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Dai bastardi ai mutanti

L'attore che interpreta Magneto in X-Men: l'inizio parla del suo lavoro.
di Robert Bernocchi

Michael Fassbender in una scena di X-Men: l'inizio di Matthew Vaughn.
Michael Fassbender (47 anni) 2 aprile 1977, Heidelberg (Germania) - Ariete. Interpreta Eric Lensherr / Magneto nel film di Matthew Vaughn X-Men: L'inizio.

venerdì 27 maggio 2011 - Incontri

Finora, Michael Fassbender è conosciuto soltanto dal pubblico più attento, grazie alle ottime prove in prodotti indipendenti come Fish Tank e Hunger, oltre ovviamente a una parte in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Al junket di X-Men: l’inizio risulta molto tranquillo e rilassato, forse perché si rende conto di aver svolto un ottimo lavoro e magari perché non ha ancora capito che dal 3 giugno rischia seriamente di diventare una star internazionale, riconosciuta in tutto il mondo. Insomma, la nuova avventura degli X-Men potrebbe rappresentare per lui quello che la prima ha significato per Hugh Jackman, passato dallo status di semisconosciuto a quello di star.

Si è parlato molto del suo personaggio, paragonandolo spesso a 007. Fa pensare anche pensare al Don Draper di Mad Men, che riesce a risultare cattivo in maniera affascinante. Che ne pensa?
Volevo che fosse un personaggio molto sofisticato e quindi ero desideroso che parlasse diverse lingue. Ovviamente, avevo dei legami con la Germania, per cui il tedesco non è stato difficile, le frasi in spagnolo erano molto semplici, mentre sul francese ho dovuto lavorare molto. Era importante mostrare che si trattava di un personaggio intelligente e in grado di adattarsi, cavandosela in qualsiasi situazione in modo egregio. Inoltre, mi piacevano i vestiti eleganti che dovevo portare. Per quanto riguarda 007, Matthew mi ha riferito di questa sua intenzione negli incontri iniziali che abbiamo avuto e ho pensato che fosse un’idea divertente. C’era molto materiale nei fumetti a cui attingere e ispirarmi, la sua biografia mi permetteva di creare un personaggio a tutto tondo e in questo modo sapevo in che direzione doveva andare.

Il film fa pensare a Bastardi senza gloria, per il fatto che fosse pieno di personaggi cosmopoliti. Qual è la sua opinione?
All’epoca non ci ho pensato. Devo dire che Quentin ha fatto una cosa che mi sembra ovvia, tanto che non capisco perché altri registi non ci abbiano pensato prima. Lui è così bravo e pieno di fiducia da capire che è il modo giusto di realizzare un film sulla seconda guerra mondiale. Una cosa che mi fa uscire dalla visione di una pellicola è quando sento dei tedeschi che parlano in inglese e mi chiedo perché debbano farlo in questo modo. Per esempio, a Ginevra dovevamo parlare francese in banca. Alcuni parlerebbero in inglese, ma non è lo stile di Eric, che vuole risultare più anonimo e non farsi notare. All'inizio dovevamo girare la scena a Zurigo, quindi in tedesco, così l’ho imparata in questa lingua. Poi Matthew mi ha chiamato e mi ha detto che doveva avvenire a Ginevra, insomma in francese, ma ho pensato che fosse un’idea molto interessante, anche se ero un po’ preoccupato di doverla imparare. Così, un mio amico mi ha registrato le frasi in francese e io le ho ascoltate in continuazione, fino a quando non mi sono sentito a mio agio.

Possiamo dire che lei cerca dei personaggi complessi da interpretare?
Mi piace interpretare dei personaggi complicati, quelli che si trovano in una zona grigia, non dei cattivi tratteggiati in bianco e nero. Non penso che si debba spiegare tutto al pubblico, ma che gli spettatori si possano porre delle domande uscendo dalla sala e rispondersi da soli. È molto più interessante per me, sia come attore che quando guardo un film. I cattivi possono fare cose positive e gli eroi cose negative, in questo modo è decisamente meglio.

Se lei fosse un mutante, che potere le piacerebbe avere?
Penso che mi piacerebbe volare, sarebbe divertente. Inoltre, mi piacerebbe anche avere una coda.

