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Storia "poconormale" del cinema: puntata 122

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto l'attore Vittorio Gassman in una scena del film L'armata Brancaleone.
Vittorio Gassman 1 settembre 1922, Genova (Italia) - 29 Giugno 2000, Roma (Italia).

venerdì 8 luglio 2011 - Focus

I grandi titoli
In Identificazione di una donna Michelangelo Antonioni presenta due caratteri femminili che si contrappongono. Mavi e Ida sono molto diverse ma sono funzionali nella diversità. Così come "quelle due" identificano il film di Antonioni, ci sono due caratteri opposti ma, spesso, funzionali e complementari, che identificano il decennio Sessanta. Sono Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Del primo ho già rilevato la funzione, e l'influenza del modello, enorme, decisiva. Per il secondo il discorso deve partire da una premessa che è un paradosso, anzi, molti paradossi. Vittorio (1922) è di due anni più giovane di Alberto. La differenza "tattile" fra i due è emersa nell'eroico La grande guerra di Monicelli: Alberto è il romano rintanato (in fureria) e vigliacchetto, Vittorio è il milanese un po' meno vigliacco ma sbruffone, con la filosofia spicciola di quello che vorrebbe fare qualcosa di più. Poi, è noto, alla fine si redimono, si può dire così.

Roma
Dopo aver seguito il padre ingegnere (e tedesco) in città diverse, approda a Roma, si iscrive all'Accademia di Arte Drammatica e lì comincia tutto. E' bello, aitante, talentuoso, carismatico. Mattatore. Parte col grande teatro, classici, anzi superclassici come Shakespeare (Amleto e Otello), Manzoni (Adelchi), Euripide (Oreste). Ma sa fare anche l'aggressivo, maledetto Stanley Kovalski dal "Tram" di Tennessee Williams. Non lo fa proprio come Brando, ma non è certo lontano da quella qualità. In tivù trionfa col "Mattatore", appunto. Un programma che gli aderisce completamente, dove non ha bisogno di nessuno, solo di se stesso, siamo nel 1959.
Il cinema invece è complicato. Vittorio fatica a trovare le giuste identità. Fa molto ed è corretto in tutto, solo corretto, appunto. Nel Cavaliere misterioso , venticinquenne, è un maldestro Giacomo Casanova spadaccino. È il cattivo antagonista di Raf Vallone in Riso amaro. Nel colosso Guerra e Pace seduce l'ingenua Natasha/Audrey Hepburn, la seduce da "cattivo". In Rapsodia fa il violinista e intercetta addirittura Liz Taylor. Ne La Ragazza del palio è un nobile toscano che affascina l'ingenua americana Diana Dors. Potremmo definire questi ruoli, e molti altri, una sorta di prova d'orchestra. Finchè arriva Mario Monicelli, maestro di racconto, di commedia e di molto altro cinema. E' misteriosa la ragione che lo porta a identificare (ancora) in un modello quasi tragico un attore comico. Eppure è così. I soliti ignoti re-indirizza il cinema italiano e cambia il destino, sul grande schermo, di Vittorio Gassman.

Mattatore
Così l'attore entra negli anni sessanta. Il ladro idiota, pugile (men che) dilettante, e balbuziente della banda che crede di violare una cassaforte e invece finisce per rubare pasta e fagioli, è il punto di partenza di un percorso che attraverserà parte del decennio e avrà anche possibilità di oltrepassare i confini. Meno trionfalmente dei titoli del realismo, comunque di oltrepassarli. Il Gassman cialtrone-con-eroismo-finale della "Grande guerra" è certo figlio, meno grottesco, di Peppe solito ignoto. Le sue guide sono, nei Sessanta, soprattutto Monicelli e Risi. Quest'ultimo lo dirige in altri due titoli eroici, Il sorpasso e I Mostri. Bruno Cortona è Gassman nel "Sorpasso". Personaggio perfetto, italiano, che si arrangia, sbruffone, cinico e "piacione". Sequenze da cineteca. Stralcio della recensione su MYmovies:

"...La sceneggiatura di Scola, Risi e Maccari è in perfetto equilibrio tra la commedia all'italiana e il dramma sociale, questo appena accennato con alcune allarmanti sequenze disseminate nel film e concluso nell'impietoso finale. Il cialtronesco Bruno, finalmente libero, come lui stesso ammette, dai vincoli delle caratterizzazioni, dai ghigni classicheggianti, esprime in alcune sequenze la sua dirompente fisicità. Distrugge con l'intuizione del superficiale i luoghi comuni che lo studente Trintignant si era costruito in un'intera vita, sui suoi parenti. Libera lo "charme" opaco di una zia del suo amico. In ogni spostamento, dalla Roma deserta del mattino di Ferragosto e lungo le strade della Versilia fino alla Costa Azzurra, si gioca la sua dignità e persino la figura di padre. La partita a ping-pong con Gora è al riguardo esemplare..."

Due anni dopo Dino Risi costruisce i suoi "Mostri" intorno a Tognazzi e Gassman. Il film è a episodi, uno si intitola La musa. Vittorio fa l'organizzatrice di un importante premio letterario. Tacchi altissimi, vestito nero attillato, una scollatura che mostra quella schiena da un metro quadrato. È la più grande performance di attore di quell'epoca. Non c'è niente che Gassman non sappia fare. Monicelli, nel '64 inventa un film strepitoso, un unicum, estraneo a tutti i generi e precedenti: L'armata Brancaleone. La scheda MYmovies spiega benissimo:

"In un'Italia medievale famelica e stracciona Brancaleone, soldato di ventura, vaga al comando di un'armata di velleitari e disperati ancor più malmessa di lui. Salva fanciulle ma non ne approfitta (lo fanno gli altri), difende le città della costa dall'attacco dei musulmani, ma per poco non viene impalato. Sul punto di essere messo a morte dai turchi verrà salvato da un monaco che lo condurrà a una crociata in Terrasanta. Sbrigliata stravaganza in costume godibilissima per chi ha fatto il liceo e ha quelle memorie linguistiche: il cavallo è "lo malo caballo", i turchi sono "lo nero periglio". Grande trovata cinematografica di Monicelli (intervenuto anche nella sceneggiatura con lo stesso Gassman e persino nella famosa, orecchiabile canzone), capace di fare cinema autentico, nei segni dello spettacolo, dell'intelligenza e dell'umorismo. Alcune scene fanno parte della mitologia, riportata in molti film successivi, come la scena del duello fra Gassman e Volonté nel campo di grano che viene letteralmente mietuto dalle grandi spade. Memorabile la prova di Gassman acconciato, esteticamente sontuosa la ricostruzione della corte bizantina."

Vittorio Gassman è il più grande e completo attore italiano, un divo dal più alto incanto. Fuoriclasse di tutti i registri. È stato intelligente e longevo. Il suo decennio è stato i Sessanta.

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