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5x1: Robert Downey Jr. l'uomo tornato dall'oblio

Oggi Robert Downey Jr. è Iron man, supereroe di "ferro".
di Stefano Cocci

I problemi di droga sembravano averci fatto perdere uno degli attori più talentuosi del nostro tempo
Robert Downey Jr. (Robert Downey) (59 anni) 4 aprile 1965, New York City (New York - USA) - Ariete.

martedì 29 aprile 2008 - Celebrities

I problemi di droga sembravano averci fatto perdere uno degli attori più talentuosi del nostro tempo
Non ama definirsi attore ma "faker", un truffatore, un falsificatore. Probabilmente molti dei fans di Robert Downey Jr. non sarebbero d'accordo con questa definizione, riconoscendo al ragazzo di New York molte più doti di quante lui stesso sia capace di ammettere.
La sua ascesa è stata ostacolata da problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol che gli sono valsi arresti, settimane di prigionia e analisi antidroga obbligatorie sul set di alcuni film. Nel 1992 sembrava l'uomo destinato a segnare la storia del cinema: il suo Chaplin commosse e lo lanciò nell'Olimpo. Proprio il successo fece emergere gli abissi dell'animo di Robert Downey Jr., quelle stesse profondità che probabilmente gli regalano uno degli sguardi più intensi e veri di Hollywood: quando Robert guarda, vede per davvero il suo interlocutore; quando Robert piega il suo volto in una smorfia d'espressione, diventiamo noi stessi quella emozione.
Fu la televisione a recuperarlo: nella serie Ally McBeal ottenne premi e iniziò a risalire la china; il cinema tornò a celebrarlo con Kiss Kiss Bang Bang diretto da un altro grande desaparecido di Hollywood: quel Shane Black che negli anni Ottanta fu lo sceneggiatore più pagato grazie al successo di Arma Letale. Per lui fu letale l'idea di far morire il protagonista della franchigia, Martin Riggs: messo da parte da tutti, si risollevò solo con questa pellicola.
Con Iron man Robert Downey Jr. torna in grande spolvero nei panni di un supereroe: dopo essere resuscitato dalla morte professionale, combattere i terroristi in un esoscheletro di ferro non è una sfida impossibile.

Kiss kiss, bang bang
Sarà la leggerezza che ha sempre contraddistinto le interpretazioni di Robert Downey Jr., quegli occhi liquidi così disponibili a cambiare di espressione e di luce a ogni sommovimento dell'animo. Sarà per tutti questi motivi che il noir a fortissime tinte da commedia di Shane Black calza perfettamente l'animo dell'attore di New York, segnandone la rinascita dopo gli anni della droga e del dimenticatoio. Qui è un ladruncolo problematico scelto per fare un film di Hollywood, un disperato vicino al momento del successo, un po' come Robert Downey Jr. stesso, messo di nuovo di fronte all'opportunità di essere il fautore del proprio destino, a condizione di scendere a patti con i propri demoni. Film curioso e anticonformista, perfetto per lui.

Iron man
Non si tratta più di rinascere ma di confermare lo status di stella. Cosa c'è di meglio di un bel film tratto da un fumetto? Robert Downey Jr. è semplicemente perfetto: fisicamente accetta la sfida e si presenta con dorsali pompati e bicipiti addestrati; taglia la scena a fette improvvisando battute e rendendo ogni inquadratura mai banale, vuoi per una sfumatura, vuoi per una comicità connaturata sottolineata anche solo con un'alzata di sopracciglia. Lui, che nella vita si è dato così tanto da fare per far capire di essere una scheggia impazzita nel cuore dello star system, si cala nel più antiamericano degli eroi delle strisce americane. Missione compiuta Downey/Stark!

Fur
Robert Downey Jr. prende confidenza con le maschere in questo piccolo e prezioso film di Steven Shainberg in cui interpreta il misterioso Lionel Sweeney, un uomo eccentrico affetto da ipertricosi, malattia che lo costringe a nascondere il proprio volto. Come altri grandi costretti a celare la faccia alla cinepresa, Robert dimostra di esser capace di recitare senza usare gli occhi, ma solo muovendo la testa: sembra quasi di vederlo sotto la tela che ne nasconde il volto mentre muove gli occhi, smussa gli angoli della bocca per mimare emozioni che possiamo solo immaginare. È una prova eterea, quasi impalpabile ma unica e da riscoprire.

Zodiac
Dell'ultima – in ordine di tempo – fase della carriera di Robert Downey Jr., il film di Fincher è quello che più di altri scava nei drammi dell'attore. Il suo personaggio è un brillante ed acuto giornalista che scivola sempre di più nella dipendenza dall'alcol, sprecando il proprio talento e, di rimando, la propria esistenza. All'attore newyorchese deve essere sembrato come guardare nella sfera di cristallo e vedere il proprio futuro, distrutto dalla bottiglia se non fosse riuscito a venirne fuori. Così, nel notevole film che ripercorre, senza facili ricorsi all'happy ending, una delle vicende più oscure di serial killer della storia recente d'America, Robert Downey Jr. si ritaglia uno spazio determinante, un commovente pezzo di cinema da ricordare.

Charlot
Come Ben Kingsley prima di lui nei panni di Gandhi, Robert Downey Jr. dà vita a un'interpretazione capace da sola di dare il senso di un film: la pellicola di Richard Attenborough è fredda e didascalica, l'unico fuoco che arde è quello del protagonista che non interpreta Chaplin, è Chaplin. Un vero peccato che cotanto spettacolo sia stato frenato da un anno magistrale a livello di interpretazioni, così da togliere l'Oscar all'attore di New York. Era il 1992 e la statuetta andò ad Al Pacino in Scent of a Woman. Insieme a Robert Downey Jr., gli altri "nominati" furono Clint Eastwood (Gli spietati), Stephen Rea (La moglie del soldato) e Denzel Washington nel biopic su Malcolm X.

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