Dai killer ai Guru per non adagiarsi troppo al sole
In uscita il primo giorno del mese di fine estate, film per tutti i gusti, nel tentativo di convogliare spettatori in sala piuttosto che in gelateria.
Per gli appassionati del genere, in cerca di emozioni e suspense vecchio stile, esce Nella rete del serial killer di Gregory Hoblit: classico effetto sorpresa da omicidio inspiegabile. Seguendo quatto quatto il tracciato di Saw, il regista del ben riuscito Il Caso Thomas Crawford si rivolge qui ad ambienti multimediali avvolti nell'angoscia del crimine: c'è un fondo di attualità dato che il killer misterioso si nasconde nelle spire della rete web, e oltretutto, come un banner pubblicitario, più viene cliccato, più scatena morte... Le scene truculente non vengono certo risparmiate, e la vena di mistero tinta di giallo pervade tutta la pellicola: un mix adeguato a chi rifiuta l'eccessiva sonnolenza da sdraio estivo.
Tuttavia, nel caso in cui il film di Hoblit abbia terrorizzato oltre misura, ci si può rifare con una commedia con tinte e modi solari. Niente di pericoloso, infatti, in The Love Guru, un esordio alla regia (Marco Schnabel) tra i bei visini di Jessica Alba e Justin Timberlake, e la famosissima voce di Mike Myers (Shrek... in persona!): buffa parodia della terapia di coppia, vistosa, colorata e zuccherata. Ovviamente e felicemente accompagnata dalla presenza del macho Timberlake e della fatale Alba, con un'ispirazione diretta dagli spassosi Austin Powers e Fusi di testa (il regista ha infatti partecipato alla lavorazione di entrambi).

Dai campi di football alle pagine dei libri per non annoiarsi
A seguire, se la città ci ha reso stressati e bisognosi di distrazione, ennesimo film parodia sulla scia dei cine-panettoni invernali, in versione umorismo spinto americano: Il peggior allenatore del mondo, che già nel titolo anela all'assoluto. Storia di un fallito trainer che viene recuperato dopo la cacciata per tentare di risollevare le sorti di una squadra del Texas, i (retorici) Comebacks. Sequenza infinita di battute senza troppa attenzione alla morale, ma il cui effetto euforico è ben raggiunto.
Dai campi di football alle novelle di Andersen: altra levatura per il film di Eldar Ryazanov, regista russo pluripremiato in patria, che ci porta il racconto della vita del giovane Christian Andersen in Andersen – Una vita senza amore. In un interessante intreccio con le storie romanzate, nel film si svelano i retroscena di una faticosa ascesa al ruolo di narratore da parte di questo povero quanto affascinante scrittore: e soprattutto, il naturale avvicendarsi della sua vita con l'universo del sentimento.

E alla fine arriva Grace
Dopo aver fatto incetta di premi oltreoceano, tra cui anche quel sigillo di garanzia del Sundance, Grace is gone arriva anche in Italia. Dalla grande interpretazione di John Cusack, nasce il personaggio di Stanley Phillips, un padre di famiglia che vorrebbe servire la patria, come la moglie, in Iraq: per un difetto fisico è costretto a casa, mentre la madre delle sue bambine parte. Quando, drammaticamente, arriva la notizia della sua morte, Stanley è seriamente combattuto se rendere noto subito alle due figlie la tragica notizia della morte della madre. Per affrontare meglio la responsabilità e la situazione, i tre iniziano un viaggio verso un parco divertimenti della Florida, metafora di un'indagine profonda del padre, della famiglia, del loro rapporto.
Delicata opera prima di James C. Strouse, dove il tema della guerra è affrontato con rispetto dell'opinione di entrambe le parti, sostenitori e non, che si rivolge ad indagare, soprattutto, il dramma della morte a contatto con le famiglie. Tutt'altro che scontato.