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Totò: l'ho voluto io

La statua rimossa del genio comico.
di Antonio De Curtis

Totò (Antonio de Curtis) Altri nomi: (Antonio de Curtis) 15 febbraio 1898, Napoli (Italia) - 15 Aprile 1967, Roma (Italia). Interpreta Don Saverio Petrillo, "Il guappo" nel film di Vittorio De Sica L'oro di Napoli.

martedì 16 agosto 2011 - Focus

Se ne parla tanto. La statua di Totò è stata rimossa da una piazza di Alassio. Il sindaco l'ha sostituita con quella di un personaggio locale benemerito. Apriti cielo,e il cielo si è aperto. Tutti a protestare, tutti a volere la statua. Si è mosso, napoletano risentito, anche un grande scrittore, Raffaele La Capria. E tutto nasce da una cattiva interpretazione del personaggio, dell'eroe Totò. Come se fosse "semplicemente" un napoletano. Ed è vero che lì dov'era, quella statua... non era felice. Dalla sua postazione ce lo racconta lo stesso principe De Curtis. In arte Totò.

Lo dichiaro senz'altro: la rimozione della mia statua da Piazza Stalla di Alassio, l'ho decisa io. Ci ho lavorato per molto tempo, anche se il tempo, quassù ha una dimensione diversa. Già mi piaceva poco il nome di quella piazza, stalla, appunto, e poi, diciamocelo, ci stavo a disagio.
Certo, tutti sanno chi è Totò, ma non tutti sanno chi è il tizio della statua. Si chiama o' pazzariello, ed era quello che inaugurava i negozi, era il protagonista delle feste. Sta nei racconti di Giuseppe Marotta, che fanno parte de L'oro di Napoli, prodotto da Dino De Laurentiis, tutti napoletani, oltre a me naturalmente. Alla scrittura Cesare Zavattini, che era un emiliano, e alla regia Vittorio, che era laziale di Frosinone: ma nessuno è mai stato più napoletano di De Sica.

Che c'entrava la Liguria con tutta questa Napoli. Mai un ligure che mi si fermasse davanti, che lanciasse un'occhiata, milanesi, torinesi, pechinesi ... nel senso degli abitanti di Pechino, marsigliesi, berlinesi, parigini, messinesi, veneziani e norvegesi, moscoviti, cuneesi, loro sì. Liguri proprio mai. Confesso che anche quel sindaco, Avogadro, non mi stava proprio simpatico. Insomma ero stufo di stare lì. Ero a disagio per tanti motivi, sapendo per esempio, che un appartamento ad Alassio costa più di una villetta a Capri. Cose strane, cose liguri. Senza contare che non era solo mancanza di rispetto verso il principe Antonio De Curtis Totò, ma verso quei grandi, grandissimi artisti, maestri che il mondo ci invidiava, e ci invidia, che avevano messo mano a quel film e... al pazzariello. Molti napoletani , tutti italiani. Nessun ligure, ahimé.

E allora ho deciso di trasferirmi. Ho elaborato un piano, quassù qualche possibilità ce l'ho. Per cominciare ho potuto contare sugli amici che ho detto sopra. Sono tutti qui con me. Dino è l'ultimo arrivato. E spesso stiamo insieme. E certo non ci manca la fantasia. Il primo spunto è stato di Cesare, che ha detto "bisogna mettersi in contatto con questo sindaco". E allora ha detto la sua Dino, che anche da queste parti è uno che sa organizzare le cose. "Usiamo un sogno, e qui in giro abbiamo uno che se ne intende, più di tutti." Ho capito al volo, e fra tutti noi, mancava lui, il più napoletano di tutti, il più grande di tutti, Eduardo. Vittorio si è preso l'incarico di cercarlo e dopo dieci minuti, dei vostri, è arrivato col nuovo ospite. Gli aveva già spiegato tutto. Eduardo ha sorriso e ha detto "Ve lo ricordate Non ti pago?" E come potevamo e come potreste, non ricordare quella commedia.

Un promemoria: il titolare di un banco del lotto deve allontanarsi da Napoli e lascia la casa al suo impiegato. Nottetempo il padre del titolare rivela in sogno i numeri di una quaterna vincente. L'impiegato li gioca e vince. Il padrone, furibondo, si rifiuta di pagare perché il genitore era sicuro che nel letto ci fosse il figlio. E' stato solo un errore.

Eduardo dice che occorre cercare un altro intestatario della piazza. Dopo una ricerca troviamo il nome adatto, adattissimo, tale conte Luigi Morteo. E' stato un benefattore di quella zona, lasciando, alla sua morte, un patrimonio agli alassini. E' arrivato qui da non molto tempo, dopo essersi fatto un po' di purgatorio. E così lo staff, chiamiamolo così, ha organizzato il sogno. E il fantasma, anche questo chiamiamolo così, non poteva essere che o' pazzariello. Così, una notte Totò-pazzariello è apparso in sogno al sindaco Avogadro, e col tono solenne dei morti che parlano gli ha detto: "rimuovi la mia statua da piazza Stalla, cambiala con quella del conte Morteo, già benemerito della città. Informati sul nobile, vedrai che è adatto. E vedrai che non avrai problemi a piazzarmi altrove. Tutte le piazze di tutte le città saranno felici di accogliermi. Potrai farne una donazione. Ma se sei abile, e da ligure lo sei, potrai anche ricavarci qualcosa".

Il sindaco ha recepito. E mi ha rimosso. E così lo dico come lo avrei detto nei miei film: in t'a sctalla teneteve o' muorte.

di Pino Farinotti

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