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Yoshiaki Kawajiri

Yoshiaki Kawajiri. Data di nascita 18 novembre 1950 a Yokohama (Giappone). Yoshiaki Kawajiri ha oggi 73 anni ed è del segno zodiacale Scorpione.

Questi cartoni animati non sono per bambini

A cura di Fabio Secchi Frau

L'idea che il cinema d'animazione sia appannaggio solo ed esclusivamente dei più piccoli è un'idea sbagliata. Lo dimostrano, attualmente, le nuove pellicole - anche in 3D - della Disney e della DreamWorks. Ma precedentemente a questo, lo dimostravano, già dagli Anni Settanta, gli studi d'animazione giapponese, all'interno dei quali, questo innovativo regista di pellicole e serie d'animazione, è riuscito a distinguersi nella storia dell'anime giapponese. Maestro delle variazioni narrative, in merito alle quali riesce a sviluppare nuovi punti di vista, Yoshiaki Kawajiri ha messo definitivamente in moto la macchina produttiva giapponese, scrivendo, disegnando, dirigendo e producendo pellicole animate cariche di storie assai diverse fra loro, ma che si legano, le une alle altre, ai suoi ricordi d'infanzia, nonché ai capolavori della settima arte che maggiormente lo hanno ispirato: una per tutte il film di Stanley Kubrick 2001 - Odissea nello spazio. Caratterizzato dal tema dell'emarginazione che è fortemente presente nella maggior parte delle sue opere, Kawajiri ci propone chiavi di lettura atipiche e altamente ambigue per descrivere e comprendere il mondo e la natura umana. Lontanissimo da quei registi che disegnano mondi bucolici e ovattati, si è segnalato da subito per la costruzione di piccole realtà sgraziate e disgraziate, cariche di sventure e cupezza, popolate da: dampyr che montano stalloni meccanici e che sono cacciatori di vampiri, ninja che in un Giappone medievale cercano di mantenere la pace seppur macchiandosi di sangue e violenze, immortali ispirati alla trilogia di Highlander e cyborg pieni di buoni sentimenti, ma che danno anche tanto filo da torcere.
Diplomatosi nel lontano 1968, trova immediatamente lavoro come animatore grazie alla Mushi Production Animation, che lo assume per due anni. Proprio grazie a loro debutta come disegnatore del film Kuropatora (1970) di Osamu Tezuka e Eiichi Yamamoto, un dramma storico-fantascientifico improntato sulla figura della leggendaria regina egiziana Cleopatra. Disgraziatamente però, la casa produttrice andrà in bancarotta nel 1972 e così, Kawajiri è costretto a entrare nella Madhouse Studio, dove viene istantaneamente promosso ad animatore capo e, in un secondo tempo, a regista. Dalla sua matita, lungo tutti gli Anni Ottanta, troveranno luce personaggi e fondali di pellicole come: Armageddon - The Great Battle with Genma (1983) e Barefoot Gen (1983).
È il 1984, quando dirige - a quattro mani con il più esperto Kazuyuki Hirokawa - il suo primo film: il fantascientifico SF Shineseiki Lensman, seguito dal cortometraggio horror-scientifico di 35 minuti, basato sui racconti di Hideyuki Kikuchi, La città delle bestie incantatrici (1987), confermando il suo status di autore e di maestro del cinema d'animazione, tanto è vero che la produzione - rimasta particolarmente impressionata dall'ottimo lavoro svolto - gli chiederà di ampliare il cortometraggio in un lungometraggio omonimo che vedrà la luce quello stesso anno.
Nel frattempo, Kawajiri continua a dare il meglio di se stesso firmando - sia come sceneggiatore che come regista - il secondo cortometraggio del film a episodi Manie-Manie - I racconti del labirinto (1987), ma anche dirigendo il thriller futuristico Goku Midnight Eye (1989) e ideando alcuni personaggi della serie d'animazione Le nuove avventure di Kimba il leone bianco (1989), in collaborazione con la Original Video Animation.
Con molta più libertà creativa, riesce poi a mettere a segno la pellicola Ninja Scroll (1993), storia ambientata in un Giappone feudale e ispirata alle gesta di un eroe popolare noto con il nome di Jubei Yagyu. Per un breve periodo di tempo, si dedicherà soprattutto e solo alla sceneggiatura di pellicole come A Wind Named Amnesia (1993) e Biohunter (1995) o all'animazione di opere come la sequenza d'apertura di Phantom Quest Corp. (1994), Memories (1995), The Diary of Anne Frank (1995), X (1996) e Metropolis (2001), concedendosi sporadicamente la direzione di qualche pellicola, come il primo segmento del film bellico a episodi The Cockpit (1994).
Proprio grazie a queste scelte, ha il tempo per sperimentare nuove tecniche di regia, fra cui il bullet-time, una sua invenzione resa poi celebre dai fratelli Wachowski nella trilogia di Matrix. Il bullet-time (letteralmente "tempo della pallottola") è una tecnica di ripresa cinematografica che consente di vedere ogni momento della scena in slow-motion, mentre l'inquadratura sembra girare attorno alla scena alla velocità normale, il tutto grazie a un grande numero di camere che sono poste intorno a un oggetto o un personaggio e che vengono fatte scattare simultaneamente. Per questo, nel 2003, gli stessi Wachowski chiederanno a colui che considerano il loro maestro di impreziosire, firmandolo con la massima libertà artistica, uno degli episodi - Program - della megaproduzione Animatrix che rimane ancora oggi uno dei suoi più mirabolanti, inattesi e insospettabili capolavori.
Con l'avvento del nuovo millennio, Kawajiri va incontro a una fase molto creativa e dà il massimo nella regia di Vampire Hunter D - Bloodlust (2000) e Highlander - The Search for Vengeance (2007), sottolineando ancora una volta il suo status di autore capace di essere perfettamente in linea con la storia che racconta, il tono e i personaggi che anima.

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