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Film nelle sale: con Sapori e dissapori un weekend per tutti i gusti

L'irriverenza dei Simpson e l'eroismo di Colin Firth. Ma anche l'horror di Black Christmas e la filosofia di Makhmalbaf.
di Piervittorio Vitori

Catherine e Aaron: duetto ai fornelli per una ricetta vincente

giovedì 13 settembre 2007 - Rubriche

Catherine e Aaron: duetto ai fornelli per una ricetta vincente
Quanti ricordano Ricette d'amore, coproduzione europea del 2001 che metteva in scena il rapporto tra una bella chef di Amburgo (la Martina Gedeck de Le vite degli altri) e il suo aiuto-cuoco italiano (il nostro Sergio Castellitto)? Il film di Sandra Nettelbeck non ebbe grande fortuna, ma evidentemente l'idea di mettere in pentola i sentimenti riuscì a incuriosire qualcuno oltreoceano. Ecco allora che ne arriva, a sei anni di distanza, il remake statunitense-australiano, Sapori e dissapori. Lo dirige lo Scott Hicks di Shine, felice di potersi finalmente misurare con un film girato in studio, senza effetti speciali e con al centro le problematiche di persone normali. A sostituire la coppia dell'originale, troviamo in cucina una Catherine Zeta-Jones meno glamour rispetto ai ruoli cui ci ha abituato fin qui – e per questo forse addirittura più affascinante – e l'Aaron Eckhart visto in Thank You for Smoking. Ad aggiungere ulteriore pepe alla vicenda, la nipotina della protagonista, interpretata dalla sbarazzina Abigail Breslin, nomination all'Oscar quest'inverno per Little Miss Sunshine. La sceneggiatura adattata dall'esordiente Carol Fuchs mescola con abilità le varie componenti della commedia romantica, dosando ottimamente l'ironia e contribuendo così a servire allo spettatore due ore di piacevole intrattenimento.

Risate in giallo e Natale in nero
L'altra uscita-evento della settimana è senza dubbio quella che porta sul grande schermo una delle famiglie più irriverenti e amate del piccolo schermo: a 20 anni dall'esordio televisivo della famiglia gialla, Matt Groening cede alle sirene di Hollywood e sforna I Simpson - Il film. Il rischio di un'operazione simile sta nella difficoltà di creare un prodotto che non scontenti i fans di vecchia data e al contempo riesca ad attrarre un pubblico più vasto, ma Groening e il regista David Silverman (formatosi tra Pixar e Dreamworks) stanno vincendo la scommessa. Un incasso che, a livello mondiale, si è fin qui attestato intorno al mezzo miliardo di dollari sta premiando il film, che ha i suoi punti di forza nelle gag in stile slapstick, nel lodevole rispetto dello stile grafico originale e ovviamente nella simpatia di Homer & Co. È decisamente meno simpatico, invece, Billy Lenz. Ma c'è da capirlo: vittima, in tenera età, di abusi da parte della madre, dopo essersi spietatamente vendicato viene rinchiuso in carcere. A distanza di anni, uscito e deciso a festeggiare il Natale nella vecchia casa, scopre che questa è occupata da un gruppo di studentesse ... Remake dell'omonimo film del 1974, Black Christmas – Un Natale rosso sangue di Glen Morgan (uno dei "papà" di X-Files) rispetta sostanzialmente l'originale, arricchendone la trama con alcuni intrecci secondari e ricalibrando, aggiornandola agli attuali gusti del pubblico, la proporzione tra atmosfera e sangue, orrore suggerito e mostrato.

Colin Firth alla difesa dell'Impero
Un po' d'Italia in L'ultima legione di Doug Lefler, tratto dall'omonimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi e cofinanziato da Dino De Laurentiis. Kolossal di produzione e respiro internazionale, mette in scena la collassante Roma del V secolo, tra l'invasione dei Goti di Odoacre e il tentativo della corte imperiale di mettere in salvo il giovane Romolo Augustolo partendo alla ricerca della fantomatica legione del titolo. Tra battaglie, intrighi ed effetti speciali, il film ripropone la formula vincente del genere, battezzata dal Gladiatore, arricchendola con un cast eterogeneo e di sicuro interesse: Colin Firth si allontana dai ruoli romantici che l'hanno reso celebre per indossare l'armatura dell'eroe, Ben Kingsley e Peter Mullan garantiscono talento e carisma, mentre il fascino femminile è deputato alla star di Bollywood ed ex Miss Mondo Aishwarya Rai. E nella patria della bellissima di Mangalore va l'iraniano Mohsen Makhmalbaf. Dopo quello a Kandahar di sei anni fa, il regista intraprende un Viaggio in India che coincide con il recupero della sua vena migliore: la scoperta del subcontinente indiano da parte di due sposini, che partono dall'Iran alla ricerca di un guru, miscela in maniera convincente documentarismo e surrealismo, offrendo così il ritratto complesso di una società affascinante. Il tutto declinato in senso filosofico e all'insegna della tolleranza, come da abitudine consolidata dell'autore.

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