martinp
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venerdì 17 febbraio 2017
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per altri motivi
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Premetto che non mi reputo più intelligente o superiore a tutti gli altri, sostenitori di una posizione o di un'altra.
Il motivo principale che porta il pubblico ad allontanarsi dal film è l'idea che il film sia su Scientology, che possa esserne una critica. Che sia una critica della società che non sa prendersi cura dei reducidi guerra. Che parli di problemi mentali. Oppure (l'interpretazione che preferisco) che sia una storia d'amore tra i due protagonisti.
Si può dire che il film parli di tutti questi argomenti, e di nessuno di questi in particolare. Poi c'è chi cerca la storia del film, dice che non c'è la storia perché non riesce a riassumere il film in due righe.
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Premetto che non mi reputo più intelligente o superiore a tutti gli altri, sostenitori di una posizione o di un'altra.
Il motivo principale che porta il pubblico ad allontanarsi dal film è l'idea che il film sia su Scientology, che possa esserne una critica. Che sia una critica della società che non sa prendersi cura dei reducidi guerra. Che parli di problemi mentali. Oppure (l'interpretazione che preferisco) che sia una storia d'amore tra i due protagonisti.
Si può dire che il film parli di tutti questi argomenti, e di nessuno di questi in particolare. Poi c'è chi cerca la storia del film, dice che non c'è la storia perché non riesce a riassumere il film in due righe.
Per me il film è basato sul personaggio di Freddie Quell. Potrebbe avere una storia, ma raccontare un personaggio in particolare è più che sufficente, e raccontando una storia il personaggio finirebbe in secondo piano. Paul Thomas Anderson ha fatto la stessa cosa con "Il Petroliere". Racconta un personaggio, utilizzando di tanto in tanto le convenzioni della narrazione. Ma questo non è un libro, è un film, e Paul Thomas Anderson usa saggiamente gli strumenti a sua disposizione per creare significati con immagini, le interpretazioni e le situazioni. Non spetta alla storia dirci di cosa parla il film. Semmai spetta alla storia (intesa come semplice successione di eventi) con le immagini, il sonoro, il montaggio, la recitazione, la regia. Tutti questi elementi, realizzati e messi insieme nel miglior modo possibile creano un significato più profondo di quanto lo possa fare "una storia" da sola. Tutto ciò che serve è li, sullo schermo, perché chiunque possa vederlo e trarne le proprie conclusioni. Il motivo per cui credo che l'interpretazione migliore del film sia che quello della storia d'amore tra i due protagonisti, una relazione destinata a fallire, é perché mi suona più vera delle altre. Non è assolutamente un'interpretazione che impongo agli altri, però, né penso sia quella più giusta, ma è semplicemente quella che più mi aiuta a comprendere la natura del film.
È per me un capolavoro per una regia straordinaria che dà spazio agli attori come raramente si vede: non li confina in una rapida successione di tagli di montaggio tra inquadrature poco ponderate, ma da il tempo a ciascun attore, in ogni scena (trattasi un attore principale o secondario), di creare il proprio personaggio, di farlo agire ma anche di farlo riposare, semplicemente di farlo vivere. Il film non è lento, ha i tempi della vita reale perché i personaggi possano essere reali.
Per un abbinamento perfetto di immagini col sonoro, sia musica che sound design: la colonna sonora di Greenwood entra perfettamente in sintonia con lo stato d'animo di Freddie Quell.
Le ragioni non si fermano qui, ma ci metterei troppo ad elencarle ed esporle. Per me è sufficente aggiungere che il film è un insieme di emozioni e sensazioni che mi colpiscono e lasciano il segno, che poche altre opere riescono a fare. Se solo si è disposti ad avere un po' di pazienza.
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giorgio postiglione giorpost
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mercoledì 1 maggio 2019
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sbalorditiva prova recitativa di due grandi attori contemporanei
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Freddy Quell è un ex marinaio veterano di guerra, fortemente traumatizzato dall'esperienza militare; rimasto solo e con il sistema nervoso a pezzi, al suo ritorno in patria (dopo averla servita nel secondo conflitto mondiale) non riesce ad integrarsi nella società, incontrando seri problemi nel rapportarsi ai suoi simili: egli cova una rabbia repressa che si palesa nel suo modo di parlare e nel suo comportamento aggressivo, che sfocia spesso in impulsi sessuali incontrollati. Freddy non supera i test psico-attitudinali, fa fatica a trovare lavoro ed allora si dedica alla produzione di una bevanda alcolica da lui concepita; accusato di aver avvelenato un veterano più anziano di lui all'interno di una comunità nella quale era stato accolto, riesce a scappare giusto in tempo da un sicuro linciaggio, trovando rifugio in un battello ormeggiato nei pressi di San Francisco.
