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Georges Franju

Georges Franju è un regista, sceneggiatore, è nato il 12 aprile 1912 a Fougères (Francia) ed è morto il 5 novembre 1987 all'età di 75 anni a Parigi (Francia).

Bretone come Resnais, e come lui eccellente documentarista, prima di approdare alla regia il giovane Franju fonda (nel 1936), e codirige per due anni, la Cinémathèque Française. Nel 1938 diventa segretario della Fiaf (Federazione internazionale degli archivi del film). Dal 1945 al 1953 è segretario generale dell'Istituto di cinematografia scientifica fondato da Jean Painlevé, e diventa uno dei capifila della scuola documentaristica che prepara l'avvento della Nouvelle Vague; curiosamente girerà il suo primo lungometraggio proprio nell'anno (1958) in cui si inaugura la nuova stagione del cinema francese. Erede della tradizione del realismo poetico, e assai vicino come gusti al surrealismo, ammiratore di Feuillade e Buñuel, Franju è un visionario alla ricerca di quello che chiama "l'insolito", il fantastico, da non confondere con il sensazionale e l'orrido.
Si impone immediatamente all'attenzione nel 1949 con Le sang des bêtes, un documentario sconvolgente sui mattatoi parigini. En passant par la Lorraine (1950) è un poema lirico sul paesaggio e un omaggio al lavoro umano. Nel 1952 scandalizza l'esercito e i benpensanti con Hotel des Invalides, un pamphlet contro la guerra. In Le grand Méliès (1953) rende omaggio al maggior inventore francese del cinema muto, morto in miseria. Monsieur et Madame Curie (1953) è un appassionante ritratto dei due celebri scienziati: la scienza come riserva di fiction.
Il primo lungometraggio - La tête contre les murs, 1958 - ci immerge nell'angosciante universo della follia, un tema a lui familiare. La claustrofobia e la violenza interiore sono al centro di Les yeux sans visage (1960), Thérèse Desqueyroux (1962 da Mauriac). Judex (1964) è un riuscito omaggio al mondo di Feuillade. Thomas l'imposteur (1965, da un romanzo di Cocteau) è una rivisitazione allucinante della follia della guerra. Franju riesce a ricreare il mistero a partire dal quotidiano («l'insolito emerge da solo dagli interstizi della realtà quotidiana»), per questo - paradossalmente - amava definirsi «realista, dunque surrealista».
Dopo essersi conquistato un posto di primo piano con alcuni film memorabili, il malinconico regista bretone abbandona il cinema per la televisione: «L'insuccesso mi ha obbligato a girare dei telefilm, ma purtroppo il cinema di poesia interessa poco in televisione». «Se non mi fanno più lavorare poco importa, mi resta tempo per sognare, attività che non costa nulla e che mi è sempre stata congeniale» ci confidava nel 1982, poco prima di spegnersi.
Da France Cinema 06

Ultimi film

Drammatico, (Francia - 1970), 100 min.
Poliziesco, (Francia - 1963), 105 min.
Giallo, (Francia, Italia - 1960), 86 min.
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