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Solo un bacio per favore, una tragicomica storia d'amore

Il film di Mouret prende in esame le conseguenze dei baci "dati senza pensare alle conseguenze".
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Baci spensierati

martedì 6 maggio 2008 - Incontri

Baci spensierati
Venezia, la città dell'amore e del mistero, non poteva essere luogo migliore per presentare Solo un bacio per favore che, dopo aver riscosso successo alla Mostra del Cinema, arriva nelle sale italiane. La tragicomica storia d'amore che ruota intorno a quel bacio del titolo nasce dal desiderio di Emmanuel Mouret di fare un film sulle conseguenze dei baci "dati senza pensare alle conseguenze". Un giochino di parole tanto squisito quanto la trama della sua ultima commedia che vede protagonista, tra gli altri, l'italianissimo Stefano Accorsi. "Ho avuto un'enorme fortuna a lavorare con gli attori di questo film" ha dichiarato il regista francese. "Perché in un certo senso sono loro che si sono proposti con le loro idee e i loro personaggi. Io sono stato ad ascoltare e mi sono limitato a scegliere ciò che ritenevo giusto tenere. Ho provato a fare un film sentimentale che fosse talora buffo, strampalato, sorprendente ma anche romantico".

Il desiderio
C'è qualcosa che mi incuriosisce particolarmente nelle storie di desiderio, specie quando riguardano due persone che si desiderano e una terza persona che ne subisce le conseguenze. L'intento finale del film è dunque una sorta di riflessione utopistica sul come vivere un proprio desiderio cercando di proteggere anche colui che ne potrebbe soffrire. Da qui nasce l'idea di mostrare le strategie messe in atto dai personaggi per non far soffrire l'altro. La cosa che mi interessa maggiormente in questo tipo di situazione è il dilemma che implica: si può essere una persona buona e generosa, pronta a concedersi ai propri desideri e allo stesso tempo non fare del male a nessuno?

Sedurre con la parola
Funziona così: l'uomo si avvicina a una donna che desidera e si aiuta con la parola. È attraverso la parola che cercherà di definire il suo desiderio e di esprimere il proprio. Ma tutto questo è complicato. Gran parte della suspense del film deriva dalla parola. Sfortunatamente in certi manuali di scrittura del copione, si insegna che bisogna far dire la maggior parte delle cose al personaggio nel minor numero di parole possibile. Io lo trovo ridicolo. Più si parla, più ci si espone all'altro, allo sguardo, alla critica, più di conseguenza ci si mette in scena, si cerca un modo per presentarsi. Ed è in questo "come" che risiede gran parte del gioco. Inoltre la parola è necessaria in termini di ritmo. Nella parola ci sono le voci, c'è il ritmo delle cose che vengono dette e di conseguenza c'è il ritmo del film e il piacere di venire trasportati dai dialoghi. L'altro aspetto che mi interessa della parola è che è lei ad ostentare il desiderio.

Eroi maldestri
Sono convinto che sia stata la goffaggine ad avermi fatto amare il cinema. È capace di raccontare una moltitudine di cose. Il maldestro è colui che prova ad adattarsi a situazioni nuove e che allo stesso tempo viene sopraffatto da tutto ciò che accade. È una dimensione nella quale mi immergo, che mi tocca profondamente. Per me i più grandi eroi del cinema non sono i vari Superman ma i Buster Keaton, i Charlie Chaplin o i Jacques Tati. Quelli che cadono e che si mostrano senza mai essere adirati con la vita o nessun altro. I grandi maldestri hanno questa bellezza dei grandi eroi drammatici, questa facoltà di resistere e di continuare. La maggior parte degli attori hanno nature e sfumature di recitazione diverse. Suppongo che sia io sia Frédérique Bel, dopo Cambio d'indirizzo, spaziamo un po' tra Stefano Accorsi, Julie Gayet o Virginie Ledoyen.

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