot - Stagione 1. Christian Slater ha oggi 54 anni ed è del segno zodiacale Leone.

Ritorno di un finto Jack Nicholson

A cura di Fabio Secchi Frau

Se gli americani non esistessero bisognerebbe inventarli. Soprattutto nei momenti in cui, con la solita loro voglia di strafare, ti servono un divetto su un piatto d'argento e urlano di avere trovato l'erede di un nuovo Cary Grant o un nuovo James Stewart. Christian Slater, al momento della sua nascita artistica e di maggior fulgore, fu acclamato come il nuovo Jack Nicholson. Fortuna ha voluto che di Jack Nicholson ce ne fosse uno e uno soltanto. Inimitabile quando diabolico. Non siamo fra gli imbonitori più consumati nei riguardi di Christian Slater, ottimo attore che è in grado, nonostante una vita fatta di scelleratezze varie, di trasmettere ordine, calma, sicurezza e, perché no, anche grande umanità. Ma non si può confonderlo con Nicholson. Troppi sbagli nella sua carriera: intoppi che lo hanno drasticamente portato sulla soglia dell'oblio. Ma ci sono ancora buone qualità recitative da apprezzare in questo interprete: il terrore che riesce a trasmettere con un solo sguardo o l'eccitazione del suo sorriso in una sola inquadratura, una miscela che ha sempre avviato il motore di grandi registi come Woo, Annaud e Levinson. Una paura continuata, che parte dall'attore e finisce dritta nello spettatore.

Debutto in televisione a soli otto anni
Nato e cresciuto a New York, figlio dell'attore teatrale e di soap-opera Michael Hawkins e della director casting Mary Jo Slater (che lo aiuterà enormemente nelle sue prime scritture da attore), fratellastro dell'attore Ryan Slater, debutta nel mondo dello spettacolo a soli otto anni apparendo nelle soap "One life to live" e "The Edge of Night", cui hanno seguito diverse partecipazioni a serial e film tv, senza contare che a soli nove anni ha preso parte al musical di Broadway "The Music Man", accanto a Dick Van Dyke. Dopo aver frequentato la Dalton School e la Professional Children's School, seguita dalla High School of Performing Arts di New York, teenager entra a far parte del musical "Merlin": uno dei flop più grandiosi della storia di Braodway. Nel 1981, si rifà recitando accanto a Frank Langella nel film per la televisione Sherlock Holmes di Peter H. Hunt.

Il nome della rosa: esordio al cinema in grande stile
L'esordio sul grande schermo avviene in Europa, quando Jean-Jacques Annaud lo sceglie per il ruolo del giovane monaco Adso ne Il nome della rosa (1986), trasposizione cinematografica del romanzo di Umberto Eco. Affiancato da grandiosi attori come Sean Connery, F. Murray Abraham, Ron Perlman e i nostri Kim Rossi Stuart e Francesco Maselli, si mostrerà anche in una scena di nudo. Tornato in America, continuerà le sue apparizioni in telefilm come Un giustiziere a New York, All My Children e Avvocati a Los Angeles, mentre nel frattempo si fidanza con l'attrice Kim Walker, prima di una lunga serie di fiamme che comprendono: Winona Ryder, Samantha Mathis, le modelle Nina Huang e Christy Turlington, le attrici Patricia Arquette e Christine Applegate e la giornalista di moda Michelle Jonas. Si conquista la fama di Hollywood, assicurandosi il ruolo di Binx Davey ne La leggenda di Billie Jean (1985) che causò poi il suo trasferimento a Los Angeles nel 1987.

