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Che set e che cast a Roma. Nessuno è perfetto.

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena di A qualcuno piace caldo.
Jack Lemmon (John Uhler Lemmon III) 8 febbraio 1925, Newton (Massachusetts - USA) - 27 Giugno 2001, Los Angeles (California - USA). Interpreta Jerry/Daphne nel film di Billy Wilder A qualcuno piace caldo.

lunedì 12 ottobre 2015 - Focus

Da qui, dove mi trovo da tredici anni, non ho smesso di interessarmi di cinema, e di altre vicende. Una premessa doverosa: io ero ebreo, ma sono stato bene accolto, avevano considerato che avevo portato allegria e felicità a tanta gente, e tanto bastava, il resto era irrilevante. E da qui, adesso, vedo Roma, e ne sono incantato. Perché ci trovo una materia che avrei potuto mettere nei miei film, quelli comici grotteschi. E voglio rivendicare una... primogenitura, chiamiamola così, riferita a quello che tutti, pubblico e critica, giudicano il film più divertente di tutto il cinema, A qualcuno piace caldo. Con relativa battuta, anche quella ritenuta la più popolare e citata. La ripropongo, con l'episodio che la contiene, come promemoria. Jack Lemmon è costretto a vestirsi da donna, con quei polpacci, peli, braccia e petto, diventa Daphne. Di lui/lei si innamora il miliardario Joe E. Brown che gli/le chiede di sposarlo. Daphne cerca di dissuaderlo: "In primo luogo non sono una bionda naturale". Brown: "Non mi importa". "Fumo come un turco". "Non mi interessa". "Ho un passato burrascoso". "Ti perdono". "Non potrò mai avere bambini". "Ne adotteremo". Daphne, disperata/to, si toglie la parrucca: "Sono un uomo!". "Nessuno è perfetto".

Diciamo che, alla mia maniera, ho sdoganato l'omosessualità. E non era semplice nel 1959. Ed è qui che si inserisce Roma. Vedendo la televisione... qui abbiamo tutti i canali, sono incappato casualmente in un prete sorridente che raccontava: "... qui c'è Eduard, la persona che amo, senza di lui io non saprei come trasformare la mia paura nella forza dell'amore e lo dico (l'espressione diventa da sorridente a seria) come sacerdote cattolico innamorato di un uomo". E mentre parlava Eduard si è avvicinato, ha abbracciato il compagno monsignore, ha messo la testa sulla sua spalla, gli titillava la nuca e girava gli occhi rapito. Ho pensato a qualche stralcio che non conoscevo dei miei amici Monty Python o magari a uno sketch che qualcuno qui, di nascosto, guarda, mi pare che si chiami Zelig. Invece quel prete parlava sul serio. E con che talento. Io ho diretto Bogart, Holden, Douglas, Lemmon, Power, attori immensi, ma niente a che vedere con la perfomance di quel Krzysztof Olaf Charamsa, polacco. Quando ho capito che non era fiction ma vita vera, programmata, non ho avuto un conato solo perché sono uno spirito, ma poi ho dovuto applaudire (metafora) al genio. Ma non era finita, quel Charamsa si è pronunciato in argomenti ben più pesanti, ne ha parlato il mondo terrestre e anche ultraterrestre. Ha chiesto scusa "ai fratelli e sorelle omosessuali, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali - un domanda, chi sono questi? - a nome di una Chiesa ipocrita e pavida "cuore dell'omofobia... e che la Chiesa apra gli occhi a questa realtà". Tutto straordinario, inedito, ma sì geniale. Confesso che né io né Diamond, il mio sceneggiatore, avremmo raggiunto quel livello.

