Carnage: carneficina. E non The Carnage, ovvero La carneficina. Roman Polanski sembra quasi voler scacciare qualsiasi dubbio: il dramma che decide di raccontare (dramma nel senso più altamente teatrale del termine), non si muove in una dimensione contingente, bensì in una sorta di Iperuranio, in un mondo delle idee di stampo platonico, dove, a (s)contrarsi, non sono tanto due coppie di newyorkesi alle prese prima coi guai dei rispettivi figli e poi, di conseguenza, con i propri demoni di coppie borghesi, quanto, le impossibilità dei protagonisti di questa vicenda (come di qualsiasi altro essere umano) di trattenere all'infinito, in una sorta di forma composta ed equilibrata, adatta al vivere in mezzo agli altri, le proprie più irrefrenabili pulsioni. Chi delle due coppie abbia diritto di esercitare la propria ragione sull'altra, interessa poco. Conta molto di più la disfatta della ragione, il crollo della forma, in favore di un contenuto che 'ribolle' a tal punto da fuoriuscire direttamente dalla bocca della signora Cowan/ Kate Winslet, andando a sporcare prima, la splendida collezione di libri d'arte della signora Longstreet/ Jodie Foster, per far esplodere poi il dramma dello schizzo (nel senso deleuziano del termine, perché, lì dove il desiderio e la pulsione entrano nel mondo della filosofia o, addirittura, nel gioco al massacro della politica, allora lo schizzo si manifesta con tutta la sua forza, impedendo a qualsiasi forma di analisi di ricomporre pulsioni e contenuti in una forma precisa). Cisti di malessere percorrono e attraversano i corpi doloranti dei protagonisti di questo psicodramma, dove le sottili geometrie di un appartamento di Brooklyn, non fanno che rendere ancora più esplosive.
E dall'incontro/ scontro di questi corpi con gli spazi che abitano, nasce il dramma della parola, delle parole scritte da Yasmina Reza a quattro mani con Roman Polanski, di una parola che come una cesoia taglia in maniera netta qualsiasi possibilità di comunicazione empatica tra le persone: non più persone, bensì corpi, oggetti in movimento, anime svuotate di qualsiasi reale e sincero trasporto verso l'altro!
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weach
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venerdì 2 dicembre 2011
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bravo!!!!!!!!!!!!
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Dalla tua recensione "E dall'incontro/ scontro di questi corpi con gli spazi che abitano, nasce il dramma della parola, delle parole scritte da Yasmina Reza a quattro mani con Roman Polanski, di una parola che come una cesoia taglia in maniera netta qualsiasi possibilità di comunicazione empatica tra le persone: non più persone, bensì corpi, oggetti in movimento, anime svuotate di qualsiasi reale e sincero trasporto verso l'altro!"Si spelendido questo rilievo come è vero il senso di separazione che affligge l'essere: si è persa "la nostra comunione".Da quanto leggo nel forum la tua recensione merita attenzione , rispetto per la sua sintetica capacità di aprrofondire un'analisi molto condivisibile .
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Dalla tua recensione "E dall'incontro/ scontro di questi corpi con gli spazi che abitano, nasce il dramma della parola, delle parole scritte da Yasmina Reza a quattro mani con Roman Polanski, di una parola che come una cesoia taglia in maniera netta qualsiasi possibilità di comunicazione empatica tra le persone: non più persone, bensì corpi, oggetti in movimento, anime svuotate di qualsiasi reale e sincero trasporto verso l'altro!"Si spelendido questo rilievo come è vero il senso di separazione che affligge l'essere: si è persa "la nostra comunione".Da quanto leggo nel forum la tua recensione merita attenzione , rispetto per la sua sintetica capacità di aprrofondire un'analisi molto condivisibile . Bravo!!!!!!!
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