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La politica degli autori: George Miller

Australiano ma greco d'origine, da medico a creatore di distopie.
di Mauro Gervasini

In foto una scena del film.
Tom Hardy (Edward Thomas Hardy) (46 anni) 15 settembre 1977, Londra (Gran Bretagna) - Vergine. Interpreta Max Rockatansky nel film di George Miller (II) Mad Max: Fury Road.

martedì 12 maggio 2015 - Approfondimenti

In principio fu Interceptor. Anno di grazia 1978, quando nessuno era qualcuno. George Miller, australiano ma greco d'origine (il vero cognome è Miliotis), ha 33 anni e fa il medico al pronto soccorso di Sydney. Però condivide con il suo migliore amico Byron Kennedy la passione per il cinema, e insieme decidono di produrre il primo capitolo della saga di Mad Max. A contatto tutto il giorno con gente distrutta dagli incidenti, Miller pensa a una storia ambientata on the road, con macchine in corsa. Il rimando distopico è quasi casuale, e nel primo film neanche troppo insistito.
Mel Gibson, nato a New York da un americano e un'irlandese, ma cresciuto in Australia, ha 23 anni, si presenta al provino per accompagnare un compagno di accademia e invece scelgono lui. Interceptor (1979) costa 200 mila dollari australiani, trovati nei modi più fantasiosi. Gli attori non vengono pagati, se non una volta distribuito il film e a conti fatti. L'incasso globale è di 100 milioni di dollari Usa.

Interceptor, dal nome dell'auto di Max, è un fanta road movie anarchico, sbilanciato, con ottimi stunt artigianali come un tempo solo dalla factory di Roger Corman. Miller ha l'intuizione di non mollare il colpo (molla invece il mestiere di medico) e insiste con ben altro budget. Il risultato è Interceptor - Il guerriero della strada (1981) un capolavoro punk che inventa un mondo, se non addirittura un filone. Futuro postatomico introdotto da un cinegiornale a illustrare però il nostro oggi e il nostro ieri, voce narrante che arriva da un avvenire ulteriore, poi il metallo delle macchine, la sabbia dell'Outback, il fuoco delle esplosioni, la gomma dei pneumatici e il cuoio dei vestiti di Mad Max. Il resto è furia visionaria senza effetti digitali ma con scene d'azione vere. Il neorealismo dell'action. Per la sequenza finale dell'assalto all'autocisterna, leggenda vuole che il dottor Miller abbia chiesto agli stuntmen di non mangiare nelle 12 ore precedenti le riprese, come impone la prassi medica per chi si sottopone a interventi chirurgici. Nessuno alla fine ci lascia il collo, ma feriti a pacchi e oltre 40 autoveicoli distrutti.
Un'epopea della nuova carne dalla narrazione giustamente essenziale: i cattivissimi Humungus agghindati come uroni, una fortezza nel deserto difesa con metodi medievali, un avventuriero western cinico il giusto, un formidabile bambino che maneggia il boomerang come Thor il suo martello e la ricerca della benzina come pretesto per la lotta di tutti contro tutti.
Gibson insuperabile: in tutto il film dice 16 (16!) battute. Per chi scrive, nel pantheon dei film della vita.

Tutto il resto della carriera di Miller non è noia, ma quasi. Il terzo capitolo di Interceptor, Mad Max - Oltre la sfera del suono è solo il pallido ricordo dei primi due, anzi pare Disneyland. Le streghe di Eastwick (1987) divertente ma dimenticato. L'olio di Lorenzo (1992) micidiale. La seconda carriera del nostro è quella che realmente gli cambia la vita. Produttore e regista sia di Babe - Maialino coraggioso (1995) che di Happy Feet (2006), George si inventa due brand "family" di enorme successo. Anche, però, lontanissimi dalle isteriche sgommate del Road Warrior, del Nightrider, di Lord Humungus... Al posto loro, pinguini danzanti e porcellini parlanti.

Nel 2001 ci ripensa. Studia l'ipotesi di un quarto capitolo sempre con Mel Gibson, coinvolto anche come produttore. Il progetto resta sulla carta fino a oggi. Mad Max: Fury Road, presentato a Cannes (pare abbia mancato l'apertura del festival perché troppo violento) e dal 14 maggio nelle sale. Il nuovo Max è Tom Hardy (scartato Mel per ovvi motivi anagrafici, ma di Max Rockatansky ne resterà soltanto uno), al suo fianco Charlize Theron. Le location abbandonano l'Outback australiano per il deserto della Namibia. Vedremo se sarà l'alba di un nuovo inizio.

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