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Freddy Quell è un ex marinaio veterano di guerra, fortemente traumatizzato dall'esperienza militare; rimasto solo e con il sistema nervoso a pezzi, al suo ritorno in patria (dopo averla servita nel secondo conflitto mondiale) non riesce ad integrarsi nella società, incontrando seri problemi nel rapportarsi ai suoi simili: egli cova una rabbia repressa che si palesa nel suo modo di parlare e nel suo comportamento aggressivo, che sfocia spesso in impulsi sessuali incontrollati. Freddy non supera i test psico-attitudinali, fa fatica a trovare lavoro ed allora si dedica alla produzione di una bevanda alcolica da lui concepita; accusato di aver avvelenato un veterano più anziano di lui all'interno di una comunità nella quale era stato accolto, riesce a scappare giusto in tempo da un sicuro linciaggio, trovando rifugio in un battello ormeggiato nei pressi di San Francisco. Quel panfilo era occupato e preso a noleggio da una setta denominata La Causa, che proprio in quelle ore era impegnata in una festa sul ponte superiore: imbarcatosi completamente ubriaco ed addormentatosi a terra, al suo risveglio (il giorno seguente) Freddy fa la conoscenza di Lancaster Dodd, capo spirituale e leader della suddetta organizzazione. Le condizioni psicofisiche di Freddy spingono Dodd ad accoglierlo nel suo movimento nella convinzione di riuscire a recuperarlo o, quantomeno, per sottoporlo a nuovi esperimenti. Tra i due si instaurerà ben presto un rapporto di reciproca fiducia, tale da far divenire Fred uomo di punta della congregazione, al punto da scatenare dubbi e gelosie tra i familiari di Dodd, che si scopre essere quasi succube di una moglie (Sue) assetata di potere ed ambigua più dello stesso marito.
The Master (USA, 2012) è un film uscito quasi in sordina in Italia, probabilmente per un soggetto poco attinente alla nostra cultura cattolicizzata. L' opera di Anderson è infatti un chiaro richiamo alla nota setta americana Scientology, da cui trae più di qualche semplice spunto. Tuttavia, nonostante l'argomentazione piuttosto pesante e malgrado il periodo di ambientazione (un dopo-guerra vale un altro e ne abbiamo visti anche troppi di film del genere) in questa pellicola ciò che si palesa fin dalla prima sequenza è la straordinaria bravura dei due attori, il protagonista Joaquin Phoenix, alias Freddie Quell ed il co-protagonista Philip Saymour Hoffman, nei panni di Lancaster Dodd. La loro performance è a dir poco sbalorditiva, e non esagero nel definire questo un capolavoro della recitazione contemporanea. La postura curvata di Phoenix durante tutto il film, la sua bocca perennemente serrata per metà, è qualcosa di sconvolgente; di fronte a lui un mostro sacro del Cinema USA, quel Saymour Hoffman che avrebbe dovuto ricalcare ancora per anni i set cinematografici, allietandoci con le sue magnifiche interpretazioni. Bravissimo il regista a valorizzare entrambi allestendo una sorta di ring nel quale i due combattono alla pari, in un ping pong superlativo e senza pause; efficace anche la solita Amy Adams. Il plot, come dicevo, è complicato, per certi versi onirico seppur realisticamente introduttivo in un mondo ambiguo ma esistente, come quello dei movimenti pseudo-religiosi o di coercizione della mente. The Master va visto in un' ottica diversa rispetto agli anglosassoni: meglio limitarsi all'efficacia recitativa.
Voto: 8,5
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onufrio
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mercoledì 1 luglio 2020
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la causa
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Le immense interpretazioni dei due attori protagonisti non bastano a salvare nel complesso un'opera perennemente sospesa a metà. Un confronto psichico fra due personaggi totalmente opposti, ma attratti. Il film presenta un'accozzaglia di varie storie, scene scartate da Il Petroliere, racconti dell'esperienza in Marina dell'attore Jason Robards, e altre varie vicende reali che portano, per forza di cose, ad una macedonia talmente assortita da perderne il succo del sapore. Appare curiosa la prova di Joaquin Phoenix che per certi atteggiamenti e postura richiama il più moderno e brillante Joker di T.Phillips.
