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Claire Foy: il gioiello della corona

Dal 4 novembre su Netflix The Crown, serie re(g)ale scritta da Peter Morgan e interpretata con grazia solenne da Claire Foy.
di Marzia Gandolfi

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giovedì 10 novembre 2016 - Netflix

Almeno due i motivi per vedere The Crown. Uno è la scrittura precisa e dinamica di Peter Morgan, autore inglese già pratico di monarchia (The Queen, L'ultimo re di Scozia) che ha affrontato in maniera singolare un soggetto celebre, l'altro è l'interpretazione di Claire Foy, protagonista luminosa e discreta che ha concepito la sua Elisabetta II attraverso un intenso gioco di nuance.

Larghi occhi chiari incastonati come gemme su un volto di neve, Claire Foy è nata per essere regina.
Marzia Gandolfi

Anna Bolena nella miniserie Wolf Hall della BBC, Elisabetta II nella serie The Crown di Netflix, la giovane attrice inglese è piena della elusiva e sensuale ambiguità di darsi senza concedersi, volto indecifrabile che nulla dice e tutto esprime. Sospesa tra rigidità di etichetta e gioiosa libertà di accenni, l'Elisabetta di Claire Foy è investita come la sua interprete da una solenne e gravosa missione, la stessa che è al cuore della serie re(g)ale di Peter Morgan: diventare regina. L'adeguamento dell'essere alla funzione che le è imposta. Elisabetta ha soltanto venticinque anni quando il padre, re Giorgio VI, soccombe a un cancro ai polmoni e gli succede al trono senza alcuna esperienza politica. Claire Foy incarna quella debuttante che apprende rapidamente il suo ruolo e la sua posizione in famiglia, nel Regno Unito, nel mondo. Con buona pace degli uomini che udienza dopo udienza cederanno davanti a un carattere indomito e impossibile da sottomettere.


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Meticolosa cosmesi tra pallore della pelle e seducente eleganza dell'intelligenza, la sua regina esprime il fremito di una sensibilità e l'incantamento di uno sguardo che cova un'inespressa e rarefatta malinconia. Malinconia di una vita 'normale' e lontana dai riflettori che Elisabetta II, e suo padre prima di lei, avevano desiderato invano per sé e per i propri cari. Peter Morgan non aggiunge nulla che lei non possieda già ma è probabile che il fascino imperscrutabile che turba lo spettatore senza mai soddisfarne il desiderio sia il distillato di una sceneggiatura che accorda l'agiografia con le battute di caccia e le colazioni sull'erba, gli intrighi personali con le rivalità politiche, la piccola storia con la grande storia.

Astraendo l'imponente statura della monarca che conosce oggi novanta primavere, Claire Foy si 'appoggia' ai fatti reali con lo slancio di un'eroina da romanzo, colta in un'età di spensieratezza e precipitata all'improvviso in un mare di incombenze protocollari.
Marzia Gandolfi

Attraverso la sua performance lo spettatore tocca il dramma intimo di Elisabetta costretta dal ruolo a farsi immagine distinta e silenziosa mentre il mondo intorno si agita e dibatte. Un mondo che la incalza: il marito da rassicurare sulla propria virilità e utilità sociale, i bambini cresciuti lontano da lei, la sorella sacrificata sull'altare delle ragioni di stato, la madre eternamente giudicante e il padre amatissimo e perduto che non potrà mai dirle il suo orgoglio.


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Angelo vittoriano di Dickens ieri (La piccola Dorrit), l'attrice trova la voce in The Crown e in una performance a cui presta la silhouette minuta e lo sguardo blu.

Regina d'Inghilterra votata a un destino meno tragico di quello di Anna Bolena ma 'imprigionata' allo stesso modo nei rigidi cerimoniali dell'aristocrazia, la sua Elisabetta si rivela capace di regnare e di tenere testa a Winston Churchill, un perfetto John Lithgow, che non ha ancora preso la misura del suo declino, come al principe Filippo, un irresistibile Matt Smith, che ha rinunciato alla carriera e al nome per la sua regina.
Marzia Gandolfi

La loro relazione, messa a dura prova dall'esercizio del potere che inverte il tradizionale equilibrio uomo-donna, è il motore di una storia di impeto romanzesco che scivola volentieri nella soap coronata. Preceduta al cinema dalla regina di Helen Mirren, 'scritta' dallo stesso Peter Morgan e diretta da Stephen Frears, Elisabetta II si solleva al rango drammatico che Shakespeare impose ai suoi illustri e indiretti antenati. Peter Morgan non sarà Shakespeare ma Claire Foy è commisurata ai suoi reali predecessori (David Garrick, Laurence Olivier, Judi Dench, Helen Mirren). Diretta da Stephen Daldry (Billy Elliot, The Hours), Claire Foy è il vero gioiello della corona. Quella che si produce negli aurei titoli di testa e di una serie che dopo Downton Abbey spalanca le porte su scenografie sontuose, un esercito di domestici e un savoir-vivre piacevolmente old fashioned. Una serie che sceglie di raccontare il regno di una sovrana ancora nell'esercizio delle sue funzioni, uno dei rari capi di stato ad aver custodito il suo mistero. God Save the Queen.


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