gianmarco.diroma
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giovedì 2 febbraio 2012
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un uomo contro/un uomo solo
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Lì dove "l'intransigenza militare ha preceduto l'inquadramento politico", lì dove "l'intransigenza anarchica", impedisce alla razionalità di compiere il suo corso, a causa di una passione di lotta fine a sé stessa e per questo fuorviante se non addirittura distruttiva, in uno spazio scenico ("non temere il proprio tempo è un problema di spazio", recitano i C.S.I. in Linea Gotica, rifacendosi alle pagine di Beppe Fenoglio, ad indicare come lasciare un segno nel proprio tempo abbia molto a che fare con lo spazio che ogni uomo o cittadino abbia la voglia e il coraggio di prendersi), dove l'acqua di Venezia può solo che fare da sfondo all'arresto o all'esecuzione di oppositori veneti alle forze armate tedesche presso la Riva dei Sette Martiri (in un Veneto isolato, dove da una parte ci sono gli Alleati bloccati in Campania, dall'altra Tito che infuria in Jugoslavia e nel mezzo il Terzo Reich ad imporre la sua egemonia attraverso il controllo diretto di Venezia e Mestre, dallo stesso settembre del '43, per mezzo dei Gauleiter tedeschi del Tirolo e della Carinzia), e dove Venezia diventa perfetta immagine metaforica di una guerra civile (che si scatena con violenza in tutta la Penisola italiana a partire dal Proclama Badoglio) che si divide tra calli, campielli, rii, e dove sembra quasi di vivere una guerra di trincea, resa ancora più soffocante nel suo esasperato tatticismo dall'umidità tipica del capoluogo lagunare, in questo scenario, dopo solo una ventina di minuti dall'inizio del film di Gianfranco De Bosio, dopo che il GAP ha colpito con successo il comando veneziano della Wehrmacht con dell'esplosivo, con una sola ripresa, che dalla 'topa' usata dai 3 uomini del GAP per consegnare le ampolline esplosive, lo vede uscire di scena, scomparendo dietro un palazzo veneziano, si compie la tragedia dell'Ingegner Renato Braschi, ovvero la tragedia di un uomo contro che solo va incontro alla morte, perché incapace di dialogare con delle logiche che, seppur a tratti conservative, sappiano interagire tra di loro in chiave politica.
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Lì dove "l'intransigenza militare ha preceduto l'inquadramento politico", lì dove "l'intransigenza anarchica", impedisce alla razionalità di compiere il suo corso, a causa di una passione di lotta fine a sé stessa e per questo fuorviante se non addirittura distruttiva, in uno spazio scenico ("non temere il proprio tempo è un problema di spazio", recitano i C.S.I. in Linea Gotica, rifacendosi alle pagine di Beppe Fenoglio, ad indicare come lasciare un segno nel proprio tempo abbia molto a che fare con lo spazio che ogni uomo o cittadino abbia la voglia e il coraggio di prendersi), dove l'acqua di Venezia può solo che fare da sfondo all'arresto o all'esecuzione di oppositori veneti alle forze armate tedesche presso la Riva dei Sette Martiri (in un Veneto isolato, dove da una parte ci sono gli Alleati bloccati in Campania, dall'altra Tito che infuria in Jugoslavia e nel mezzo il Terzo Reich ad imporre la sua egemonia attraverso il controllo diretto di Venezia e Mestre, dallo stesso settembre del '43, per mezzo dei Gauleiter tedeschi del Tirolo e della Carinzia), e dove Venezia diventa perfetta immagine metaforica di una guerra civile (che si scatena con violenza in tutta la Penisola italiana a partire dal Proclama Badoglio) che si divide tra calli, campielli, rii, e dove sembra quasi di vivere una guerra di trincea, resa ancora più soffocante nel suo esasperato tatticismo dall'umidità tipica del capoluogo lagunare, in questo scenario, dopo solo una ventina di minuti dall'inizio del film di Gianfranco De Bosio, dopo che il GAP ha colpito con successo il comando veneziano della Wehrmacht con dell'esplosivo, con una sola ripresa, che dalla 'topa' usata dai 3 uomini del GAP per consegnare le ampolline esplosive, lo vede uscire di scena, scomparendo dietro un palazzo veneziano, si compie la tragedia dell'Ingegner Renato Braschi, ovvero la tragedia di un uomo contro che solo va incontro alla morte, perché incapace di dialogare con delle logiche che, seppur a tratti conservative, sappiano interagire tra di loro in chiave politica. Dove politica diventa sinonimo di polis, nel senso di aperta partecipazione delle parti (in questo senso, sarebbero da studiare nelle scuole gli incontri del CLN che De Bosio sa mettere in scena con un gusto per l'argomentazione veramente raro da vedere oggi al cinema), per la costruzione di una dialettica di potere, ma soprattutto di rappresentanza, che sappia opporsi contro gli "addormentati e gli anestetizzati dalla pace e dall'abbondanza".