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filippo catani
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lunedì 7 gennaio 2013
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la deriva di due uomini
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Subito dopo la fine della II Guerra Mondiale un giovane e disturbato soldato con problemi di alcolismo non riesce ad inserirsi nella società civile. L'uomo su una nave farà la conoscenza con il maestro di una fantomatica Causa che cerca di tenere a bada i suoi turbamenti attraverso gli insegnamenti ai suoi adepti.
Il film è molto intenso e si presta a diverse riflessioni e proprio per questo non è certo il ritmo il suo punto di forza ma nè il genere nè il tema lo richiedeva. Intanto non è un film su Scientology e faceva bene il regista nelle diverse interviste a insistere su questo punto. Certo alcuni punti di contatto sono evidenti (i discorsi sugli altri mondi, la grande mole di pagine scritte, il rigido settarismo che vige) ma non è un film sul fondatore della setta.
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Subito dopo la fine della II Guerra Mondiale un giovane e disturbato soldato con problemi di alcolismo non riesce ad inserirsi nella società civile. L'uomo su una nave farà la conoscenza con il maestro di una fantomatica Causa che cerca di tenere a bada i suoi turbamenti attraverso gli insegnamenti ai suoi adepti.
Il film è molto intenso e si presta a diverse riflessioni e proprio per questo non è certo il ritmo il suo punto di forza ma nè il genere nè il tema lo richiedeva. Intanto non è un film su Scientology e faceva bene il regista nelle diverse interviste a insistere su questo punto. Certo alcuni punti di contatto sono evidenti (i discorsi sugli altri mondi, la grande mole di pagine scritte, il rigido settarismo che vige) ma non è un film sul fondatore della setta. Semplicemente il regista ci vuole mostrare la deriva di due uomini nell'America che cercava con difficoltà di rimettersi in sesto dopo la guerra. E poi si deve riflettere anche sul fatto di quanto certe persone abbiano la possibilità o il "potere" di manipolarne altre tanto da fargli credere delle vere e proprie assurdità. D'altra parte sono purtroppo ancora troppe le persone che si affidano a cialtroni di ogni genere per guarire da malattie o parlare con i propri cari defunti (anche il protagonista promette di guarire certi tipi di leucemia). Ed ecco allora che un ragazzo sballato finisce quasi per diventare la guardia del corpo di questo santone senza però riuscire a cambiare la propia vita. Ed è davvero forte ed inquietante il fotogramma in cui il capo della setta prima di essere arrestato e circondato da tutti i suoi proseliti che sono disposti ad immolarsi al posto suo. Questo film si gioca poi anche sulla gara di bravura tra i due protagonisti Phoenix ritornato in un ruolo principale dopo essersi ritirato e Hoffman che vive un momento straordinario da ormai diversi anni (oltre all'Oscar per l'interpretazione di Capote anche le belle parti in Onora il padre e la madre, Le idi di marzo e L'arte di vincere per citarne alcuni). Una menzione particolare anche per Amy Adams che dopo la non eccezionale performance nel film accanto a Eastwood torna ai livelli di The Fighter. Insomma un film per chi vuol riflettere e assistere a un saggio di recitazione.
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donni romani
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venerdì 15 febbraio 2013
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due grandi attori per una storia riuscita a metà
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Grandissima prova attoriale dei due protagonisti nel nuovo film di Anderson, un duetto-duello fra Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman che lascia però un po' l'amaro in bocca per l'andamento della sceneggiatura che accompagna l'evoluzione del rapporto maestro allievo, ma senza picchi emotivi o slanci narrativi. Freddie Quell torna dalla seconda guerra mondiale con quello che oggi chiameremmo disturbo da stress post traumatico, e naturalmente gli psichiatri dell'esercito poco possono contro la sua rabbia e la sua inquietudine, i lavori si susseguono ai lavori, le risse alle risse, l'abuso di alcool si trasforma in una sperimentazione di misture fortissime.
