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ONDA&FUORIONDA

Il remake: tornano "Gli uccelli" di Hitchcock .
di Pino Farinotti

In foto una scena tratta da Gli uccelli di Hitchcock.

domenica 23 marzo 2014 - Focus

Diederik van Rooijen è un regista televisivo olandese pressoché sconosciuto al grande pubblico, che fra qualche tempo non sarà più... sconosciuto. La Platinum Dunes, società robusta, con budget adeguati, gli ha affidato il remake de Gli uccelli, il film di Hitchcock del 1963. Protagonista femminile, nel ruolo che fu di Tippi Hedren, sarà Naomi Watts, l'attrice anglo-australiana, già "nomination" all'Oscar, soprattutto la "Diana", nel biopic su Lady D. Trattasi di impresa tutt'altro che semplice. Un remake parte rigorosamente da un handicap pesante, quasi impossibile da colmare e quando c'è di mezzo Hitchcock il "quasi" è superfluo. Puoi tentare di "rifare" certi grandi modelli del cinema, come Sabrina, nell'edizione del 1996, peraltro diretta da un maestro come Sydney Pollack: solo che Julia Ormond sembrava... la domestica di Audrey Hepburn. Un remake con un destino può essere quello della Guerra dei mondi, dove Spielberg, campione di effetti speciali, nel 2005 gioca sul suo terreno e sorpassa il titolo del 1952 di Byron Haskin. Troppa differenza, troppo progresso tecnico rispetto ai rudimentali effetti degli anni cinquanta. Hitchcock è un protagonista dei remake, un ispiratore irresistibile dei cineasti. Due titoli valgono come esempi di rifacimenti opposti. Nel 1998 Gus Van Sant rifece Psycho semplicemente concentrandosi sull'originale del maestro. Riprodusse scena per scena, stessa inquadratura, stessa durata. Si concesse solo una licenza che il tempo, e la censura, potevano permettergli: lo psicopatico Norman guarda la sua cliente Marion spogliarsi attraverso un buco nel muro. Anthony Perkins si limitava a guardare, Vince Vaughn si masturba. Nello stesso 1998, che caso, Andrew Davis, specialista di film d'azione, riprende l'hitchcockiano Delitto perfetto e lo riscrive. Michael Douglas e Gwyneth Paltrow agiscono in maniera decisamente diversa dagli "originali" Ray Milland e Grace Kelly. E l'intreccio è completamente stravolto. Trattasi di thriller d'azione che vive a New York invece che a Londra e questo, già in partenza, è un segnale di differenza decisivo. Abbiamo anche qualcosa di italiano, una Rebecca prima moglie prodotto dalla Rai, con Alessio Boni nella parte del tormentato Massimo De Winter e Cristiana Capotondi che faceva la seconda malcapitata moglie. Ricordabile è senz' altro Mariangela Melato nei panni dell'inquietante governante della prima moglie. Ma il titolo Rai va forse considerato un ripresa del romanzo di Daphne Du Maurier, piuttosto che un remake del film di Hitchcock.
Gli Uccelli è un titolo che, nel tempo, si è rivalutato, riclassificandosi rispetto ad altri più accreditati come Intrigo internazionale o L'uomo che sapeva troppo. Nel 1963 Hitchcock, con quel suo film anomalo e fuori da tutti i contesti, forse pretendeva troppo dal pubblico. Il finale incompiuto, drammaticamente sospeso, non fu proprio gradito soprattutto per quel segnale di continuità che era, per la prima volta, l'assenza del "The end". San Francisco: Mitch, avvocato, e Melania figlia di un importante editore, hanno un rapporto ambiguo dovuto a un pregresso che sembrerebbe inconsistente, una causa in tribunale: la donna aveva guidato in stato di ubriachezza.
Piccoli battibecchi, allusioni, in un contesto in cui si muovono la madre, invadente, di lui, e un'innamorata non corrisposta. A sparigliare tutto drammaticamente arrivano gli "uccelli". Passeri, soprattutto gabbiani che prima si manifestano, immobili magari sui fili della luce, poi attaccano con violenza. La città subisce un vero assedio, con morti e feriti. Una guerra: ma chi sarà il vincitore? Melania, barricata con Mitch in una casa viene ferita, l'uomo apre la porta, trasporta in macchina la donna, mette in moto e lentamente parte, mentre intorno gli uccelli sono immobili, in attesa, minacciosi. Questa volta Hitchcock, come detto, abbandonava i suoi codici: non c'è una spiegazione logica o un colpevole rivelato, c'è la spirale di una paura irrazionale e misteriosa, metafisica, rappresentata da un elemento di fantasy. Decisivo il lavoro di Ub Iwerks, che disegnò gli uccelli, e diede la sensazione della realtà sovrapponendo i cartoni. Ecco, la nuova edizione avrà soprattutto quella carta da giocare. Aspettiamoci uccelli digitali reali e spaventosi, che attaccano in asse con lo spettatore, magari in 3D.

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