La fortuna è in un altro biscotto

In una città portuale di provincia Leo ha un piccolo negozio di oggettistica e modesto antiquariato. Le cose non gli vanno bene, e si fa sempre più presente la minaccia di uno strozzino, proprietario di un ristorante asiatico e in rapporti con la malavita cinese. Leo è disposto a tutto, per evitare lo strozzino, con una tanica di benzina e con l'aiuto di un ragazzo cinese, trasforma il suo negozio in un cumulo di cenere. È disposto anche a rubare. A rubare un quadro di valore: la tela di un esponente delle avanguardie del Novecento. Il quadro si trova nella villa di un facoltoso imprenditore, collezionista d'arte, aspirante sindaco nella lista "Famiglia Unita". Destino vuole che il figlio dell'imprenditore e la figlia dello strozzino abbiano una relazione...

È un film d'esordio, e di un film d'esordio ha la sgangheratezza e il coraggio.

Coraggio di usare la macchina a mano in ogni istante, coraggio di mettere in scena, senza paura, le situazioni più paradossali; coraggio di giocare con i luoghi obbligati del cinema di genere.

Il regista, Marco Placanica, ha soltanto 24 anni, e una storia che è già un film. È partito da Ferrania, un piccolo paese ligure che ha il cinema nel destino. Ferrania è il nome di quella che era un tempo la più grande industria italiana di pellicola per la fotografia e per il cinema: il Ferraniacolor ha segnato, con i suoi gialli e i suoi rossi, il cinema italiano ed europeo degli anni Sessanta.

Ferrania era anche il nome del piccolo paese in cui la fabbrica si trovava, e si trova tuttora - è stata rilevata da un gruppo di giovani imprenditori, e produce pellicola per una nicchia di appassionati in tutto il mondo. Bene, Marco Placanica è cresciuto lì, a Ferrania. Magari ha respirato cinema, in qualche modo: perché fin da ragazzo ha almanaccato con la telecamera. Poi, finito il liceo, il piccolo grande viaggio per Milano, l'affacciarsi ad una casa di produzione pubblicitaria, il lavoro sul set come assistente.

Dopo poco più di un anno, diventa regista di campagne pubblicitarie di grande responsabilità, con testimonial grandi atleti di arrampicata e moutain bike. Ha iniziato a viaggiare il mondo per lavoro, dall'Indonesia agli Stati Uniti, dall'Himalaya alle Galapagos. Ha lavorato alle campagne di brand importantissimi: Jeep, Alfa Romeo, Nike, L'Oréal, fino allo spot per il lancio della nuova Maserati.

Se guardi gli spot che ha girato, già vedi il suo stile: fluido, con immagini in continuo movimento, con gli orizzonti mai del tutto in bolla, immagini "sporche" e per questo più vive.

Il film è un po' allo stesso modo: fra tipacci soggetti a repentini attacchi di cuore, gangster cinesi, una Giulietta e un Romeo adolescenti, un quadro da rubare che sembra proprio un Fontana, un matrimonio che s'ha da fare, un furto in villa così maldestro da sfiorare il sublime, un nano con la balestra, un negozio di antiquariato e qualche quentintarantineria qua e là, il film è affollato, caotico, grottesco ma anche affettuoso verso i suoi personaggi.

L'inizio è vagamente felliniano, con un manichino di cartapesta - "il Redentore di José Valdivia": una copia del Redentore del Corcovado a Rio de Janeiro - con gli occhiali da sole, trascinato sulle spalle dal protagonista come in una via crucis. Il resto è una dark comedy che intreccia i piani temporali, come Pulp Fiction ha insegnato a tutti. Ma all'interno del plot affiora anche un malinconico spaccato di vita di provincia. Se in superficie il film racconta la storia di un furto in cui ognuno fa a gare per essere il meno accorto possibile, nel profondo La fortuna è in un altro biscotto racconta il difficile rapporto fra genitori e figli. Dove i peggiori sono gli adulti, bugiardi, prepotenti e prevaricatori.

Nel cast del film, Manuel Zicarelli (regista e sceneggiatore, ha diretto Ho bisogno di te), Enzo Paci (protagonista della serie tv Rai Blanca), Fabrizio Contri (Distretto di polizia, ma anche Esterno notte e Rapito di Marco Bellocchio), Daniela Camera (Don Matteo, Lost in Laos: bravissima). Tutti al servizio di una sceneggiatura che fin dall'inizio si appoggia sui luoghi comuni del genere. Si parte con la solita cifra "impossibile" che il protagonista è costretto a rimediare in poche ore: "Mi devi centomila euro: dammene venticinquemila entro domani, oppure vengo e ti brucio tutto". Oplà, Leo (Manuel Zicarelli) entra nel panico. E siamo al luogo comune del plot numero due, ma con variante familiare: il ragazzo dice "Ce ne dobbiamo andare da qui, subito!", ma lo dice alla mamma, che in una casa disordinata e malinconica gli ha appena chiesto le pile per l'apparecchio acustico...

La cosa bella del film è il suo modo di mescolare le miserie della vita quotidiana allo stra/ordinario di una trama avventurosa, gangsteristica, seppure in modo grottesco. Piace la disperazione che alberga anche nei personaggi "cattivi". Piace meno il continuo ricorrere ai passaggi obbligati del genere, e la stilizzazione fumettistica dei personaggi. 