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Grandissima prova attoriale dei due protagonisti nel nuovo film di Anderson, un duetto-duello fra Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman che lascia però un po' l'amaro in bocca per l'andamento della sceneggiatura che accompagna l'evoluzione del rapporto maestro allievo, ma senza picchi emotivi o slanci narrativi. Freddie Quell torna dalla seconda guerra mondiale con quello che oggi chiameremmo disturbo da stress post traumatico, e naturalmente gli psichiatri dell'esercito poco possono contro la sua rabbia e la sua inquietudine, i lavori si susseguono ai lavori, le risse alle risse, l'abuso di alcool si trasforma in una sperimentazione di misture fortissime. L'incontro con Lancaster Dodd però cambia la sua vita, perchè Dodd è un uomo carismatico, affabulatore, manipolatore ed è a capo di una specie di setta, "La Causa", fatta da familiari ed amici, in cui professa la reincarnazione, la psicanalisi da strapazzo, la cura della leucemia con il recupero dei ricordi di vite precedenti e l' educazione emotiva attraverso l'ipnosi e un morbido quanto insistente lavaggio del cervello fatto di sedute, confronti dialettici ed esperimenti improvvisati. Freddie si lascia sedurre dall'idea di appartenere a qualcuno, di non essere più un solitario sbandato e nevrotico, e così si unisce a Dodd e ai suoi seguaci, non riuscendo però a controllare la violenza, gli attacchi di rabbia, lo scetticismo profondo. I due uomini sono uno di sostegno all'altro, perchè non esiste maestro senza allievo, non esiste plagio senza qualcuno che si faccia plagiare, e non esiste forza senza debolezza con cui confrontarsi, perciò è vero che Freddie ha bisogno di Dodd per placare i suoi istinti sessuali e la rabbia che lo divora, ma altrettanto Dodd ha bisogno di Freddie, come dei tanti adepti che si sottopongono alle sue sedute, per esistere, per avere un ruolo, per non scomparire. C'è una grande tristezza nell'animo dei due uomini, che si aggrappano l'un l'altro e ogni tanto si sfidano e si allontanano senza mai riuscire a staccarsi del tutto, mentre le figura della moglie di Dodd, una Amy Adams dura e se possibile anche più manipolatrice del marito, del figlio che non crede ai sermoni del padre e del genero che cerca invece di accattivarselo, ci riportano alle miserie e alla quotidiana meschinità familiare, perchè dietro ad un guru che forse crede davvero alle proprie teorie e forse no, c'è pur sempre un uomo che ha paura della solitudine e del fallimento. L'impianto narrativo, estremamente lento non aiuta ad "entrare" nel film, ma l'interpretazione complementare ed ipnotica di Phoenix e Seymour Hoffman trascina il film e lo mantiene ad uno standard non originale ma coinvolgente, non inquietante ma struggente, e il confronto finale in penombra fra due vite irrecuperabili è di perfetto equilibrio emotivo.
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ruger357mgm
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martedì 6 agosto 2013
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insolito
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A partire dalla tematica il film non si presta ad una facile comprensione: The Master affronta la controversa genesi della pseudo-setta religiosa negli anni '50, Scientology; la disamina riesce alla perfezione, delineando tutti i tratti e le influenze della "Causa" a partire dalla risposta all'ipnosi, passando per la psicanalisi freudiana fino ad arrivare alle caratteristiche della morale cristiano cattolica. Al contempo viene messo in luce il vero volto ridicolo e ipocrita di quello che si rivela un culto, costruito sull'immagine del solo buffo Ron Hubbard. Ad un soggetto tanto complesso si affianca un cast elevato, che espone il tutto con una performance versatile ed efficace, talvolta schizofrenico, come il protagonista stesso, e talvolta aberrato, come Freddy, personaggio d'effetto che si esprime al meglio parlando pochissimo, nella sottile contrapposizione tra uomini fisicamente, moralmente ed umanamente opposti, ma folli allo stesso modo.
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A partire dalla tematica il film non si presta ad una facile comprensione: The Master affronta la controversa genesi della pseudo-setta religiosa negli anni '50, Scientology; la disamina riesce alla perfezione, delineando tutti i tratti e le influenze della "Causa" a partire dalla risposta all'ipnosi, passando per la psicanalisi freudiana fino ad arrivare alle caratteristiche della morale cristiano cattolica. Al contempo viene messo in luce il vero volto ridicolo e ipocrita di quello che si rivela un culto, costruito sull'immagine del solo buffo Ron Hubbard. Ad un soggetto tanto complesso si affianca un cast elevato, che espone il tutto con una performance versatile ed efficace, talvolta schizofrenico, come il protagonista stesso, e talvolta aberrato, come Freddy, personaggio d'effetto che si esprime al meglio parlando pochissimo, nella sottile contrapposizione tra uomini fisicamente, moralmente ed umanamente opposti, ma folli allo stesso modo. Di rilievo sono anche le parti femminili, in particolar modo nei monologhi abilmente recitati che tuttavia rischiano di sembrare leggermente forzati. La sceneggiatura, prevalentemente al chiuso, è ben studiata e dettagliata: non altrettanto si può dire per una colonna sonora scialba, perloppiù strumentale, e scontata nei pochi brani cantati. La fotografia merita un posto a sé, degna di lode. Il pregio ed il grande limite della pellicola è il coinvolgimento che c'è e non c'è: per i primi 70 minuti è difficile capire in che direzione ci spinga il regista, forse troppo.
