Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante |
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Un film di Peter Greenaway.
Con Richard Bohringer, Michael Gambon, Helen Mirren, Alan Howard, Tim Roth.
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Titolo originale The Cook, the Thief, His Wife & Her Lover.
Drammatico,
durata 120 min.
- Gran Bretagna, Paesi Bassi 1989.
MYMONETRO
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i colori della vita
di John DoeFeedback: 900 | altri commenti e recensioni di John Doe |
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giovedì 4 marzo 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il regista Peter Greenway dirige un film in cui in ogni ambientazione vi è la prevalenza di uno o più colori specifici. I colori sono elementi fondamentali nei costumi e negli oggetti. La storia, di per sé molto semplice ma sviluppata in maniera personalissima, narra le vicende di un uomo rude, violento e volgare (il ladro Albert Spica) che possiede insieme ad un cuoco francese (Richard Borst) un ristorante di lusso, al quale si reca ogni sera per cena con la moglie (Georgina) e i suoi tirapiedi. Nello stesso ristorante la moglie conoscerà un libraio con il quale inizierà una relazione extraconiugale erotica e passionale sotto la copertura del cuoco. Le scenografie immense dei diversi ambienti del ristorante, lo scorrimento dell’immagine attraverso le ambientazioni (grazie ai movimenti di macchina), il sipario all’inizio e alla fine del film, i gesti e le azioni esagerate dei personaggi, il tutto enfatizzato dalle musiche conferisce teatralità alle scene. L’opera di Greenway è una rappresentazione surreale, grottesca e drammatica dell’amore e della passione che si tramutano in violenza e disperazione.
La teatralità dell’opera è evidenziata ulteriormente dalla suddivisone della pellicola in delle sorta di “atti” dati dai diversi giorni della settimana quando si svolgono le cene. La fotografia risulta importantissima nella costruzione della storia e con la presenza preponderante di colori, ad esempio del rosso nella grande sala delle cene che indica l’eros e la violenza dell’amore e del desiderio che si fanno strada nella narrazione, assume un valore anche simbolico. Ogni ambiente è scandito da colori peculiari come anche il verde e il bianco delle cucine, il bianco dei bagni, il viola e il blu del parcheggio e il marrone della libreria di Michael (l’amante), ma anche gli stessi costumi dei personaggi cambiano a seconda del luogo e del tempo (l’unico a rimanere invariato è quello dell’amante). Ai fini della narrazione è fondamentale anche la simbologia del cibo che si unisce indissolubilmente all’erotismo, alla violenza e ai rapporti tra i personaggi. Tutto questo porterà ad un finale atroce ed impetuoso, ma estremamente coerente, emozionante, grottesco e teatrale come tutta la storia stessa. Una storia anche qui di un amore tanto impossibile quanto passionale dove il desiderio viene soppresso dal contesto e dove tutto non può che sfociare in un finale caricato, violento e tristemente catartico.
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