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Natascha McElhoneCosì simile a Meryl StreepAltri nomi: Natasha McElhone / Natascha Taylor47 anni, 14 Dicembre 1971 (Sagittario), Londra (Gran Bretagna) |
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Un frammento di quella stessa passione che vive dentro Meryl Streep vive anche dentro di lei. Ma se in Meryl Streep quella stessa passione è esplosa grazie ai grandi ruoli che le sono stati affidati, in Natascha McElhone è ancora immatura, rimanendo un bagliore etereo, incorporeo, diafano come una finestra che si apre appena alla prima luce del giorno. Si rimane comunque paralizzati di fronte alla sua pulizia recitativa che provoca sconcerto proprio per quella grande somiglianza con la grande diva Streep. Speriamo che qualche grande autore nell'osservarla in qualche pellicola senta quel senso di colpa che lo spinga a offrirle quello che merita, magari proprio affiancandola alla mitica Streep, in una sorta di sfida che la trascinerà a un vero trionfo, esattamente come quando la affiancarono a Lena Headey nell'impetuoso e sessualmente ambiguo Mrs. Dalloway.
La gavetta teatrale in Inghilterra
Figlia di due giornalisti (che si separano quando lei aveva solo due anni) e sorella dello sceneggiatore e attore Damon Taylor, cresce ad Hampton Court, nel Surrey, almeno fino a quando i suoi genitori rimangono uniti in matrimonio. Con il divorzio di questi, sua madre, che nel frattempo si occupa anche di animazione in casa Disney, si trasferisce a Brighton, dove sposa un altro giornalista, Roy Greenslade, con il quale altalenerà il Regno Unito all'Irlanda. È una ragazza che vive la sua adolescenza circondata da maschi, perché oltre al fratello e al patrigno si aggiungono anche i due fratellastri che poi si trasferiranno a Los Angeles. Studia danza irlandese dai sei ai dodici anni, frequenta la St. Mary's Hall School for Girls di Brighton, nell'East Sussex fra il 1982 e il 1986. Conclusa la sua istruzione, capisce che il suo desiderio più grande è quello di diventare un'attrice e stare sul palcoscenico. Si iscrive alla London Academy of Music and Dramatic Art per tre anni e, una volta uscita dalla scuola di recitazione, nel 1993, entra immediatamente nel mondo del teatro britannico. Lavora soprattutto a Londra e a Manchester portando spettacoli come: "Riccardo III", "Il Conte di Monte Cristo", "The Cherry Orchard" e "Sogno di una notte di mezza estate", senza contare uno splendida rappresentazione de "Il giardino dei ciliegi". Contemporaneamente, si concentra anche sui primi impegni televisivi, principalmente legati a telefilm e film tv inglesi come: Ruth Rendell Mysteries (1990) di John Gorrie, Bergerac (1991) di Tony Dow, Absolutely Fabulous (1994) di Bob Spiers con la mitica Jennifer Saunders, Minder (1994) e A Breed of Heroes (1994) di Diarmuid Lawrence, I misteri dell'abbazia (1994) di Graham Theakston con Derek Jacobi e Hugh Bonneville, Karaoke (1996) e Cold Lazarus (1996) di Renny Rye con Albert Finney, Ewan McGregor, Anna Chancellor, Diane Ladd e Saffron Burrows.
Scoperta da James Ivory
Ma è comunque in teatro che verrà notata dal regista James Ivory che, sconvolto da una sua performance e colpito da una forte rassomiglianza con una Meryl Streep agli esordi (stesso naso, stessa aria eterea, stesso sguardo indagatore e rapido nei movimenti oculari), decide di affidarle la parte di Françoise Gilot in quello che sarà il so film di debutto: Surviving Picasso (1996) con Anthony Hopkins, Julianne Moore e Vernon Dobtcheff.
Il successo in The Truman Show
Notata immediatamente da Hollywood, viene chiamata in America dove entra nel cast del mediocre film terroristico L'ombra del diavolo (1997) con Harrison Ford e Brad Pitt, poi torna in Gran Bretagna per Mrs. Dalloway (1997) che la affiancherà invece alla grande Vanessa Redgrave. Ma questo è niente rispetto al ruolo pieno di pathos che il regista Peter Weir le affida per quel piccolo capolavoro che è The Truman Show (1998), dove interpreta il ruolo del grande amore di Jim Carrey, alias Truman Burbank, Lauren/Sylvia. Oltre a un Ed Harris monumentale, un Jim Carrey nel pieno della sua carica drammatica e una Laura Linney in stato di nervosa grazia, lei si distingue per l'estrema delicatezza e la grinta di un personaggio ribelle da "metaracconto". Lo stesso anno, non meno importante, ma comunque minore rispetto al film di Weir, esce anche il thriller Ronin (1998), dove la McElhone interpreta una bellissima scena d'azione con Robert De Niro che le farà guadagnare una candidatura agli MTV Movie Award per la migliore sequenza action.
