Titolo originale | The Cook, the Thief, His Wife & Her Lover |
Anno | 1989 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna, Paesi Bassi |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Peter Greenaway |
Attori | Richard Bohringer, Michael Gambon, Helen Mirren, Alan Howard, Tim Roth, Ciarán Hinds Ewan Stewart, Ian Dury, Ian Sears, Liz Smith, Ron Cook, Roger Ashton-Griffiths, Roger Lloyd-Pack, Alex Kingston, Gary Olsen, Tony Alleff, Janet Henfrey, Emer Gillespie, Willie Ross, Arnie Breevelt, Paul Russell, Diane Langton, Prudence Oliver, Bob Goody, Peter Rush. |
Tag | Da vedere 1989 |
MYmonetro | 3,30 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 gennaio 2020
La storia di una moglie che tradisce il volgare marito che medita vendetta.
CONSIGLIATO SÌ
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Il luogo della vicenda è un ristorante frequentato da clienti molto diversi: un signorotto volgare e violento accompagnato dalla moglie indifesa e dai suoi scagnozzi, ma anche un signore bene educato che legge spesso e volentieri. L'educato e l'indifesa avranno una focosa passione mentre il marito medita una crudele vendetta. Proveniente dalla pittura, Greenaway anche in questo film versa il suo talento visionario al limite dell'eccesso: tra Salò o le 120 giornate di Sodoma e La grande abbuffata. Dissacratorio, è da amare o da odiare.
Il gangster Albert Spica si reca abitualmente a cena a Le Hollandais, un rinomato ristorante francese di Londra, in compagnia di sua moglie Georgina. All'interno del ristorante la donna conosce Michael, un bibliotecario dai modi gentili e cortesi, ed inizia con lui una relazione clandestina con la complicità di Richard, il cuoco di Le Hollandais; ma quando Albert scopre la loro tresca, la situazione precipita...
Sceneggiato e diretto da Peter Greenaway, Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante è una delle opere più originali, suggestive ed affascinanti nella carriera dell'apprezzato regista inglese: un'allucinante commedia drammatica farcita con un ferocissimo humor nero. Ambientato quasi interamente all'interno di un ristorante di Londra, il film di Greenaway è suddiviso nell'arco di dieci giornate durante le quali vengono consumate dieci cene, in un crescendo di violenza e di orrore che raggiungerà la sua apoteosi in un finale a dir poco atroce. Protagonista assoluto della storia è, ovviamente, il cibo, al tempo stesso espressione del piacere e dell'eros, ma anche dell'escremento e della morte; un elemento emblematico, dunque, di una pellicola tutta basata sulle ambiguità e sui contrasti.
La trama del racconto ruota attorno ai quattro personaggi citati nel titolo: Richard (Richard Bohringer), il Cuoco, autore delle prelibate pietanze del ristorante Le Hollandais; Albert Spica (Michael Gambon), il Ladro, un mafioso feroce e brutale che ogni sera consuma un pasto trimalcionesco nel bel mezzo del ristorante, circondato dai suoi sgherri; Georgina (Helen Mirren), la Moglie, vittima inerme delle angherie del marito; e Michael (Alan Howard), l'Amante, un sensibile intellettuale che offre a Georgina una via di fuga da un'esistenza carica di disperazione. Su questi quattro protagonisti, Greenaway innesta una serie di antinomie che si prestano a diverse letture metaforiche: alla squallida volgarità del Ladro, che domina tutti gli altri personaggi e li sottopone alle più crudeli angherie (fino all'assassinio), si contrappone l'Amante, simbolo della Cultura e della Ragione - non a caso Michael è "l'uomo dei libri" - ed unico individuo capace di opporsi al potere del Ladro.
Con Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante, Greenaway realizza una sinfonia grottesca nella quale è racchiuso anche un penetrante discorso politico sulle sopraffazioni del potere; "un potente incubo culinario-viscerale, fitto di simbolismi e di riferimenti culturali d'ogni tipo" (Paolo Mereghetti). La fotografia del veterano Sacha Vierny gioca in modo esemplare con i colori, assegnando ad ogni ambiente una specifica tonalità: dal viola del parcheggio al verde delle cucine, dal rosso della sala da pranzo al bianco della toilette (dove si consuma l'adulterio di Georgina con Michael). Attraverso uno stile forzatamente barocco, accompagnato dalla colonna sonora di Michael Nyman, Greenaway costruisce un film in cui le metafore e i simbolismi trovano il loro compendio in una carnalità sfrenata, esaltata dal binomio cibo / sesso, per sfociare nell'epilogo in un perfetto punto di fusione fra gastronomia ed orrore. Poco consigliabile ai deboli di stomaco.
Un film sorprendente e denso di significato che trova, però, nella forma il suo punto di forza. Lo splendore delle luci, dei colori, delle scenografie e il gioco dei costumi lo rende unico. L'umorismo grottesco e cattivo, invece, fa di questo film un piatto per soli cinefili. Ottimi attori.
Molti film, come ad esempio il Padrino, ci hanno abituati ad una immagine edulcorata e quasi signorile del malavitoso; altri ci hanno fatto simpatizzare con un criminale, mediante la descrizione delle vicissitudini affettive e sociali da lui attraversate (spesso fin dall'infanzia). Anche l'Albert mostratoci da Greenaway, per quanto odioso e ripugnante, è abbastanza lontano dalla realtà di certi mafiosi [...] Vai alla recensione »
Il regista Peter Greenway dirige un film in cui in ogni ambientazione vi è la prevalenza di uno o più colori specifici. I colori sono elementi fondamentali nei costumi e negli oggetti. La storia, di per sé molto semplice ma sviluppata in maniera personalissima, narra le vicende di un uomo rude, violento e volgare (il ladro Albert Spica) che possiede insieme ad un cuoco francese [...] Vai alla recensione »
Un capolavoro di immagini, scenografie colori sorretto dalle musiche dell' immenso Nyman. Un film irripetibile, unico e geniale che emoziona sorprende e sconvolge fin dal principio. Grandissimo cinema.
Un criminale psicopatico comproprietario di un particolare ristorante maltratta la moglie e i suoi stessi scagnozzi oltre che i clienti, la moglie si vendicherà...La chiave grottesca del racconto limita la crudeltà visiva che si intride di vari elementi della vita lasciando però che la parte buona trionfi sotto forma di vendetta o poco più, la regia mi è sembrata [...] Vai alla recensione »
Il film di Peter Greenaway non sono per tutti può disturbare il suo continuo desiderio di épater le bourgeois, la sua insistenza sulle funzioni fisiologiche umane, il suo irrefrenabile gusto per il turpiloquio. Eppure i film di Peter Greenaway rappresentano sempre un’occasione da non perdere nell’ambito un po’ asfittico del cinema d’autore europeo contemporaneo: morti Bunuel e Fassbinder, è rimasto [...] Vai alla recensione »
Dal viola al verde al rosso al bianco, e poi dal bianco al rosso al verde al viola: la prima metà di Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante è tutta chiusa in un circolo vizioso di luci e colori funerei. Dal parcheggio (luce dominante viola) una carrellata verso destra porta la macchina da presa nelle cucine (luce verde), in sala da pranzo (luce rossa) e infine in bagno (luce bianca).