Volto e corpo legati indissolubilmente ad alcuni film seminali e oggi di culto della storia del cinema: da Blow-up di Antonioni a Barbarella di Vadim a Profondo rosso di Dario Argento. Figlio d’arte (suo padre, anch’egli attore, fu Nolan Hemmings), ha lavorato ininterrottamente dal 1954: quasi mezzo secolo davanti e dietro la macchina da presa, come emblema di un’epoca, feticcio di una generazione in subbuglio, bel giovane dalla bellezza borderline, molto androgina, dalla profetica mascolinità femminile. Almeno fino a una ventina di anni fa, perché la vita scorre veloce e inesorabile e - come dimostrano le due foto grandi in alto - da modello di un’era fremente si era trasformato in massiccio borghese e commediante mercenario”, di quelli che sfruttano il nome e il glorioso passato in lavoro televisivi o buoni per qualche scaffale di blockbuster. Ma che importa? Nella storia (del cinema e nelle altre) si rimane anche solo per un frammento capaci di esplodere negli occhi e nella mente degli spettatori (e uno dei suoi film più belli si intitola, guarda caso, Frammenti di paura). Aveva 25 anni quando Antonioni gli permise di entrare nel ristretto e privilegiato mondo dei protagonisti che rimangono, costruendogli addosso, in Blow-up, il personaggio del fotografo che, ingrandendo fotografie, scopriva che spesso abbiamo sotto il naso e non vediamo (una lezione che Argento riprenderà, regalandogli un altro ruolo di detective per caso in Profondo rosso). Bulimico anche nel privato (4 matrimoni, 6 figli e tre divorzi) e gaudente (anche in un film: Il club de I libertini di Philip Saville), Hemmings ha rappresentato, bene, prima di tutto se stesso.
Da Film Tv, 21 dicembre 2003