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Alfonso Brescia

Alfonso Brescia è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, montatore, assistente alla regia, è nato il 6 gennaio 1930 a Roma (Italia) ed è morto il 6 giugno 2001 all'età di 71 anni a Roma (Italia).

Alfonso Brescia (1930 - 2001), figlio del produttore Edoardo, noto con lo pseudonimo di Al Bradley, gira oltre cento pellicole, esperimenta ogni genere, fino a diventare uno dei più prolifici registi italiani. Debutta con i peplum Il magnifico gladiatore (1964) e La rivolta dei pretoriani (1965), gira western (La colt è la mia legge, 1965), avventurosi (Missione sabbie roventi, 1966), bellici (Uccidete Rommel!, 1969), thriller (Il tuo dolce corpo da uccidere, 1970) ed erotici (Nel labirinto del sesso, 1969). Le calde notti di Don Giovanni (1970) è una specie di decamerotico, interpretato da Robert Hoffman, è una povera coproduzione italo-spagnola ambientata in Oriente dove il grande amatore si dà da fare alla corte del sultano Selim (Pepe Calvo). Tra le conquiste femminili ci sono Edwige Fenech (Aisha) e Barbara Bouchet (Esmeralda Vargas) che non recitano mai insieme. Nel cast si notano Ira Fürstenberg (Rosetta), Annabella Incontrera (suor Maddalena), Lucretia Love (regina di Cipro) ed Emma Baron (madre superiora). Il primo tentativo di commedia sexy di Alfonso Brescia è Poppea, una prostituta al servizio dell'impero (1972), anche se siamo in un'ambientazione da romano - erotico. Femi Benussi aveva già interpretato il film erotico - storico Le calde notti di Poppea (1969) di Guido Malatesta, ma non era ancora la protagonista (Olinka Berova), non aveva l'età e neppure il fisico, si doveva limitare a interpretare Livia. Alfonso Brescia chiama Femi Benussi a ricoprire il delicato ruolo in Poppea una prostituta al servizio dell'impero. Il peplum erotico di Brescia registra titoli come Elena sì, ma... di Troia (1973) e Amazzoni, donne d'amore e di guerra (1973), che si ricordano soltanto per volgarità e sciatteria. L'eredità dello zio buonanima (1975) con Franco Franchi orfano di Ciccio Ingrassia e (purtroppo) Enzo Monteduro non è una vera commedia sexy, ma una farsa estrapolata da una commedia di Antonino Russo - Giusti che strappa qualche risata.
Nella commedia sexy è interessante il sodalizio che si crea tra Sonia Viviani e Alfonso Brescia, regista tuttofare del cinema di genere. Sonia Viviani ricorda Alfonso Brescia come un maestro, perché con lui interpreta i primi film di una certa importanza e comincia a capire come deve stare sul set. La troupe di Brescia è quasi sempre la stessa, si tratta di piccole produzioni nelle quali si crea un rapporto familiare tra attori e tecnici. Sonia impara dal direttore della fotografia come si prende la luce senza farsi impallare e apprende dal regista i primi rudimenti di una recitazione meno spontanea e più impostata. Il primo film della bella Viviani insieme a Brescia è L'adolescente (1976), con Tuccio Musumeci, Daniela Giordano, Dagmar Lassander e Aldo Giuffrè. Sonia è la nipote Serenella e non doveva essere la protagonista di una pellicola pensata per Daniela Giordano, il cui titolo in lavorazione era L'infermiera. Nei cartelloni resta in alto il nome della Giordano ma la vera protagonista erotica è la Viviani che gira poche scene con la collega e se la vede soprattutto con Musumeci. La bella attrice romana entra in azione solo in un secondo tempo, ma conquista subito la scena e lo spettatore resta ammaliato dalla sua performance erotica. Frittata all'italiana (1976), noto anche come La spacconata, è una nuova commedia sexy di Alfonso Brescia (1976) che Marco Giusti su Stracult definisce "una curiosissima porno- commedia ambientata a Napoli". Interpreti femminili: Karin Schubert, Dagmar Lassander e Sonia Viviani. Una madre e una figlia (Schubert e Viviani) mandano avanti un'azienda di falsi kimono giapponesi, mentre un padre e un figlio sono concorrenti nel solito campo. La frittata di cui parla il titolo è un doppio rapporto che si crea tra i protagonisti e il relativo matrimonio che unisce le proprietà rivali. Tra la Schubert e la Viviani le cose non filano molto lisce perché secondo l'attrice romana "lei era una che creava tensione sul set". Nello stesso anno invece la bella Viviani interpreta Amori, letti e tradimenti, ancora una volta sotto la guida di Alfonso Brescia, incontra Marisa Mell, Malisa Longo, Don Backy e Ugo Bologna. Marco Giusti lo definisce "un erotico-burino di scarso culto". Il film racconta le vicissitudini di uno speculatore edile, che cerca di mettere le mani sulle terre di un pastore ma finisce per perdere tutti i suoi averi giocando a scopa. Lulù 77 (Lulù la sposa erotica) (1977) è un altro film di Alfonso Brescia, pure se lo firma Paolo Moffa, ed è una coproduzione franco - turca che manda in crisi Sonia Viviani, ingannata sul reale contenuto della pellicola. Sonia si trova catapultata sul set di un film hard senza saperlo ed è costretta a girare una scena esplicita con Antonio Casagrande che poi viene addizionata di inserti porno. L'attrice viene ricoverata in ospedale per una notte, si sente sfruttata da una troupe di cui si fidava e per poco non termina neppure le riprese del film. Non è un bel periodo per Sonia Viviani, nel tunnel di un esaurimento nervoso che racconta a Norcini e Ippoliti della rivista Cine 70: "Avevo nausea di me... cominci a fare cinema, una cosa dietro l'altra, e non ti fermi più a pensare, a riflettere, spogliarti diventa un fatto naturale, però nel mio caso si è creato un malessere inconscio che poi è esploso e mi è venuto un esaurimento nervoso che non ho problemi ad ammettere...".
La carriera di Brescia prosegue frequentando altri generi che non hanno niente a che vedere con la commedia sexy, soprattutto la fantascienza (La bestia nello spazio, 1978), che condisce con elementi erotici, e la sceneggiata poliziesca napoletana con protagonista Mario Merola (Lo scugnizzo, 1978; Zappatore, 1980; e I figli so' pezzi 'e core, 1981). Il suo ultimo film è il giallo Omicidio a luci blu (1990).Da I registi della commedia sexy, in uscita per Profondo Rosso nel 2009

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