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Cinquant'anni fa: Il giardino dei Finzi Contini (libro)

Il romanzo di Giorgio Bassani compie mezzo secolo. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena del film Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica.
Dominique Sanda (Dominique Varaigne) (76 anni) 11 marzo 1948, Parigi (Francia) - Pesci. Interpreta Micol Finzi-Contini nel film di Vittorio De Sica Il giardino dei Finzi Contini.

lunedì 28 maggio 2012 - Focus

La settimana scorsa ho ricordato una ricorrenza importante, il mezzo secolo di "Lolita", libro di Nabokov, film di Kubrick. Gli americani hanno celebrato il film, del 1962 appunto, rispetto all'opera letteraria, che è del 1955. Mentre da noi c'è una ricorrenza ... capovolta. A Ferrara si ricordano, in una mostra, i cinquant'anni de "Il giardino dei Finzi Contini", di Giorgio Bassani, uno dei più importanti romanzi del Novecento. Nel 1971 Vittorio De Sica ne trasse il film omonimo, col quale vinse il suo quarto Oscar.
Dico che noi siamo stati più bravi degli americani, privilegiando il libro, siamo stati più "corretti e filologici" se mi si passano i termini. Perché la letteratura prevale sempre sul cinema. Quando qualche cinefilo estremo contesta questo assunto, mi è facile rispondere con un'equazione impietosa: non esistono libri tratti da film ma solo film tratti da libri. Non posso non riferirmi ancora all'esempio americano. Si tende a riconoscere molto alta la qualità delle due opere, pure all'interno delle differenze "artistiche" delle due discipline. Il film di Kubrick è un capolavoro, così come il romanzo di Nabokov. Mentre il film di De Sica, alla sua uscita non ebbe critiche lusinghiere, diciamo così. Eppure la piattaforma apprestata da Bassani era solida per contenuti e per incanto. Lo scrittore nacque a Bologna poi visse a Ferrara infine si trasferì a Roma nel '43. Le differenze sociali, la solitudine, le speranze tradite, il sogno che rimane sempre tale: sono questi i contenuti e i sentimenti dello scrittore, il tutto accentuato dall'essere ebreo, in un momento decisamente tragico per quel popolo. "Il giardino dei Finzi Contini" finisce per essere il romanzo che più di ogni altro identifica Bassani, e il più celebre. Grazie anche al film naturalmente. Succede sempre così. Era successo a Nabokov e da noi a Moravia, e sarebbe successo a Lampedusa e a Eco.

Israeliti
Il libro racconta la storia dei Finzi, ebrei di Ferrara, che vivono appartati nella loro grande villa, frequentata, per lo più, da israeliti. Pure sotto la minaccia incombente, all'inizio i rapporti sono sereni, le vicende giovanili si intrecciano, e anche le storie d'amore. Ma con l'avvento delle leggi razziali e le relative restrizioni sempre più inique e insopportabili, tutto si sfalda. Gli amori non avranno un destino, la famiglia verrà deportata e i giovani si disperderanno, quasi tutti moriranno, per la guerra o per i lager. Il micromondo interno dei Finzi poteva essere inteso come la rappresentazione del mondo esterno, quello devastato dalla pazzia hitleriana. De Sica naturalmente assunse i significati del romanzo, ma non dimenticò di essere un regista e di mediare le peculiarità delle due discipline. Dunque ritoccò, in parte, i caratteri, privilegiando la fase sentimentale. Come spesso –anzi quasi sempre- accade lo scrittore non "condivise" il regista e innescò una polemica forse eccessiva. Come ho detto sopra buona parte della critica, quella che guarda con sospetto al sentimento, assunse la diatriba e si schierò con... la letteratura.
Ecco alcuni stralci di quegli interventi: "...film illustrativo di cartapesta e, nell'ultima parte di una ruffianeria sentimentale che sfiora il cinismo..". E ancora: "... approssimativo nello svolgimento temporale, inetto nella rievocazione dell'epoca, zeppo di incongruenze e svarioni." Davvero quei recensori non fecero prigionieri. Io sono meno severo e meno violento. "Il giardino" non viene ricordato, generalmente, al di là dei recensori ufficiali, come una delle opere maggiori del regista e l'Oscar va forse ritenuto una sorta di giubileo del maestro del neorealismo. De Sica era alla sua quarta statuetta. I titoli precedenti premiati erano stati Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Ieri, oggi, domani (1963). I primi due fanno parte delle opere d'arte generale del Novecento, che trascendono il cinema. Quando scelsero il film fra i candidati, De Sica già era incredulo. E quando, mentre era in vacanza a Sorrento, gli annunciarono che aveva vinto, si commosse. Disse che di tutti i riconoscimenti ottenuti quello era il più importante. "Un miracolo" disse il regista settantenne. A mezzo secolo dal libro e a quarant'anni dal film l'indicazione sta comunque nella qualità. Una disciplina può prevalere sull'altra, ma la qualità va toccata. È anche questo il senso del promemoria.

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