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La Popstar non ha resistito al fascino dei reali inglesi

Madonna a Venezia col suo nuovo film W. E.
di Pino Farinotti

In foto Wallis Simpson e Edoardo VIII nel 1967.

lunedì 29 agosto 2011 - Focus

È alla sua nuova regia Madonna, dopo Sacro e profano, del 2008. W. E. sono Wallis Simpson e Edoardo VIII. Furono protagonisti della più intensa, clamorosa, chiacchierata storia d'amore del Novecento. Storia reale, di reali. Madonna è talmente creativa e attenta da non essere caduta nel banale raccontando una vicenda sin troppo conosciuta, ci ha messo del suo, così la grande coppia inglese, l'amore degli anni Trenta, poi trasversale per qualche decennio, vive un contrappasso con una storia dei nostri giorni. Succede che una giovane analista in crisi matrimoniale, si identifichi in Wallis perché la borghese americana che divenne "altezza reale" rappresenta il grande sogno, la realizzazione di qualcosa di impossibile, l'amore più forte di tutto, persino di una corona. Partecipando a un'asta di Sotheby's la giovane newyorkese viene a contatto, proprio tattile, con oggetti del quotidiano di Wallis. La cocente delusione del matrimonio finito malissimo e quella storia opposta di tanti anni prima diventano una chimica irresistibile. L'analista, ormai "diventata" Wallis, persegue quel sogno opposto. Ciò che le succederà, a cominciare da un nuovo incontro, sarà guidato da quel modello lontano.

Ricordabile
Madonna ha scelto come protagonista Abbie Cornish, l'attrice australiana, ricordabile, fra gli altri, nel ruolo di Fanny, l'innamorata del grande poeta inglese John Keats in Bright Star. Abbie racconta di esser stata assolutamente coinvolta da quella storia, con un'identificazione al di là del normale impegno professionale.
Anche se la vicenda di quegli amanti leggendari è nota, è legittimo un promemoria, che già c'è stato di recente, con un film molto importante premiato con quattro Oscar fra cui quello assoluto, Il discorso del re. Guy Pearce fa Edoardo VIII e Eve Best è Wallis Simpson. Edoardo è il fratello maggiore di Giorgio VI il re balbuziente, e principe di Galles, dunque erede al trono. E salì al trono, ma per breve tempo, perché abdicò per amore di Wallis, appunto. Nel film Edoardo comincia tutti i discorsi "Wally dice che", oppure "Sentiamo cosa dice Wally". Era letteralmente ipnotizzato dalla sua amante. La Storia racconta che i due si conobbero nel '34. Lei era divorziata e stava per esserlo una seconda volta, inoltre non aveva a che fare con la nobiltà, ma c'è di più, sembra che la signora vivesse una vita dissoluta, questo era l'aggettivo corrente, allora. Alla morte del padre Giorgio V Edoardo salì al trono. Cercò subito di rendere ufficiale l'unione con la Simpson sposandola, ma la donna era troppo chiacchierata, appunto, insomma non aveva nessuno dei requisiti. Edoardo insistette ma si trovò di fronte tutti i muri istituzionali, famigliari, imperiali. Avrebbe messo in crisi il Commonwealth. E così, e non è certo un modo di dire, fra Wallis e la corona scelse Wallis. Al trono salì così il balbuziente Giorgio VI che accolse la cognata ma non le concesse mai il titolo di Altezza reale. Edoardo e Wallis si diedero a girare il mondo sempre protagonisti di feste di regnanti. Erano i signori dei magazine e del pettegolezzo alto. Non avevano davvero concorrenti in quel senso. I nostri attuali "minimali" eroi del gossip sono una barzelletta a confronto. Edoardo morì nel 1972, Wallis duchessa di Windsor quattordici anni dopo. Elisabetta le concesse la sepoltura a Windsor, nella cappella reale. Accanto all'amato marito.

Se la protagonista del film di Madonna cercava una "reale" come esempio di felicità, quel modello, fra tutte le donne che hanno toccato la Casa inglese, non poteva che essere la Simpson. Sappiamo dunque che pagò un prezzo molto alto: Wallis l'ambiziosa, fu felice ma non regina. Per molte, quasi tutte, le altre regine o principesse l'amore fu difficile, infelice, magari disastroso. Un excursus può essere interessante. Un "Focus".

Lontano
Partiamo da lontano, dal dodicesimo secolo, da Eleonora di Aquitania, due volte regina, di Francia e di Inghilterra. Il francese Luigi VII la ripudiò. L'inglese Enrico II, padre dei più noti (per i film) Riccardo cuor di leone e Giovanni senza terra, innamoratosi di un'altra, richiuse Eleonora per quindici anni nella segreta di un castello. Salendo ecco le sei mogli di Enrico ottavo, nessuna delle quali felici, è notorio, neppure quelle, poche, che sopravvissero fra una decapitazione e l'altra. La figlia di Enrico, Elisabetta I, crudele, geniale, d'acciaio, fu grande regina, e forse fu felice, in quel ruolo, ma nel privato dovette accontentarsi di amanti costretti ad essere...assidui. Mezzo secolo dopo, a metà Seicento Enrichetta Maria di Borbone, francese, sposò Carlo I re d'Inghilterra che però si fece decapitare da quelli del Parlamento, lasciando la moglie senza corona e senza un bene.
Dopo un salto di circa tre secoli arriviamo a Vittoria. Grande regina e regno lunghissimo, 63 anni. Vittoria sposò Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, lo amò con tutto il cuore, tanto che alla sua morte si chiuse in se stessa. Fu una vedova perenne. Sempre vestita di nero, raramente apparendo in pubblico. Una che per quarant'anni porta il lutto non è certo una donna felice. E così veniamo al Novecento. Emerge la figura di Elisabetta duchessa di York, moglie di Bertie, il futuro re Giorgio VI e madre di Elisabetta futura regina. Dedita completamente al marito, è lei che gli trova il terapeuta per la balbuzie: la regina madre, morta a 102 anni, donna felice, si può dire. Ed ecco Elisabetta. Un fenomeno. La Regina (maiuscola). Da quasi sessant'anni controlla, tutto. Se stessa, marito, figli e nipoti, soprattutto Paese e tradizioni. Ne ha viste di tutti i colori. Ma i colori le scivolano sopra o le rimbalzano addosso. Felicità o infelicità sono parole insignificanti riferite a lei. È la regina, come ho detto, probabilmente immortale.

Così arriviamo alla principessa del popolo, Diana Spencer. Scrittura superflua, tutti sanno tutto. Nella fiction William e Kate, una favola moderna, gli autori fanno dire al principe Carlo, l'attore è Ben Cross, una didascalia, una sintesi sull'ex moglie morta. Affrontando William che lo rimprovera di non averla protetta, di non aver fatto abbastanza, Carlo risponde: "...tua madre è sempre stata fragile, sapeva cos'era questa vita. Era una figura pubblica, è stata lei a scegliere di voler essere ancora più visibile, voleva essere d'impatto. Ho cercato di dissuaderla, ma non ci sono riuscito."
Per finire William e Kate. Fenomeni di felicità. La perfezione. Ma lui è un Windsor, e poi c'è la Nonna, eterna. Diamo tempo al tempo.

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