La serie fantascientifica torna a interrogarsi sull'anima delle macchine. Da oggi la seconda stagione su TIMvision.
di Lorenza Negri
Cosa distingue un essere umano da una sua creazione del tutto simile è materia d'indagine di Humans, serie fantascientifica nata dalla collaborazione tra l'americana AMC e la britannica Channel 4 e incentrata su una manciata di androidi senzienti. Nello show - che debutta con la seconda stagione su TIMvision dal 12 aprile - Mia, Niska, Max e Odi sono robot nel senso originariamente attribuito agli esseri artificiali di aspetto umanoide (androidi, per l'appunto) dallo scrittore ceco Karel Capek in "R.U.R. - Rossum's Universal Robots". In quest'opera teatrale del 1920 i robot sono costruiti per sostituire l'uomo nelle mansioni più umili e pesanti, in tutto e per tutto schiavi (il termine ceco ha la stessa radice del verbo che definisce il lavoro manuale). Nella prima stagione Mia, impiegata come governante, e Niska, assegnata alla prostituzione in un bordello, cercano di riunirsi ad altri "synth" dotati di coscienza; l'interazione con la prima, in particolare, aiuta la famiglia umana degli Hawkins a realizzare la misura degli abusi subiti da lei e dai suoi simili e a interrogarsi sull'eventualità che sia, a tutti gli effetti, una persona.
Humans, ispirato alla serie scandinava Real Humans, indaga cautamente su cosa definisca l'umanità: se sia un diritto di nascita o se l'autocoscienza, i ricordi e l'esperienza non contribuiscano a rendere umano chiunque li possegga, sebbene artificiale.
Tematiche correlate - quali sono le alternative per una corretta integrazione, quali i meccanismi di reazione che informano gli umani nei confronti degli androidi, come si attribuiscono legalmente lo statuto di umanità e i diritti civili dei synth - saranno approfondite nella seconda stagione, quando gli esemplari autocoscienti si moltiplicheranno.
Nella puntate inedite, infatti, il campo di ricerca si allarga anche ad altre declinazioni postumane: oltre al caso - unico - di Leo, uomo con un corpo e un cervello parzialmente artificiali, sarà introdotta V, digitalizzazione senziente di una mente umana che esiste in forma di codice informatico (e solleva la questione, cara alla letteratura cyberpunk, della possibilità o meno di ritenere la propria umanità in mancanza di sensi - tatto, olfatto etc - e di un contatto col mondo attraverso di essi). Gli autori della serie Sam Vincent e Jon Brackley, a proposito dei nuovi episodi, hanno spiegato: "La differenza principale con la prima annata è che questa volta ci sono synth la cui coscienza è stata attivata da poco, mentre Mia e la sua famiglia sono già senzienti quando li incontriamo. Abbiamo deciso che questi avrebbero ricordato quanto accaduto loro quando non erano 'svegli', li abbiamo muniti della capacità di associare emozioni a esperienze passate". Con esiti che possono condurre a traumi devastanti.
Nella seconda stagione il programma che rende senzienti i synth porterà all'autocoscienza anche Hester, operaia di fabbrica che ha subito svariate sopraffazioni: "Finora la serie ha mostrato synth di natura positiva, come Mia e Max, cresciuti in un ambiente amorevole", ha spiegato la sua interprete Sonya Cassidy, "ma Hester ha vissuto in un luogo dove quelli come lei sono vessati e torturati, e la sua memoria non può sovrascrivere quei ricordi. È fortemente scossa, spaventata, ferita, arrabbiata, pertanto il suo atteggiamento nei confronti degli umani potrebbe essere diverso [rispetto a quello di Leo e co.]".
Il risveglio dei synth è destinato ad attirare l'attenzione dei pochi esseri umani in grado di capire cosa stia accadendo, tra cui un cinico e arrivista dirigente di una società tech interessato a monetizzare la scoperta.
Tra i personaggi inediti della seconda annata di Humans, la scienziata americana Athena, incaricata di carpire il processo che conduce all'autocoscienza tramite il reverse engineering. È impersonata da Carrie-Anne Moss, attrice icona del cyberpunk (era la ribelle Trinity della saga cinematografica di Matrix), che ha anticipato: "Siamo già dipendenti della tecnologia odierna, chissà cosa potrebbe accadere se avessimo i synth a nostra disposizione...".
Se disporne ci renderebbe migliori (una società ideale dove l'uomo, liberato dalle incombenze quotidiane, potrebbe dedicarsi solo all'arte, all'esplorazione e alle scienze come in Star Trek) o peggiori (creature indolenti il cui benessere è fondato sullo sfruttamento di schiavi) è una domanda centrale nella prima stagione. Alla riflessione contribuiva il personaggio di Mia, creazione del professore Elster (il padre di Leo): "Lei è ingenua e, per alcuni versi, innocente. Si è affezionata alla sua famiglia umana e loro a lei" ha spiegato la sua interprete Gemma Chan circa il percorso evolutivo del personaggio, "Vuole continuare a vivere e provare nuove esperienze, e teme che il numero sempre più alto synth senzienti spingerà gli umani a percepirli come una minaccia. [...] La seconda stagione si avventura in territori oscuri, dove gli autori si concentrano sull'etica e su come si impara a distinguere tra Bene e Male. Se nella prima stagione gli spettatori possono aver simpatizzato per i synth [buoni], nella seconda scopriranno che ne esistono anche di moralmente ambigui".