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Coco Chanel: come tanti uragani

Due film sulla gran signora della moda.
di Pino Farinotti

Signora della moda
Audrey Tautou (Audrey Justine Tautou) (47 anni) 9 agosto 1976, Beaumont (Francia) - Leone. Interpreta Coco Chanel nel film di Anne Fontaine Coco Avant Chanel - L'amore prima del mito.

lunedì 25 maggio 2009 - Focus

Signora della moda
Lo scorso anno, in ottobre, la Rai ha mandato in onda la vita di Coco Chanel in due puntate. All'eroina della moda, del costume e di tanto altro, davano corpo e volto la giovane Barbora Bobulova e la matura Shirley MacLaine. Al Festival di Cannes è stato presentato fuori concorso Coco Chanel & Igor Stravinsky, di Jan Kounen, con Anna Mouglalis nei panni di Coco. Il 29 maggio, arriverà nelle sale Coco Avant Chanel, l'amore prima del mito, di Anne Fontaine, con Audrey Tautou. Coco Chanel ripiomba tra noi, come... tanti uragani.. La ragione sta probabilmente nel fatto che i grandi modelli, gli eroi, gli esempi, le leggende, sono difficilmente rintracciabili nel nostro tempo. Ci si deve rifare a qualcuno che non è di questa epoca, che arriva magari da... qualche secolo fa.

Rivisitazione
Il meccanismo è un po' quello della rivisitazione. Vale per molte forme, il teatro, per esempio che, in mancanza di idee e testi nuovi all'altezza, rifà continuamente i classici cercando di adattarli al contemporaneo. E anche il cinema, basti pensare alle continue proposte rivisitate di Shakespeare. Coco era nata nel 1883. Vita e personalità sono note: ha sempre comandato. Ha inventato oggetti e modelli che hanno fatto e fanno parte della vita delle donne. Capisaldi trasversali di estetica e di costume. Oggetti funzionali, belli, comodi, femminili ma anche unisex. Il vertice più alto, in sintesi estrema, contiene almeno 4 oggetti; il tailleur (abito in due pezzi, elegante); il tubino (in un pezzo, elegante); la borsa matelasse (funzionale&elegante); e un certo profumo: tutti, e non solo le donne, se pensano a un profumo, uno solo, pensano a Chanel n. 5.
Un pezzo, due pezzi, sembra semplice... adesso, ma occorreva pensarli e realizzarli. Tutta questa eleganza&funzionalità, perennemente al fianco delle donne, integrazione naturale e assidua, ha semplicemente trasferito l'eleganza e la funzionalità al loro comportamento. Dunque donne capaci di emergere in una festa sontuosa, in una riunione fra manager di pragmatismo estremo, in un compleanno del figlio con casa invasa dai compagni delle elementari, in cucina a sistemare il forno che ha fatto saltare il salvavita. L'età dell'oro di Chanel abbraccia un periodo lungo, dagli anni venti ai cinquanta. Il quell'arco di tempo Coco ha lavorato, progettato e vissuto. Non si è risparmiata. È stata sicura e fragile, ha trionfato e ha sbagliato, ha prevalso ed è stata battuta. Ha ricominciato. Dunque seduzione irresistibile. I suoi modelli sono... tutte. Si parte da 'trasversali'. Dunque erano 'Chanel' le signore della Hollywood eroica, Garbo, Dietrich, Davis, Crawford: eleganti e intoccabili da parte della donna media, dive con tailleur, pellicce e abiti da sera. Era 'Chanel' la regale Grace Kelly. Ed è nota la frase di Marilyn: "vado a letto vestita solo con due gocce di Chanel n° 5". Quel profumo pare abbia una genesi... bizzarra. Coco viveva la sua storia d'amore con Stravinskij. Lui le dedicò "La sagra della primavera", e lei per essere all'altezza gli dedicò lo Chanel n. 5. Bizzarro, appunto: forse Igor... non maleodorava. Erano 'Chanel' le ragazze socialmente impegnate e in carriera degli anni sessanta e settanta, come Jane Fonda e Faye Dunaway. Lo erano le inglesi, di appeal discreto, nascosto, ma egemone, come Julie Christie e Susannah York. Lo era Brigitte Bardot.
La sola eccezione alla titolarità assoluta del gusto, della moda e dell'estetica di quel tempo può derivare da una frase di Peter O'Toole in Come rubare un milione di dollari e vivere felici. L'attore fa indossare a Audrey Hepburn, che deve camuffarsi, uno straccetto da domestica. Le dice: "Così Givenchy si prederà una piccola vacanza." Lo stilista francese non era ecumenico come la connazionale Coco, ma le aveva sottratto la donna di maggior classe ed eleganza del secolo.

Adesso
Adesso Coco... non c'è, certo, c'è la sua multinazionale, ma non la sua cultura. Oggi, fra i molti che dettano e pochissimi che comandano, si può estrarre la coppia Dolce&Gabbana, certo aggressivi, certo popolari, e discussi come lo era Coco, ma per comportamenti diversi. Ogni epoca ha i personaggi e lo stile che si merita.
Adesso vale la provocazione e il gusto 'capovolto'. Un cartellone di 400 metri quadri con in primo piano un pacco pubico non avrebbe trovato spazio nel Paese di Chanel. Sull' indicazione prima ammiccata, poi esplicita, poi trionfalmente venduta dell'omosessualità, adesso c'è dialettica, allora ci sarebbe stata sconcerto. Adesso valgono cultura ed estetica a larghissimo spettro, polverizzate. E vale l'eccesso. In una stanza della loro strepitosa (è il caso di dirlo?) casa, D&G conservano in una teca ultrapreziosa (è il caso di dirlo?) il reggiseno della loro modella regina Monica Bellucci.
La possibilità infinita di promozione dei prodotti, la cultura esasperata della vendita e il denaro a sua volta infinito, rendono possibile un altrettanto infinito album di figurine. Alcuni nomi fra i moltissimi: Madonna, Kidman, Hilton, Paltrow, Tyler. E poi, oltre ai Beckham, anche molti calciatori della Nazionale italiana. È un fatto di violento impatto mediatico, un fatto di marketing spietato. Con Coco era anche marketing, ma soprattutto passaparola. Era meccanismo naturale.
Ma l'eroina-modello di questo momento, e opportunamente acquisita da D&G, è Scarlett Johansson. Potremmo definirla "pantamodello": buona per tutti gli stili, epoche e ruoli. Scarlett possiede una cifra rarissima, quasi esclusiva, è una diva con corpo e faccia normali, che possono non essere normali, un sex symbol che può essere sognato, ma anche abbordabile, una ragazza da prima della Scala o da villaggio turistico, può rasserenare o inquietare. Può indossare tutto. Per quasi tutte le altre regine non è così, per una Theron per esempio, o una Jolie: troppo belle per diventare... normali. D&G, attenti, imprevedibili e mai convenzionali, in una loro campagna hanno fatto di Scarlett un'icona omologa di Marilyn. E ci stava. Insomma anche Scarlett è 'Chanel'. Alla fine sempre "là", si va a finire.

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