Il terrorista |
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Un film di Gianfranco De Bosio.
Con Gian Maria Volonté, Tino Carraro, Philippe Leroy, José Quaglio, Giulio Bosetti.
continua»
Drammatico,
b/n
durata 100 min.
- Italia 1963.
MYMONETRO
Il terrorista
valutazione media:
3,75
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un uomo contro/Un uomo solodi gianmarco.diromaFeedback: 7173 | altri commenti e recensioni di gianmarco.diroma |
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giovedì 2 febbraio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lì dove "l'intransigenza militare ha preceduto l'inquadramento politico", lì dove "l'intransigenza anarchica", impedisce alla razionalità di compiere il suo corso, a causa di una passione di lotta fine a sé stessa e per questo fuorviante se non addirittura distruttiva, in uno spazio scenico ("non temere il proprio tempo è un problema di spazio", recitano i C.S.I. in Linea Gotica, rifacendosi alle pagine di Beppe Fenoglio, ad indicare come lasciare un segno nel proprio tempo abbia molto a che fare con lo spazio che ogni uomo o cittadino abbia la voglia e il coraggio di prendersi), dove l'acqua di Venezia può solo che fare da sfondo all'arresto o all'esecuzione di oppositori veneti alle forze armate tedesche presso la Riva dei Sette Martiri (in un Veneto isolato, dove da una parte ci sono gli Alleati bloccati in Campania, dall'altra Tito che infuria in Jugoslavia e nel mezzo il Terzo Reich ad imporre la sua egemonia attraverso il controllo diretto di Venezia e Mestre, dallo stesso settembre del '43, per mezzo dei Gauleiter tedeschi del Tirolo e della Carinzia), e dove Venezia diventa perfetta immagine metaforica di una guerra civile (che si scatena con violenza in tutta la Penisola italiana a partire dal Proclama Badoglio) che si divide tra calli, campielli, rii, e dove sembra quasi di vivere una guerra di trincea, resa ancora più soffocante nel suo esasperato tatticismo dall'umidità tipica del capoluogo lagunare, in questo scenario, dopo solo una ventina di minuti dall'inizio del film di Gianfranco De Bosio, dopo che il GAP ha colpito con successo il comando veneziano della Wehrmacht con dell'esplosivo, con una sola ripresa, che dalla 'topa' usata dai 3 uomini del GAP per consegnare le ampolline esplosive, lo vede uscire di scena, scomparendo dietro un palazzo veneziano, si compie la tragedia dell'Ingegner Renato Braschi, ovvero la tragedia di un uomo contro che solo va incontro alla morte, perché incapace di dialogare con delle logiche che, seppur a tratti conservative, sappiano interagire tra di loro in chiave politica. Dove politica diventa sinonimo di polis, nel senso di aperta partecipazione delle parti (in questo senso, sarebbero da studiare nelle scuole gli incontri del CLN che De Bosio sa mettere in scena con un gusto per l'argomentazione veramente raro da vedere oggi al cinema), per la costruzione di una dialettica di potere, ma soprattutto di rappresentanza, che sappia opporsi contro gli "addormentati e gli anestetizzati dalla pace e dall'abbondanza".
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