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Le sette note di Sorrentino, su IBS la raccolta delle sue colonne sonore

Un dedalo di stili e impressioni, dall'inedita soundtrack di L'uomo in più alla "Simple Song" di Youth.
di Emanuele Sacchi

Loro 1

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Paolo Sorrentino (53 anni) 31 maggio 1970, Napoli (Italia) - Gemelli. Regista del film Loro 1.
martedì 5 giugno 2018 - Film

Dai Daft Punk, che ispirano la scelta di invisibilità del giovane papa di The Young Pope, ai Talking Heads, che regalano il titolo a un suo film e vengono ringraziati Oscar in pugno, è chiaro come la musica giochi un ruolo centrale nel cinema di Paolo Sorrentino. Un cinema fatto di contrasti, di virtuosismi, che spesso antepone lo stile al contenuto, in cui l'esperienza sensoriale conta più di ogni cosa. E che si serve quindi del potere delle sette note, più rapido e universale di ogni altro mezzo di comunicazione.
Non fa eccezione il discusso ultimo lavoro di Paolo Sorrentino, Loro 1 (guarda la video recensione) e 2 (guarda la video recensione). La parte del leone non può che essere appannaggio di Toni Servillo e della sua napoletanità doc, che si camuffa da napoletanità posticcia e berlusconiana.

"Malafemmena" e classici di Sergio Bruni sono rivisitati in salsa kitsch, alla maniera di Mariano Apicella. Ma, tra una parentesi presidenziale e l'altra, molto spazio va all'estro di Lele Marchitelli e a selezioni che caratterizzano le peculiarità dei differenti filoni narrativi.
Emanuele Sacchi

Le vicende del Sergio Morra a cui dà vita Scamarcio, e dei suoi party con additivi chimici, sono accompagnate dall'elettronica di Fink o Tom Szirtes, dove l'avanguardia di Nico Muhly o Agnes Obel accompagna le scene più concettuali. Una schizofrenia già presente nella dicotomia sacro-profano di La grande bellezza, ma che qui assume una forma nuova e maggiormente contaminata. All'ordine bipolare subentra un caos fuori controllo, regolato dalle partiture di Marchitelli, che convergono verso il dramma del sentito epilogo a L'Aquila.


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Una scena di L'uomo in più.
Una scena di This Must Be The Place.
Una scena di Youth.

Si serve spesso del rock alternativo il regista napoletano, sin da quando negli anni Zero stupiva il pubblico con brani, ai più ignoti, della scena glitch-pop tedesca. Prima di assistere in Le conseguenze dell'amore ai viaggi sulle scale mobili di Titta De Girolamo, ad esempio, i Notwist o i Lali Puna erano solo nomi per adepti. Con Sorrentino sono diventati tendenza. Ma nel gioco di contrasti sorrentiniano l'indie-rock convive con Renato Zero ("I migliori anni della nostra vita"), la musica da camera con Paloma Faith. La vasta conoscenza musicale di Sorrentino diviene una tavolozza emozionale, a cui attingere ogni qualvolta occorra sottolineare la pregnanza di alcune scene. Oppure un significato che le parole faticano a spiegare.

Il racconto delle storie di potere e morte, di sesso e fama, corruzione e miseria, si serve innanzitutto di un accompagnamento musicale, come il ritmo che cadenza le camminate de Il divo e della sua corte di collaboratori.
Emanuele Sacchi

Cheyenne, protagonista di This Must Be the Place, è una rockstar, vagamente ispirata a Robert Smith dei Cure nelle fattezze e nelle movenze, che con le parole esprime, in maniera stentata, quel che attraverso un paio di accordi diviene messaggio universale. Ed è difficile immaginare una maniera più efficace del finto videoclip girato dallo stesso Sorrentino per tratteggiare il personaggio della popstar Paloma Faith in Youth, detonazione trasgressiva che ha soppiantato l'eleganza con la sensualità. Proprio Youth è film-chiave nella filmografia del regista napoletano, nonostante abbia convinto solo in parte pubblico e critica. Forse il suo lavoro più ambizioso, in cui Sorrentino sceglie un compositore come alter ego, provando a entrare nella sua testa e a comprendere i meccanismi con cui lavora la Seconda Musa. Tutto il film ruota attorno al lavoro mirabile di David Lang su "Simple Song", un brano musicale che diviene ossessione per il protagonista, in cui racchiudere il senso ultimo dell'esistenza. Un lavoro che Sorrentino non ha esitato a rispedire al mittente nella sua prima incarnazione, con una breve sentenza: "Mi dispiace, sto solo piangendo un pochino, invece ho bisogno di piangere a dirotto".
Un dedalo di stili e impressioni, quindi, in cui aiuta a muoversi il quasi onnicomprensivo Music for Films, raccolta quintupla delle colonne sonore precedenti a Loro 1 e 2 (guarda la video recensione), comprensiva della altrimenti inedita soundtrack del primo film, L'uomo in più. Così da poter rievocare le malinconiche note del cantante Tony Pisapia, prima di una lunga galleria di grottesche maschere servilliane.

Paolo Sorrentino - Music for Films (Colonna sonora)
Numero dischi: 5
Etichetta: Warner Music Italy
Data di pubblicazione: 17 marzo 2017


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