Presentato alla 70esima edizione del Festival di Berlino. Espandi ▽
Il documentario esplora uno spazio apparentemente vietato al cinema: l'esperienza interna dello spettatore. In uno spazio simile a un laboratorio, Maia Levy, una giovane donna americana, guarda video che ritraggono la vita nella città di Hebron in Cisgiordania, mentre verbalizza i suoi pensieri e sentimenti in tempo reale. Da entusiasta sostenitrice di Israele, le immagini nei video, diffuse in gran parte dall'organizzazione per i diritti umani B'Tselem, contraddicono alcune convinzioni radicate di Maia. Empatia, rabbia, imbarazzo, pregiudizi innati e curiosità salutare sono tutti sentimenti che prendono vita davanti agli occhi dello spettatore esterno, mentre la guarda guardare le immagini create dall'occupazione. Mentre Maia naviga tra le immagini che minacciano la sua visione del mondo, riflette anche sul modo in cui le vede. Le sue reazioni schiette e immediate formano una testimonianza cinematografica unica nel suo genere nella psicologia dello spettatore nell'era digitale.