Esattamente 25 anni fa (era il settembre del 1983) veniva proiettato nelle sale americane il film Il grande freddo, destinato a diventare una delle più importanti e famose pellicole del decennio. Scritto e diretto dal giovane regista Lawrence Kasdan, alla sua seconda esperienza dietro la macchina da presa dopo un formidabile esordio con il noir Brivido caldo, Il grande freddo avrebbe ottenuto fin da subito un enorme successo di pubblico in tutto il mondo. Un successo di proporzioni tali da consacrare l'opera di Kasdan come un autentico cult-movie per un'intera generazione: quella che aveva vissuto la propria giovinezza tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70, nel periodo delle contestazioni e dei grandi ideali, e che aveva raggiunto l'età "adulta" nel corso degli anni '80, nel bel mezzo della presidenza di Reagan. Girato nella città di Beaufort, nel South Carolina, Il grande freddo era incentrato sul rapporto fra un piccolo gruppo di amici poco al di sopra dei trent'anni, che da giovani erano stati compagni di college. L'occasione per ritrovarsi tutti quanti insieme, dopo quasi quindici anni, è rappresentata dal suicidio di uno di loro, Alex (interpretato in origine da Kevin Costner, le cui scene furono però tagliate in fase di montaggio). La morte di Alex, improvvisa quanto inspiegabile, coglie ciascuno di loro di sorpresa, portandoli a fare i conti con le persone che erano e che sono diventate e a tracciare un bilancio della propria esistenza. Nel corso del week-end successivo al funerale di Alex, i vari protagonisti si riuniranno sotto lo stesso tetto e avranno modo di riallacciare quei legami di amicizia che, con il tempo, si erano indeboliti ma non si erano mai spezzati del tutto.

Il clamoroso successo riscosso da Il grande freddo, anche presso la critica (tre nomination agli Oscar), non era dovuto al semplice effetto di un tipico film-nostalgia. In questa commedia dolceamara di stampo corale, Kasdan e la sua co-sceneggiatrice Barbara Benedek hanno saputo riversare tutto il senso di smarrimento, di delusione, di solitudine di una generazione che si era battuta per difendere i principi in cui credeva, ma era stata costretta a confrontarsi con le cocenti disillusioni dell'America degli anni '70, e che si ritrovava a cercare la propria strada nel "mondo reale" in un decennio contrassegnato da un rigido conservatorismo e dalla scomparsa di tutti quei valori per i quali aveva lottato.
E in un certo senso, il "grande freddo" del titolo rappresenta proprio quel gelo nell'anima che caratterizza tutti i personaggi del film: un freddo per il quale l'unico rimedio era e resta l'amicizia, un'amicizia pura e incondizionata che permetterà a questo gruppo di trentenni insicuri di mettere da parte i propri problemi e di tornare ad essere degli impavidi sognatori... almeno per un week-end. Il film è accompagnato poi da una magnifica colonna sonora composta da una serie di indimenticabili canzoni d'annata: si va da Marvin Gaye (I heard it through the grapevine, What's going on) ai Temptations (My girl, Ain't too proud to beg), da Smokey Robinson & the Miracles (The tracks of my tears, I second that emotion) ai Three Dog Night (Joy to the world), da Aretha Franklin (A natural woman) ai Procul Harum (A whiter shade of pale), dai Rolling Stones (You can't always get what you want) a Percy Sledge (When a man loves a woman). La pellicola di Kasdan ha rappresentato inoltre un trampolino di lancio per alcuni dei principali attori americani degli ultimi decenni: nel cast del film, infatti, figurano nomi del calibro di Glenn Close, William Hurt, Kevin Kline, Tom Berenger e Jeff Goldblum, affiancati da Jo Beth Williams, Mary Kay Place e Meg Tilly. Proprio grazie a Il grande freddo, tali interpreti ottennero infatti quella prima dose di notorietà che li avrebbe portati ad affermarsi in breve tempo fra i maggiori protagonisti del cinema contemporaneo.