La La Land |
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Un film di Damien Chazelle.
Con Ryan Gosling, Emma Stone, J.K. Simmons, Finn Wittrock.
continua»
Titolo originale La La Land.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 126 min.
- USA 2016.
- 01 Distribution
uscita giovedì 26 gennaio 2017.
MYMONETRO
La La Land
valutazione media:
3,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ciak si balla
di Emiliano Morreale L'Espresso
Come già era avvenuto nel 2013 con Gravity e nel 2014 con Birdman, il direttore Alberto Barbera imbrocca il film d'apertura della Mostra. E se i due titoli citati erano poi finiti entrambi vincitori agli Oscar (come l'anno scorso Il caso Spotlight), gli osservatori danno buone chanches anche a questo La La Land. Che, al di là di tutto, è comunque un film d'apertura ideale, bilanciato tra spettacolarità e marchio d'autore. Reduce dal successo dell'astuto Whiplash, Chazelle si è potuto permettere un progetto costoso ed eccentrico, che sembra assai sentito. In fondo, è un prolungamento ideale del suo esordio a bassissimo costo, Guy and Madeline in a park bench (che vinse un premio al festival di Torino nel 2009): che era una storia d'amore dolce amara fatta di incontri mancati, tra un jazzista e una ragazza inquieta, in un bianco e nero che ricordava il John Cassavetes di Ombre. Chazelle stavolta tenta proprio un musical, ossia un'operazione oggi rischiosissima; ma sembra saperlo, e anzi attraverso il genere ci parla della possibilità o dell'impossibilità di un certo tipo di cinema oggi. La storia è lineare: un uomo e una donna, due solitari e perdenti, si conoscono e si innamorano a Los Angeles. Sebastian è un pianista duro e puro, che vorrebbe far rinascere un leggendario jazz club. Mia, che lavora in un bar negli studi di Hollywood, sogna di fare l'attrice. Ryan Gosllng ed Emma Stone non sono dei grandi ballerini né dei gran cantanti, ma il regista sembra voler utilizzare questa loro carenza, e farne forse addirittura il tema del film. Anziché camuffare il tutto, come ad esempio era in Chicago, che inquadrava i ballerini fino alle ginocchia e inseriva primi piani dei piedi delle controfigure, Chazelle fa il musical come è giusto farlo: ampi ed eleganti piani-sequenza, inquadrature in cinemascope con i personaggi a figura intera, a vedere i piedi e dunque la performance fisica degli attori. Che ce la mettono tutta e soprattutto non fanno il musical, ma Io imitano. È questo il punto: il film è pervaso da una malinconia e da un senso di perdita per un cinema che non c'è più (e per un certo tipo di jazz, ugualmente scomparso) - I numeri musicali e un monologo clou dell'attrice sono continuamente interrotti e disturbati, le musiche vengono trasmesse da impianti di diffusione ambientale, le sale cinematografiche sostituite dagli home theatre. Ma sarebbe bello ritrovare la magia di quel mondo, sogna Chazelle con toni un po' crepuscolari. Mia, che da bambina giocava a far rivivere i film appena visti, appare a Sebastian in un vecchio cinema leggendario, il Rialto, mentre proiettano Gioventù bruciata (e poi vedremo il cinema chiuso), e i due si innamorano visitando il Grifflth Observatory in omaggio a una delle celebri scene di quel film. La La Land è scandito dalle quattro stagioni (più un epilogo), che però si confondono nell'eterna estate losangelina, come in un eterno presente, in una temporalità vaga, che mescola frammenti di passato, come se il senso della Storia fosse perduto (e Gosling, a un certo punto, lo dice esplicitamente).
Non si pensi però a un'operazione cervellotica, teorica. Chazelle vuole appassionare, far funzionare il marchingegno, e ci riesce, anche se chissà che effetto avrà sul pubblico questo unire riflessione nostalgica e voglia di coinvolgere. I numeri musicali sono pieni di idee, e le musiche di Justin Hurwitz belle e benissimo orchestrate, tra semplicità delle melodie, gusto rétro e accensione ritmica. Nonostante le lungaggini della seconda parte, quando si devono dipanare gli snodi obbligati della vicenda, l'insieme fila bene, e ha un bel colpo di coda nel finale, che non sveliamo ma che ancora una volta unisce entusiasmo e malinconia, mostrando la storia come un insieme di assenze e di atti mancati, e rivendicando la possibilità del cinema di consolare, e di riscattare il vuoto delle nostre vite.
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