Il cattivo ragazzo di Hollywood
La partecipazione a Tucker - Un uomo e il suo sogno (1988) di Francis Ford Coppola e la parte di protagonista ne Il piccolo grande mago dei videogames (1989) di Todd Holland con Fred Savage, lo mettono in luce come il cattivo ragazzo di Hollywood, anche perché nella sua carriera scorre alcol a fiumi, assalti e risse, violenze domestiche, possessione di cocaina, resistenza all'arresto, sospensioni della patente per guida pericolosa e molestie sessuali. Oltre a questi crimini, si moltiplicano, nella sua filmografia, pellicole mediocri. La stella di Christan Slater si sta spegnendo precocemente. Kevin Reynolds lo chiamerà per il ruolo di Will Scarlett in Robin Hood - Il principe dei ladri (1991) e Tony Scott cercherà di forzare la sua immagine di cattivo ragazzo in Una vita al massimo (1993). Dopo la morte del suo migliore amico River Phoenix, riesce a ottenere il ruolo del giornalista in Intervista col vampiro - Cronache di vampiri (1994) di Neil Jordan, anche perché il primo a essere scritturato per quel ruolo fu proprio Phoenix, ma ottiene anche il ruolo di Eric Draven ne Il corvo (1994) che però rifiuta, lasciando il posto a Brandon Lee, che come sappiamo fu ucciso accidentalmente sul set. Il compenso per il suo ruolo nel film di Jordan sarà devoluto in opere di carità, mettendosi in luce, una volta tanto, per un po' di bontà e umanità, anche se, dopo essere stato diretto da Barry Levinson nella commedia Jimmy Hollywood (1994), verrà arrestato per aver portato una pistola in un aereo.

Collaborazioni con John Woo e regia di un corto
Estremamente ammirato dal regista John Woo, che lo ha voluto in Nome in codice: Broken Arrow (1996) e in Windtalkers (2002), passa dietro la cinepresa nel 1996, dirigendo la chiassosa Sandra Bernhard nel corto Museum of love. Con il nuovo millennio e il matrimonio con la produttrice televisiva Ryan Haddon, figlia della celebre modella degli anni Settanta Dayle Haddon (che gli darà due figli, Jaden Christopher e Eliana Sophia), Christian Slater sembra avere messo la testa apposto, ma è ben lontano da quell'immagine di "nuovo Jack Nicholson" che la stampa americana gli aveva erroneamente affibbiato. Si sa, d'altronde tendono sempre a gonfiare le immagini dei loro attori.

Alti e bassi nella vita privata e professionale
Alcune apparizioni nei serial West Wing e Alias, lo fanno ritornare in auge ed è buona anche la prova affrontata nel thriller Nella mente del serial killer (2004), dove si concede, per la seconda volta, una scena di nudo. Poi però, eccolo di nuovo in un periodo difficile della sua carriera. Dopo essere stato pizzicato con la prostituta inglese Abbey Russo nel giugno del 2004 - si trovava infatti nel Regno Unito perché protagonista della piece "One Flew Over the Cuckoo's Nest" con ottimi successi - Slater vedrà lo sfascio della sua famiglia. Il divorzio lo porterà fra le braccia di una nuova fiamma, Sharon Stone e il pagare gli alimenti della moglie lo spingerà ad accettare ruoli in pellicole pessime come il goffo horror Alone in the dark (2005), accanto alla regina delle sbronze medianiche Tara Reid.

Un uomo qualunque e altri impegni su grande e piccolo schermo
Inserito nel numeroso cast di Bobby (2006) di Emilio Estevez (proprio accanto alla Stone), nel 2007 è invece diretto da Anthony Hopkins nello sperimentale Slipstream - Nella mente oscura di H.; lo stesso anno offre una performance impegnata nel dramma Un uomo qualunque; nel film di Frank Cappello Slater è un impiegato modello che per mettere fine alle ingiustizie subite nell'arco di una vita organizza un piano che lo cambierà per sempre. Tra il 2008 e il 2009 si divide tra serie televisive e cinema: della prima categoria fanno parte My Own Worst Enemy, in cui Slater interpreta Henry, un tranquillo dipendente sposato con figli che scopre di avere una doppia personalità (Edward è il nome dello spietato agente segreto che scopre albergare in lui); partecipa inoltre alla serie poliziesca americana The Forgotten. Sul grande schermo diventa invece lo scrittore Wes Wilson in Lies & Illusions e il criminale Jimmy Dolan in Dolan's Cadillac. Nel 2012 è nel film di Walter Hill Bullet to the Head.
Non sarà più il "ragazzo più sexy del mondo" propinatoci negli anni '80/'90 dagli States, ma è sicuramente uno degli interpreti più veloci, mobili e da guerriglia che si siano mai visti in circolazione. E poi come ammette lui stesso: «Se faccio una mossa, innalzo le sopracciglia, alcuni critici urlano che sto imitando Nicholson. Cosa dovrei fare perché la smettano? Tagliarmi le sopracciglia?». Le etichette non piacciono neanche a lui.

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