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Nazzari & Sanson, sentimenti forti e buoni. Il grande melo

Quando al cinema tutti piangevano.
di Pino Farinotti

Yvonne e Amedeo
Yvonne Sanson 29 agosto 1925, Salonicco (Grecia) - 23 Luglio 2003, Bologna (Italia).

lunedì 26 luglio 2010 - Focus

Yvonne e Amedeo
È notorio che il mercato del Dvd supera quello del cinema da sala. Per molte ragioni. A cominciare dalla pubblicazione home video, che ormai è una sorta di proseguimento prima. E poi naturalmente i titoli storici. L'ho detto molte volte, lo riaffermo: il meglio, il buono non sta nel cinema contemporaneo. Quando, recentemente sono stati rieditati i più importanti titoli di Chaplin, l'ho rilevato come sto per fare adesso. Erano qualità, spettacolo, sortilegio del cinema, soprattutto erano deterrente a ciò che ci rimandano, in questa epoca, il piccolo e il grande schermo. La non-qualità, il trash, i modelli pessimi, le non differenze. Non intendo fare titoli o nomi, ma li sappiamo.

La 01 (la Rai) ha distribuito in questi giorni cinque film del regista Raffaello Matarazzo: I figli di nessuno, Chi è senza peccato, Catene, Angelo bianco, Torna. Protagonisti di tutti e cinque, Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson. Nell'ambito della mia Storia poconormale, nel capitolo delle grandi coppie avevo dedicato spazio e questi personaggi:
"Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson. Lui era il divo assoluto, accreditato da tanti generi e tanti ruoli: il militare, il pilota, l'amoroso, il nobile. Lei era una greca approdata a Cinecittà, costretta alla liturgica gavetta per diventare protagonista e predestinata in un film importante come Il delitto di Giovanni Episcopo, diretto da Lattuada e scritto nientemeno che da D'Annunzio. Yvonne era prosperosa e sensuale, occhi languidi, era nelle fantasie del popolo maschile del cinema. Totò diceva di lei "che bella donna, e quanta" e la corteggiò a lungo, invano, sembra. L'incontro con Nazzari fece della coppia qualcosa di irresistibile, con la mano del regista Matarazzo, principe del melò. Yvonne e Amedeo fecero film che sconvolgevano tutti, le donne soprattutto. Erano i primi anni cinquanta. Basterebbero i titoli, senza spiegazioni: Tormento, I figli di nessuno, Torna!, Angelo bianco, Malinconico autunno. Gli intrecci sembravano versare lacrime dallo schermo. Lui e lei erano coppia felice, ma dal passato tornava un fidanzato cattivo. Oppure lui la credeva infedele invece era fedele, sofferenza prima della catarsi. I due avevano un figlio, il destino crudele li separava, si ritrovavano al capezzale del bambino morente, lui disperato, lei suora. E così via. Gli italiani aspettavano i film della coppia come un premio, un nuovo amore o un'eredità. Le sale si riempivano, i fazzoletti si bagnavano. I fumetti e i fotoromanzi rilanciavano quei modelli e quelle storie. Marcello e Sophia erano grandi personaggi, ma Amedeo e Yvonne erano un investimento del cuore, come Nilla Pizzi, come Coppi e Bartali."

Felicemente
In quei film c'erano, appunto, codici e caratteri fissi e felicemente ripetitivi. Quasi mai la vicenda viveva in città. Per la città c'era il realismo, con storie sociali di scarso romanticismo. Per il melò occorrevano i paesi, le montagne e i boschi, le case di pietra e i sentimenti semplici di quella gente. Ciò non toglie che un modello sempre presente fosse il nobile di campagna, che era quasi sempre una contessa cui dava corpo e volto Françoise Rosai, anziana, canuta, inquietante e intrigante. C'era sempre un bambino inopportuno che veniva rapito nella culla da una domestica malvagia a complice della padrona. Anni dopo, quando i nodi venivano sciolti, il bambino diventato ragazzo rispuntava e tutte le giustizie venivano fatte. Erano film che potevano ospitare battute come "ci sposeremo in Canada coronando il nostro sogno d'amore", oppure "il rimorso mi soffoca!!". Erano i tempi in cui una donna poteva finire in prigione se tradiva il marito. E non solo nei film, successe, si sa, alla famosa Dama bianca denunciata dal marito perché era diventata l'amante di Fausto Coppi. Era un mondo certo diverso, lontanissimo da noi, così com'era diverso il linguaggio, il vocabolario addirittura. Eppure queste iperboli, questo melò in bianco e nero, questi sentimenti primordiali e semplici... ci danno nostalgia. Le generazioni del cinema, insomma i giovani, se incappano, in tivù, in un abbraccio fra Nazzari e la Sanson credo abbiano la percezione di essere capitati in un pianeta addirittura fuori dalla nostra galassia.

Nostalgici
E adesso, strumentale, una citazione personale. Eravamo un gruppetto, giovani (quelli che vanno al cinema) e adulti (gli inutili nostalgici). Qualcuno ha inserito il dvd de I figli di nessuno. Dopo qualche minuto di assestamento, di reset, di messa a fuoco nel tempo e nel sentimento, e dopo qualche sorriso, breve, iniziale di un paio di coloro che credono che il cinema sia iniziato con Pulp Fiction, siamo rimasti davanti a quel film fino alla fine, silenziosi, sconcertati, un po' storditi. Nazzari&Sanson, come allora, avevano svolto il loro compito. Certo in chiave diversa, avevamo visitato un paese che non esiste più (esisteva "appena" persino allora), un paese senza inquinamento.

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