Confesso di avere un debole per Hanna, l'action movie favolistico realizzato da Joe Wright nel 2011. Da qui il mio interesse per un regista molto british che per il curriculum precedente (riduzioni letterarie da "Orgoglio e pregiudizio" e da "Espiazione" di Ian McEwan, più un film mortale intitolato Il solista su un musicista schizofrenico) sarebbe stato altrimenti lontano dal mio campo da gioco. Romanzo di formazione thriller lontano da molti cliché, Hanna rende protagonista la grande Saoirse Ronan, da Wright scoperta in Espiazione, e riconduce il suo ruolo femminile alla matrice, all'archetipo fiabesco, in una dimensione che non ha nulla di maschile. Anzi, con intelligenza le icone machiste crollano al passaggio della fanciulla, tra tappe che coincidono con quelle dell'adolescenza e della crescita. Non la solita "ragazza guerriera" poi ulteriormente stereotipata dalla Katniss Everdeen/Jennifer Lawrence di Hunger Games, ma qualcosa di diverso e più complesso. Una specie di Biancaneve tormentata da Grimilde (splendidamente interpretata da Cate Blanchett) ma addestrata e letale, in un contesto surreale che mischia con sapienza riferimenti mitologici, appunto fiabeschi, a rimandi più perversi (addirittura) fassbinderiani. Hanna non se lo ricorda più nessuno ed è francamente un peccato.

Certo non si può vivere di rendita. Joe Wright, londinese, classe 1972, si fa notare nel 2005 per una versione un po' di maniera ma spettacolare di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Dimostra subito una certa sintonia con le attrici; la protagonista Keira Knightley convince assai e rilancia la sua collaborazione con il regista per il successivo Espiazione. Operazione interessante, va detto. Il film è liberamente tratto dall'omonimo romanzo di McEwan, uno dei suoi migliori, e ha inaugurato la 64esima edizione della Mostra di Venezia nel 2007. Storia di una ragazzina, poi donna, la cui fantasiosa testimonianza rovina la vita di sua sorella Cecilia (Keira Knightley) e di un ragazzo, Robbie (James McAvoy), figlio della domestica, innamorati l'una dell'altro. L'immaginazione distorta s'impossessa di un momento al quale fanno seguito 50 anni di sensi di colpa e tentativi di espiazione. Al netto di un certo calligrafismo autoriale, Wright sceglie nella prima parte un doppio punto di vista: quello fantastico e deformato della ragazzina (Saoirse, appunto) e quello oggettivo che mostra invece quale sia la verità. La cosa migliore di Espiazione però è la colonna sonora del compositore pisano Dario Marianelli, che difatti vince l'Oscar.

Fedele alle trasposizioni toste, Wright regala nel 2012 la sua versione di Anna Karenina, sempre con Keira Knightley nella parte principale. E chissà che il nuovo film, Pan - Viaggio sull'isola che non c'è, nelle sale italiane dal 12 novembre, non sia invece il tentativo di alleggerire una carriera votata ai mega classici drammatici. Non che il mito moderno di Peter Pan abbia minore nobiltà, anzi, ma l'innesto tra la natura favolistica dell'originale e gli ingredienti del blockbuster made in Hollywood (per la precisione Warner Bros, che si lecca le ferite per il flop negli Stati Uniti) si amalgama male, malissimo. Peter, per sconfiggere il pirata Barbanera, si allea con capitano Uncino, tra gli altri, e viaggia non nei meandri della fantasia ma tra scenari e rimandi cinematografici sontuosi quanto vuoti e prosaici (ovvero: senza poesia che fa rima con magia). Proprio alla luce di Pan - Viaggio sull'isola che non c'è risulta più evidente come la migliore "fiaba" di Joe Wright resti Hanna, che a questo punto consigliamo caldamente di recuperare.