Non si può ignorare Glee. Perché, più che una serie, la creatura nata dal genio di Ryan Murphy è un fenomeno, un cult intergenerazionale. La serie completa è su TIMVISION.
Nello show appaiono come guest star Britney Spears e Olivia Newton John, Gwyneth Paltrow e Lindsay Lohan, Sarah Jessica Parker e Whoopi Goldberg. Anche Madonna e Lady Gaga ci sono, ma a metà: non volendo comparire in carne e ossa, le due star hanno messo a disposizione dello show le loro canzoni. Non qualcuna: tutto il catalogo.
Non si può ignorare Glee. Perché, più che una serie, la creatura nata dal genio di Ryan Murphy è un fenomeno: un irresistibile incubatore di cultura millennial-pop che negli anni ha attratto un esercito di “gleekers” trasversale per censo, genere, età, con very important fan del calibro di Robert De Niro, Barak Obama, Gordon Brown. Da Glee sono stati tratti un'app per iPad, un videogioco per la console Wii, un film documentario, tonnellate di merchandising. E una colonna sonora monstre con 36 milioni di singoli e 11 milioni di album veduti in tutto il mondo in un solo anno.
La trama “nuda” delle sei stagioni, andate in onda tra il 2009 e il 2015, non basta da sola a spiegare un successo di tale portata. Al centro delle vicende di Glee c’è il club musicale di un liceo di provincia, le “Nuove Direzioni”, messo in piedi da un professore frustrato, Will Schuester (Matthew Morrison), e frequentato da una decina di studenti (Lea Michele, Cory Monteith, Chris Colfer, Amber Riley tra gli altri) scelti tra la casta dei nerd, predestinate vittime di bullismo in ogni scuola superiore americana. Le vite dei ragazzi, e quelle dei loro insegnanti (Will ma anche la rivale Sue Sylvester) procedono tra drammi adolescenziali e competizioni musicali, nel tentativo di mantenere unita la propria squadra/famiglia.
Una formula classica, in apparenza. Eppure, chi in futuro vorrà avere un’idea dei teenager anni dieci, dovrà tornare a Glee per averne uno specchio abbastanza fedele. Perché Glee non è solo la variazione dello schema collaudato della commedia musicale da college. È un (ri)adattamento di quel genere, ontologicamente disneiano, alla durezza della realtà. È un High School Musical con tutta la carica di crudeltà, stranezze, incidenti di percorso, sarcasmo e imprevisti di cui la vita dei nostri ragazzi oggi è piena. Gravidanze indesiderate, questioni di genere, coming out, tradimenti: temi raccontati con tono allegro non troppo, con una qualità di scrittura che tocca vertici raffinatissimi, con una leggerezza che non è mai superficialità. E con l’aiuto di una musica che sdogana il pop, lo mescola al rock, unendo le generazioni davanti allo schermo come raramente accade. Una pietra miliare della tv, nell’olimpo dei cult da non dimenticare.