Poi, come ho detto, l'affair è esploso. Non mi sono stupito se c'era già pronto il libro relativo, che certo diventerà un bestseller, e di tutto il marketing conseguente.
Per quanto riguarda "aprire gli occhi" a me pare che gli occhi siano già molto aperti.
E mi sembra che il seme che ho piantato tanti anni fa non abbia prodotto una pianta, ma una foresta, come quella dell'Amazzonia.
E penso ai possibili sviluppi di una vicenda come questa. Al mio amico John Frankenheimer che ogni tanto incontro qui, o a Oliver Stone, che ho conosciuto poco: avrebbero potuto tirarne fuori roba di fantapolitica e di complotti immani, col monsignor Charamsa al centro di un intrigo ordito magari dagli olandesi, che spesso attaccano la Chiesa con dei catechismi di riforma violenta. Oppure la solita potentissima loggia massonica, che vuole intorbidire la acque per avere chissà quale ritorno. Ma non era roba per me.

Attore
Set di Roma. Un altro attore, per fortuna suo malgrado: Bergoglio. Mi piace molto papa Francesco, e da quello che vedo e sento in giro, piace molto anche qui, anche ai capi. Suppongo che ci sia nel suo staff un assistente che la mattina, svegliandolo, gli porta le notizie della giornata. E suppongo che di questi tempi Francesco tema quel momento. E guardi l'assistente come a dire "... dai, cos'è successo ancora". Sì, perché non c'è pace per quest'uomo che cerca di migliorare chiesa e mondo: a Filadelfia si è trovato fra capo e collo questo Ignazio Marino, sindaco della città.
È un personaggio interessante questo Marino, parlo di cinema. Un tipo buono, senza disturbare giganti come Plauto, Cervantes, Ionesco o Prandello, per i fratelli Marx e anche per me: eccolo, deriso, minacciato, odiato, circondato, attaccato da tutto il pubblico e tutto il privato, ma lì, immobile col suo sorriso metafisico. Lo vedo nel ruolo di Napoleone, in cima alla collina dominante Waterloo, col suo esercito distrutto, che allarga le braccia alla vittoria. Oppure su un'autostrada con tutte le macchine che gli vengono incontro che dice "ma guarda che idioti, tutti contromano".

Tornado al papa: a New York ecco che gli si presenta tale Yayo (?) Grassi, gay con compagno, antico allievo di Bergoglio molti anni prima in quel di Santa Fé. Un abbraccio è doveroso. La notizia di un certo mattino riguardava tale Gino Fraim, prete, che testualmente dichiarava in televisione: "La pedofilia posso capirla... conosco i bambini, cercano affetto, e se non lo trovano in famiglia, magari qualche prete...". Che attore, da premiare. Ma c'è dell'altro, il sinodo, dove la parte dura e pura dei religiosi contrasta la linea progressista del pontefice: i divorziati eccetera. E il sinodo è una costante, non è roba di un giorno. È corretto pensare che l'assistente del papa cerchi, in qualche modo, di rendersi utile: "Santità, mi perdoni se mi permetto... questa sua magnifica attitudine ad aprire a tutti. Forse apre a troppi...". Altri nomi del cast romano sono le attrici italiane Margherita Buy e Sabrina Ferilli. Le ho viste baciarsi in un film: un bacio vero, appassionato, violento. Mi piace la Buy, è bella, ironica, simpaticamente matta, e una donna vera, l'avrei usata anche nei miei film. Vedere quel bacio, lo confesso, mi ha messo a disagio. Ed è un altro segnale che gli occhi, sull'argomento, sono aperti. E mi sembra che ci sia un'evoluzione di tendenza: una volta c'era imbarazzo a raccontare i gay, adesso c'è imbarazzo a raccontare gli etero. Mi permetto, vista che mi è stata data la possibilità, di suggerire qualcosa nel mio stile. Riprendendo il dialogo finale di quel mio film. Daphne e il milionario si dicono le battute che sappiamo, "bionda naturale, fumo, passato burrascoso, niente bambini". Per convincere l'ostinato pretendente a Jack Lemmon basterebbe cambiare una parola:
"Sono etero!"
"Questo è troppo, non ti sposo più".

di Billy Wilder

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