Un bel film, ma non quello che si aspettava.
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enzo70
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lunedì 29 dicembre 2014
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interpreti maestosi per un film complesso
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La complessità del lavoro di Anderson è interamente trasposta in questo film dagli esiti incerti che, in gran parte, si affida alle straordinarie interpretazioni di Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman. I disturbi mentali di un ex marine, Freddie, vengono curati attraverso l’analisi introspettiva, in parte affidate a tecniche ipnotiche, effettuata da Lancaster Dodd. La diversità dei due personaggi, nevrastenico il primo ed in preda a violenti impulsi sessuali, razionale e fascinante il secondo, fondatore di una scuola di pensiero con evidenti riferimenti a Dianetics, è il filo conduttore del film. I dialoghi tra i due personaggi, infatti, irrorano la pellicola, dando un senso di profondità alla solitudine che, di fatto, prevale su tutti gli altri sentimenti.
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La complessità del lavoro di Anderson è interamente trasposta in questo film dagli esiti incerti che, in gran parte, si affida alle straordinarie interpretazioni di Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman. I disturbi mentali di un ex marine, Freddie, vengono curati attraverso l’analisi introspettiva, in parte affidate a tecniche ipnotiche, effettuata da Lancaster Dodd. La diversità dei due personaggi, nevrastenico il primo ed in preda a violenti impulsi sessuali, razionale e fascinante il secondo, fondatore di una scuola di pensiero con evidenti riferimenti a Dianetics, è il filo conduttore del film. I dialoghi tra i due personaggi, infatti, irrorano la pellicola, dando un senso di profondità alla solitudine che, di fatto, prevale su tutti gli altri sentimenti. Phoenix riesce perfettamente ad interpretare il ruolo dello psicopatico, nelle sue diverse sfaccettature, mentre, al solito, maestosa è l’interpretazione di Hoffman e la scena della festa ispirata ai culti dionisiaci entra tra i cult del cinema degli ultimi anni. Il film soffre di un ritmo narrativo lento che lo rende abbastanza impegnativo, anche perché ogni singola sfumatura diventa elemento necessario per comprendere a fondo il passaggio successivo. Nel complesso un film difficile che va gustato con calma e con la necessaria concentrazione, come, d’altronde, tutti i film del regista californiano.
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flyanto
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domenica 6 gennaio 2013
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uno strano rapporto come antidoto a due solitudini
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Film in cui si racconta dell'incontro avvenuto negli anni '50 tra uno scrittore carismatico ed imbonitore ed un giovane sbandato, reduce dalla guerra. Paul Thomas Anderson qui analizza in maniera assai minuziosa lo strano rapporto di dipendenza reciproca (sebbene il giovane sbandato sia l'elemento tra i due più debole e più nevrotico) che si instaura tra i due protagonisti ma l'intera rappresentazione risulta un pò eccessiva nel suo complesso, rendendo la pellicola pesante e, pertanto, un pò tediosa. Il regista non dice e non aggiunge nulla di nuovo al tema della fascinazione esercitata da alcuni individui su altri più deboli e così svilisce di molto la resa della sua opera.
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Film in cui si racconta dell'incontro avvenuto negli anni '50 tra uno scrittore carismatico ed imbonitore ed un giovane sbandato, reduce dalla guerra. Paul Thomas Anderson qui analizza in maniera assai minuziosa lo strano rapporto di dipendenza reciproca (sebbene il giovane sbandato sia l'elemento tra i due più debole e più nevrotico) che si instaura tra i due protagonisti ma l'intera rappresentazione risulta un pò eccessiva nel suo complesso, rendendo la pellicola pesante e, pertanto, un pò tediosa. Il regista non dice e non aggiunge nulla di nuovo al tema della fascinazione esercitata da alcuni individui su altri più deboli e così svilisce di molto la resa della sua opera. Gli unici elementi di lode sono le ottime recitazioni di Joaquin Phoenix nella parte appunto del giovane sbandato nevrotico e quella soprattutto di Philip Seymour Hoffman che ancora una volta si conferma uno dei più talentuosi attori americani, nel suo ruolo di intellettuale carismatico ed imbroglione. Molto ben ricostruita anche l'ambientazione e l'epoca della provincia statunitense degli anni '50, ma personalmente non riesco a trovare alcun altro elemento positivo in più a favore del film.