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luca scialò
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giovedì 14 luglio 2011
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la resistenza in quel di venezia
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Verso la fine del 1943, l'Italia cominciava a muoversi contro il regime nazi-fascista. Prima dell'arrivo degli anglo-francesi e degli americani, gli italiani si muovevano militarmente con rappresaglie terroristiche, e politicamente con riunioni clandestine dei segretari di partito. I quali avviavano a livello locale quella che sarebbe stata l'Assemblea costituente che ha dato i natali alla Costituzione. I due modi di agire erano però distanti, e spesso entravano in contrasto, soprattutto per opera di quei partiti più moderati e liberali.
In quel di Venezia, tra i militanti più attivi vi è Renato Braschi, chiamato con lo pseudonimo di Ingegnere.
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Verso la fine del 1943, l'Italia cominciava a muoversi contro il regime nazi-fascista. Prima dell'arrivo degli anglo-francesi e degli americani, gli italiani si muovevano militarmente con rappresaglie terroristiche, e politicamente con riunioni clandestine dei segretari di partito. I quali avviavano a livello locale quella che sarebbe stata l'Assemblea costituente che ha dato i natali alla Costituzione. I due modi di agire erano però distanti, e spesso entravano in contrasto, soprattutto per opera di quei partiti più moderati e liberali.
In quel di Venezia, tra i militanti più attivi vi è Renato Braschi, chiamato con lo pseudonimo di Ingegnere. Un uomo con grandi ideali e non certo disposto ad aspettare le decisioni della politica.
I diversi film che il Cinema italiano ha dedicato alla Resistenza, sono quasi tutti ambientati a Milano, Roma o Napoli. Gianfranco De Bosio ha invece scelto i canali di Venezia, perla della cultura italiana, dalla indole moderata, ma non per questo non partecipe a quella pagina di grande coraggio quale fu la Resistenza. Si distingue un giovane ma già capace e autorevole Gian Maria Volonté, che aveva appena trent'anni. Ma il suo talento era già ben delineato.
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erwin
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martedì 15 novembre 2005
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importante
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E' un film importante, visto a 60 anni dai fatti ea 40 anni dalla sua uscita ritengo sia un caposaldo per cercare di capire come ci siano sempre motivi validi e metodi discutibili per lottare per la libertà, che non è mai un frutto che matura subito ma dopo un lungo e lento lavoro di semina e cultura del suo germe.
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silvia pagan
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e' un film che invita a riflettere e stuzzica la voglia di conoscere il nostro "passato prossimo".
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Le scelte registiche sono molto semplici non per questo prive di significato artistico. La lentezza di alcuni momenti (vedi la 1° riunione del CLN) è necessaria per dare allo spettatore il tempo di capire la funzione delle molteplici parti politiche in gioco. Qui, Volontè, benchè molto giovane e inesperto rispetto alle rappresentazioni future, è comunque preparato e meticoloso, rispecchiando la realtà e lo stato d'animo di Pighin e lo stesso regista durante gli anni dell'occupazione nazista.
[+] la vicenda però si riferisce a padova.
(di bk)
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silvia pagan
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e' un film che invita a riflettere e stuzzica la voglia di conoscere il nostro "passato prossimo".
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Le scelte registiche sono molto semplici non per questo prive di significato artistico. La lentezza di alcuni momenti (vedi la 1° riunione del CLN) è necessaria per dare allo spettatore il tempo di capire la funzione delle molteplici parti politiche in gioco. Qui, Volontè, benchè molto giovane e inesperto rispetto alle rappresentazioni future, è comunque preparato e meticoloso, rispecchiando la realtà e lo stato d'animo di Pighin e lo stesso regista durante gli anni dell'occupazione nazista.
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vladimir 1945
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mercoledì 30 maggio 2001
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un film che riporta ad anni bui
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Uno spaccato della nostra Storia rivisitato da un Gian Maria Volonté come sempre strepitoso. E' la vicenda di un capobanda del Partito d' Azione durante la resistenza al nazifascismo a Venezia.
Inquietanti le azioni contro i nazisti, mozzafiato le riunioni dei partiti clandestini. Ricchi di dettagli le ricostruzioni scenografiche e grandi intuizioni. Un finale violento, amarissimo, degno del miglior film.
Un film che fa tornare indietro nel tempo, un film bellissimo. Da non perdere.
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