Qual è la sua opinione sulle idee di Magneto? Può capirlo?
Capisco sicuramente perché prende questa strada, penso che il modo migliore di descriverlo è machiavellico, visto che per lui il fine giustifica i mezzi. D’altronde, la sua esperienza con gli esseri umani è molto negativa, anche perché la nostra razza può essere molto distruttiva e commette sempre gli stessi errori. Lui pensa che i mutanti siano il passo successivo dell’evoluzione, un po’ come gli homo sapiens che hanno preso il posto dei Neanderthal. È molto sfiduciato verso gli umani a causa della sua esperienza, un atteggiamento decisamente comprensibile. Xavier invece è cresciuto in un ambiente molto protetto, ha ricevuto tanto amore e ha avuto un’infanzia felice, che lo ha reso un ottimista. Eric è molto più realista o cinico, a seconda dei punti di vista. La cosa interessante è che nelle loro discussioni emergono due teorie filosofiche diverse e gli spettatori vorrebbero vederli collaborare insieme come una squadra, ma purtroppo avviene una frattura e Eric non accetta compromessi.

Che pensa del suo rapporto con Sebastian Shaw?
È una relazione interessante, per certi versi una sorta di dipendenza. Lui ha subito gravi abusi da quest’uomo, ma ha instaurato un forte rapporto emotivo. Come gli dice a un certo punto, Magneto è d’accordo con tutti i suoi principi e alla fine diventa quasi come Shaw. Ha un aspetto simile a un fascista e Matthew voleva proprio questo.

Che messaggio pensa trasmetta il film?
Direi che alcune cose valgono per tutti. Penso che noi esseri umani siamo molto simili, americani, francesi o israeliani, vogliamo essere amati e accettati. Tutto dipende dalla tua storia da bambino, cosa forma la tua personalità in quegli anni, perché le tue azioni sono un risultato di quel periodo. È una cosa che tutti sono in grado di capire. Possiamo essere crudeli o aiutare le persone, dipende da quello che sentiamo dentro di noi.

Qual è la sua opinione su James McAvoy? Avete stretto un rapporto forte?
Quando l’ho conosciuto per la prima volta, mi sono detto che questo tipo era interessante ed esprimeva una grande fiducia in se stesso. Ho seguito il suo lavoro nel corso degli anni e sono un suo grande ammiratore, è uno dei motivi per cui ho deciso di fare la parte, perché ho pensato che sarebbe stato un grande alleato. Cinque anni fa, eravamo impegnati in un viaggio insieme. Abbiamo anche la stessa motocicletta, peccato che la mia sia stata rubata e lui credo che abbia smesso di guidarla dopo la nascita del figlio per non correre dei rischi.

Come pensa che si possa evolvere il rapporto tra Xavier e Magneto in un eventuale sequel?
La cosa interessante, sia nella trilogia originale che in questo film, è che sembrano degli avversari politici, possono pranzare insieme o giocare a scacchi, è un rapporto molto civilizzato. Tra loro rimane un notevole rispetto, anche se combattono e si trovano in un tempo di guerra. È un modo molto sofisticato e intelligente di mostrare questa coppia di eroi/antieroi.

Non c’è nessuno che vince…
Penso che sia una lotta interessante, non è una cosa che si risolve facilmente, ma va avanti da anni. La speranza è che arriveremo a una conclusione prima o poi senza distruggerci. È questo l’aspetto interessante, è un processo che continua ad andare avanti.

Ha parlato con Ian McKellen per prepararsi al ruolo e seguire quello che aveva fatto nella trilogia originale?
No, non ho parlato con Ian McKellen. Quando ho ottenuto il ruolo, volevo studiarlo nei suoi film da giovane, ma Matthew non era entusiasta dell’idea e voleva partire da zero, quindi ci siamo affidati ai fumetti. Ian ha svolto un ottimo lavoro e tutti i fan, come è anche Matthew, hanno ricevuto un grande beneficio dal suo lavoro, ma noi volevamo realizzare qualcosa di diverso.

Cosa può dirci dei suoi prossimi progetti?
Di alcuni film preferisco non parlare, ma per quanto riguarda una pellicola che vorrei fare con Jim Jarmusch noi abbiamo discusso, siamo d’accordo e prima o poi riusciremo a portarla sullo schermo.

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