Ambientato in parte nel presente postbellico e in parte in uno strano mondo di fantasia che è metà Impero guglielmino e metà una Cina fantasticata sotto l'influsso dell'oppio (con tanto di tedeschi con il codino e cappelli di paglia a tesa larga), il capolavoro di Stroux affronta tre pressanti tematiche dell'epoca: il mercato nero, il timore di lasciarsi nuovamente ingannare da promesse totalitarie e le relazioni tra i sessi. Queste ultime, viste con gli occhi di oggi, sono forse l'aspetto più interessante, giacché l'emancipazione diventa fondamentale per l'assunto antitotalitaristico di
Der große Mandarin: per neutralizzare le minacce dittatoriali devono comandare le donne come gli uomini, e alla pari. Fu subito chiaro a tutti che Der große Mandarin avrebbe lasciato interdetti gli spettatori, e infatti il film inizia avvisando gentilmente il pubblico che la faccenda potrebbe farsi qua e là complessa e che ci vorrà un po' di pazienza. Il tutto elegantemente mascherato da omaggio allo spirito di Paul Wegener, morto poco dopo la fine delle riprese.