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Crank: un giorno di ordinaria follia

Crank è cinema per il corpo tutto e non solo per gli occhi, un'esperienza da attraversare non da contemplare.
di Marzia Gandolfi

Eroi per tutte le stagioni

mercoledì 25 luglio 2007 - Approfondimenti

Eroi per tutte le stagioni
A Hollywood c'è un tempo per tutto. E un eroe per ogni tempo. C'è stato il cinema agli steroidi con l'eroe muscolare iconizzato da Sylvester Stallone e da Arnold Schwarzenegger. C'è stato quello di "cristallo" dei terroristi e degli ostaggi, interpretato dall'eroismo casuale del poliziotto Bruce Willis (Trappola di cristallo). E ancora quello di "rottura" del rapinatore surfista Patrick Swayze (Point Break). Infine, ma senza essere esaustivi, quello in assenza di gravità dell'eroe predestinato Keanu Reeves (Matrix). In questi giorni in sala c'è il cinema all'epinefrina, prodotta e rilasciata dal villain britannico Jason Statham. I registi esordienti, Mark Neveldine e Brian Taylor, confezionano un action movie adrenalinico e euforizzante, che ha per protagonista un killer pentito per amore e avvelenato da un gruppo di malavitosi della West Coast. Perché il suo cuore non si arresti e il veleno entri in circolo Chev Chelios dovrà mantenere cuore e mente costantemente eccitati. Vedere questo film è come prendere un treno in corsa: nell'economia del racconto non c'è spazio per divagazioni esistenziali, la traiettoria narrativa è una linea retta lanciata a folle velocità. Spettatore e protagonista sono chiamati di fatto a sperimentare la totalità delle sensazioni dentro una situazione estremizzata. Crank è cinema per il corpo tutto e non solo per gli occhi, è un'esperienza da attraversare non certo da contemplare. È cinema mainstream in cui l'azione si fa roboante fragore di esplosioni, prestazione fisica acrobatica e inseguimento. Il plot, pur assottigliato attorno a una schema elementare, è calato in uno spazio di euforia ed energia dove protagonisti e comprimari di contorno riempiono senza sbavature il clichè dei loro stereotipi.

Fatto da morire
Chev Chelios è un uomo solo, braccato dal mondo e inserito in un gioco che funziona come una droga. L'epinefrina si inietta come una sostanza stupefacente e raggiunge direttamente il sistema nervoso. Siringhe lunghissime e pervasive bucano il corpo atletico di Jason Statham che non vuole fare altro che rientrare in sé, tornare, trovare un varco che gli permetta di ricostruire la perduta pienezza. L'ex tuffatore olimpionico scoperto da Guy Ritchie (Lock&Stock – Pazzi scatenati e Snatch – Lo Strappo) urla, si agita, suda, picchia per esistere. La sua è una mente ossessiva che non trova sbocchi se non nell'annullamento e nella morte. Crank è la risposta del corpo allo stato attuale della percezione virtuale, è un corpo di carne esibita come un estremo sforzo, che uccide e impera. Davanti a un cinema che "scivola" via e addosso, Crank ti spinge più dentro, è una parentesi di goduria virile e rocciosa (come il protagonista) che stacca col cinema greve e monotono. È una dichiarazione di non senso di un personaggio che non vorrebbe morire, anzi, vorrebbe restare più vivo che mai. L'autista pignolo di The Transporter, uno e due, è una vita al massimo, meglio, un giorno al massimo, un morto deambulante che torna implacabilmente a respirare. Jason Statham è ansia, spavalderia, ebbrezza, panico, imperfezione percettiva, gioia fisica. Piacere del cinema, piacere al cinema.

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