Il matrimonio
Continua a essere un anno molto fortunato, il 1998, per Natascha McElhone, che assieme alla fama trova anche l'amore del chirurgo plastico Martin Hirigoyen Kelly che sposa il 19 maggio 1998. Prestissimo, diventa madre di ben tre figli: Theodore, Otis e Rex... Ma altrettanto presto... Qualcosa comincia a inclinarsi. Nessun divorzio, nessun tradimento... il marito di Natascha viene trovato morto per un attacco cardiaco nella loro casa, giovedì 20 maggio 2008. Il giorno prima avevano festeggiato il loro decimo anniversario di matrimonio... Natascha che in quel momento si trovava negli Stati Uniti per girare un film con Kenneth Branagh (Pene d'amor perdute, 1999), torna a Londra con il primo volo.
Californication
Diventano anni difficili per l'attrice, che con tre figli a carico, si rimbocca le maniche e messo da parte il dolore del lutto, accetta di recitare con William Hurt nel film di fantascienza Contagion (2000). Ricomincia a vivere e cerca di farlo nel migliore dei modi, accettando anche ruoli in pellicole indipendenti come City of Ghosts (2002) con Gérard Depardieu. Accetta persino qualche scena di nudo accanto a George Clooney ne Solaris (2002), poi torna alla televisione con il ruolo di Karen nel telefilm con David Duchovny e Madeline Zima Californication (2007-2008), dove ritrova la propria ispirazione, portando in scena l'assoluto potere della femminilità e diventando, almeno agli occhi dei maschietti, un essere simile a una Dea, un'entità superiore alla sfrontata mascolinità che, senza perdono, cerca l'espiazione per la sua sessualità troppo generalizzata. Non poteva che essere così! Una creatura diafana e impalpabile come lei contro il materialistico e grossolano uomo.
Sin dal primo episodio il chiaro intento è sottolineare le sue doti psicologiche e diplomatiche: Hagerty è un ottimo comunicatore, conosce a menadito i suoi compagni di squadra, si dimostra capace di ascoltare e provare empatia più di chiunque altro. Si configura, in altre parole, come l'alter ego e l'opposto della responsabile della società aerospaziale Las Ingram, donna di ghiaccio a capo di tutto (la interpreta Natascha McElhone, già vista in Designated Survivor, Californication e The Truman Show), che considera la spedizione su Marte come "fondamenta della colonizzazione planetaria".
È facilmente intuibile il motivo per cui un interprete del calibro di Penn abbia scelto di prestare volto, voce e performance ad un prodotto televisivo (altamente cinematografico a livello di regia, mezzi, narrazione) che diluisce in otto episodi un'avventura esistenziale capace di destare interesse sin dalle primissime sequenze. Accanto all'avventura collettiva della spedizione, si sviluppano infatti, parallele e tormentate, le vicende che investono la quotidianità lavorativa quanto emotiva dei personaggi.
Così Penn è - anche e soprattutto - un padre che non ha (più) voglia di stare lontano dalla figlia Denise (Anna Jacoby-Heron di Stranger Things e Grey's Anatomy). Lo spiega lui stesso: "Ho amato il personaggio sin da subito, perché è nato per fare il padre di questa ragazza piena di problemi, ma anche per fare il comandante di questa missione su Marte: il suo dilemma tra partire e restare, tra casa e lavoro, è qualcosa che conosciamo bene tutti e tutti prima o poi ci troviamo ad affrontare".
Pur dovendo sostenere una simile condizione, Tom è costretto a guardare il cielo con il naso all'insù. Ci sono le pressioni di Laz Ingram, a capo della missione, e ci sono problemi organizzativi che rendono ancor più teso l'avvicinamento alla colonizzazione dello Spazio da parte dell'uomo. Lo comprende bene la squadra di astronauti, lo comprendono benissimo i politici e i giornalisti che seguono con particolare interesse l'evoluzione delle operazioni.
Serie ad alto budget, The First è stata fortemente voluta da HULU, piattaforma streaming che ha già dato vita a successi come The Handmaid's Tale (guarda la video recensione) e Marvel's Runaways, disponibili sempre nel catalogo di TIMVISION. La produzione ha potuto fare affidamento così su grandi nomi, a partire dal suo creatore e showrunner, Beau Willimon. Quest'ultimo, già apprezzato per aver scritto Le idi di marzo, è noto per esser stato lo sceneggiatore che ha reso grande House of Cards.
Nel cast spicca la presenza del due volte premio Oscar Sean Penn, al suo primo ruolo da protagonista in una serie. Negli otto episodi che compongono la prima stagione viene affiancato da Natascha McElhone (The Truman Show, Californication), Lisa Gay Hamilton (The Practice - Professione avvocati, Chance), Hannah Ware (Boss, Oldboy), James Ransone (The Wire, Sinister) e Melissa George (In Treatment, Grey's Anatomy).
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