L'attrice porta in scena il laureato, commedia acida che, dopo i successi negli Usa e in Gran Bretagna, rilegge il film in chiave «politicamente scorretta».
Riguardatevi attentamente gli ultimi istanti del Laureato. Capirete perché è un film tanto profetico e frainteso, ingenuamente scambiato per un romantico inno al ribellismo. Benjamin (Dustin Hoffman) ha strappato Elaine (la stupenda Katharine Ross) a un matrimonio e a un destino borghesi. Nell'infanzia del loro amore, scappano via a bordo di un autobus. Felici, ebbri di trasgressione, sghignazzanti per averla fatta in barba alle convenzioni, al filisteismo upper class, alla vita unidimensionale. Ma, in pochi secondi, le loro facce diventano inespressive, spaesate. Come se pensassero: ok, abbiamo «ucciso il padre», mandato l'autorità a farsi fottere, compiuto la nostra piccola rivoluzione. E adesso, che si fa? Cosa diventeranno Benjamin ed Elaine, ventenni nel 1967? Fricchettoni?
Militanti incazzati? Eroinomani? Radical chic? Manager gauchisti della New Economy? O rivoltosi pentiti, magari neocon? Sopravviveranno, insomma, al macigno della libertà? Il film non dà risposte. La pièce che ne ha ricavato l'inglese. Terry Johnson ne suggerisce qualcuna. Cattivissima. Come la leggendaria Mrs Robinson, mamma di Elaine, cinica «tardona» che seduce l'imberbe Benjamin, ne diviene l'amante ma poi scatena l'inferno quando lui si innamora della figlia.
Mrs Robinson che, interpretata a teatro da Giuliana De Sio, diventa una schizzata Crudelia De Mon, dieci volte più perfida e alcolizzata di Anne Bancroft al cinema. Una che passa il tempo a dimenticarsi di sé facendo sesso intensivo, inciuccandosi (si scola perfino il vino della messa, dalle ampolline) e impallinando con sarcasmi al curaro tutti i pupazzi inautentici che in società la circondano, compresi il giovane amante e la figlia.
«Alla fine, ubriaca, gli dico: "Volete sposarvi”. E vabbè, sposatevi. Ma morirete. Come me. Di noia».
Il film si conclude conunaliiga romantica.
«La commedia con una disperata euforia etilica. Io sbronza in sacrestia che me la rido di tutto».
Un'arpia apocalittica.
«Ma, nel testo, l'epilogo era diverso. Si vedevano i due innamorati che mangiano cereali».
Cereali?
«Forse a significare che, a rivoluzione finita, trionfa il conformismo californiano. Chissà. Era una scena un po' ermetica. Il pubblico italiano non l'avrebbe capita. L'abbiamo tagliata».
La sua signora Robinson è un'anarco-borghese.
«Autodistruttiva, nichilista. Scopa. Non parla. E, quando lo fa, dice la verità, la sua. Finisce per far implodere tutto. In fondo è la più consapevole, la più creativa».
Mentre Beujamin, il ribelle del film, qui è un bamboccione.
«Un canzone. Ricco rampollo che gioca alla rivolta ma poi torna sotto il tetto di mamma. Annoda una relazione "scabrosa" ma poi vuole sposare la brava ragazza».
Pure Elaine non ne esce bene.
«A un certo punto le dico: di me, tua madre, hai preso solo un dieci per cento. Per il resto sei spiccicata a quel fantoccio di tuo padre».
Teatro a parte, che fa?
«Tv. L'ultima cosa una fiction, intitolata Mogli.. Una specie di Desperate Housewives ambientata in Puglia. Per Mediaset»
E in Rai?
«Non fanno che ripetermi "quanto sei brava". Però lavoro niente».
Cinema?
«Alla fine ti stufi di fare film piccoli e belli che poi non escono. O escono a Ferragosto. Per il resto tutto funziona per clan a cui bussare».
E lei non è tipo da bussare.
«No. Ma per esempio: tante volte ho fatto capire nelle interviste che mi piacerebbe lavorare, che so, con Moretti. Nessuna reazione».
Perché non prova all'estero?
«Sono stata a Parigi ma erano troppo antipatici. Los Angeles è sterminata e sterminante: sono scappata piangendo. Ho bisogno di casetta».
Come il giovane Benjamin. Che, dicono, simbolizzi l'eterno infantilismo del maschio.
«(Un po'seccata) Vuole portarmi a parlare del maschio?».
No, no. Per carità.
«Comunque i rapporti tra sessi non sono mai stati così paralizzati dalla paura. Tra uomini e donne c'è il terrore che succeda qualcosa».
Che ne ha pensato di ministre e parlamentari contestate alla manifestazione delle donne?
«Cacciare qualcuno da un corteo è una stupidata. Però pure quelle che erano scese in piazza con la scorta... Ma io non manifesto. Mai manifestato in vita mia».
Distanza critica.
«Hanno cercato di coinvolgermi nella gestazione del Pd. Ho declinato. Oggi non c'è nessun partito veramente laico, per atei come me».
Nemmeno «agnostica»: atea.
«Atea. Dall'età di sei anni. A scuola lo dissi alla suora: "Sorella, non mi piacciono le lezioni di religione. Sono atea". Non so dove avessi sentito quella parola. Successe un casino. Convocarono mia madre. Volevano cacciarmi».
Come andò a finire?
Mi tennero. Pur di non perdere la retta. Era costosa. E loro suore sagge».
Da Il Venerdì di Repubblica, 14 dicembre 2007