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fabris piermaria
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lunedì 7 gennaio 2013
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the master, quando l'interpretazione non basta
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1950, Stati Uniti, Freddie Quell è un ex militare affetto da disturbi della psiche, alcolista e malato di sesso. Un giorno, in un modo del tutto casuale incontra Lancaster Dodd, leader carismatico di una neonata setta che lo convince a seguirlo lasciandogli sperimentare il metodo di introspezione che sta promuovendo in giro per la nazione con alterne fortune.
Anderson conduce l'attenzione attraverso l'analisi di due personaggi completamente diversi, ma accomunati dalla solitudine. Il film offre tantissimi spunti che non vengono sviluppati e che lo rendono, a mio parere, incompiuto, trascinando lo spettatore in uno stato di inevitabile noia e confusione, dovuto anche alla durata notevole (2 ore e 30).
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1950, Stati Uniti, Freddie Quell è un ex militare affetto da disturbi della psiche, alcolista e malato di sesso. Un giorno, in un modo del tutto casuale incontra Lancaster Dodd, leader carismatico di una neonata setta che lo convince a seguirlo lasciandogli sperimentare il metodo di introspezione che sta promuovendo in giro per la nazione con alterne fortune.
Anderson conduce l'attenzione attraverso l'analisi di due personaggi completamente diversi, ma accomunati dalla solitudine. Il film offre tantissimi spunti che non vengono sviluppati e che lo rendono, a mio parere, incompiuto, trascinando lo spettatore in uno stato di inevitabile noia e confusione, dovuto anche alla durata notevole (2 ore e 30). Bisogna al contempo sottolineare l'inconfutabile bravura dei protagonisti (Joaquin Phoenix e Phillip Seymour Hoffman), autentici fuoriclasse che però non bastano a rendere il film pienamente godibile.
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[+] siamo soli
(di vapor)
[ - ] siamo soli
[+] solitudine
(di fabris piermaria)
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bluzuc
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lunedì 14 gennaio 2013
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ogni uomo ha bisogno del suo dio
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Il film si apre proiettando gli ultimi scampoli della II guerra mondiale ,si attende la firma della resa da parte dei giapponesi che ne decreti ufficialmente la fine.
In questo contesto si muove il marinaio fred(phoenix) un soldato mentalmente disturbato con l'ossessione del sesso e ubriacone che trovatosi congedado deve inventarsi una nuova vita. Comincia cosi a cimentarsi come fotografo ,ma viene allontanato a causa di una lite con un cliente,come contadino ,ma anche qui è costretto alla fuga quando per via di un suo miscuglio alcolico causa la morte di un uomo ,finchè semre alla ricerca di un occupazione si imbatte in Lancaster(Hoffman) un sedicente santone che sperimenta sul malato fred un suo personale metodo di analusi interiore.
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Il film si apre proiettando gli ultimi scampoli della II guerra mondiale ,si attende la firma della resa da parte dei giapponesi che ne decreti ufficialmente la fine.
In questo contesto si muove il marinaio fred(phoenix) un soldato mentalmente disturbato con l'ossessione del sesso e ubriacone che trovatosi congedado deve inventarsi una nuova vita. Comincia cosi a cimentarsi come fotografo ,ma viene allontanato a causa di una lite con un cliente,come contadino ,ma anche qui è costretto alla fuga quando per via di un suo miscuglio alcolico causa la morte di un uomo ,finchè semre alla ricerca di un occupazione si imbatte in Lancaster(Hoffman) un sedicente santone che sperimenta sul malato fred un suo personale metodo di analusi interiore.
Fred viene affasciato dalla personalità di Lancaster,viceversa il "santone" trova nel ex marinaio una mente labile e disturbata da plagiare a proprio piacimento,inizia cosi uno strano legame tra i due.
Personalmente ho trovato il film piuttosto noioso e drammaticamente lento. Durante lo svolgimento si attende il colpo di scena o lo spunto che lo renda interessante,ma ahimè si aspetta decisamente invano. Peccato mi aspettavo decisamente di piu da Anderson dopo aver gustato Magnolia e il Petroliere avevo aspettative diverse.
Diversa musica per i due protagonisti,non saprei dire chi dei due supera l'altro in bravura. Streptoso hoffman, superbo phoenix.
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