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Rassegna stampa di Pedro Almodóvar

Pedro Almodóvar (Pedro Almodóvar Caballero) è un attore spagnolo, regista, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, è nato il 25 settembre 1949 a Ciudad Real (Spagna). Pedro Almodóvar ha oggi 74 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.

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Nasce negli anni '50 a Calzada de Calatrava, provincia di Ciudad Real, nel cuore della regio-ne La Mancia. All'età di otto anni si trasferisce con la famiglia in Estremadura. Qui compirà i suoi studi liceali, i primi anni presso i Padri Salesiani e gli ultimi presso i Padri Francescani. A sedici anni si rende indipendente dalla fami-glia e si trasferisce a Madrid, senza soldi né lavo-ro, ma con un progetto molto concreto: studiare e fare cinema. Impossibile iscriversi alla Scuola Ufficiale di Cinema, Franco la ha appena fatta chiudere. Dal momento che non può imparare il linguaggio del cinema, decide di apprenderne il contenuto, ossia la vita, vivere... Nonostante la dittatura soffochi il paese, per un adolescente che viene dalla provincia, Madrid rappresenta la cultura, l'indipendenza e la libertà. Lavora spo-radicamente accettando impieghi di varia natura ma riuscirà a permettersi l'acquisto della sua prima cinepresa Super 8 soltanto una volta con-seguito un lavoro serio presso la Compañía Telefónica de España (N.d.T.: la Compagnia Nazionale dei Telefoni), dove resterà per dodici anni lavorando come impiegato amministrativo, dodici anni durante i quali svolgerà, contempo-raneamente, una serie di altre attività che signi-ficheranno la sua vera formazione sia come cineasta che come persona. La mattina, presso la società telefonica, ha l'opportunità di conoscere a fondo la borghesia spagnola degli inizi dell'era del consumismo, con i suoi drammi e le sue miserie, un filone completo per un futuro narra-tore. La sera, la notte scrive, ama, fa teatro col mitico gruppo indipendente Los Goliardos, gira film in Super 8 (sua unica scuola come cineasta). Collabora con diverse riviste underground, scrive racconti, alcuni dei quali vengono pubblicati. È membro di un gruppo punk rock parodistico, Almodóvar e McNamara. Per sua fortuna l'uscita del suo primo film nei cinema coincide con la nascita della democrazia spagnola. Dopo un anno e mezzo di riprese avventurose in 16 mm, nel 1980 esce Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, un film senza budget, realizzato in cooperativa col resto della troupe composta di soli debuttanti ad eccezione di Carmen Maura. Nel 1986, fonda col fratello Agustín la casa di produzione El Deseo S.A.. Il suo primo proget-to è La legge del desiderio. Da allora i due fratelli hanno prodotto tutti i film che Pedro ha scritto e diretto nonché diverse opere di altri giovani registi. Produce tre film molto speciali, apprezzati in tutto il mondo per il rischio e la delicatezza che com-portano i temi affrontati(La mia vita senza me, La niña santa e La vita segreta delle parole). Nel 2004, il film La mala educación viene scel-to per inaugurare il Festival di Cannes. Raccoglie critiche straordinarie in tutto il mondo. Riceve numerose nomination (Indipendent Spirit Awards, Bafta, César, Premi Europei del Cinema) e ottiene il prestigioso premio al Miglior Film Straniero del Circolo dei Critici di New York, nonché il Nastro d'Argento. Almodóvar probabilmente è il regista che oggi gode di maggior libertà e indipendenza nel pro-prio lavoro.

IRENE BIGNARDI
La Repubblica

John Malkovich si è conquistato l'inedito onore di non essere solo il protagonista ma di avere anche il suo nome nel titolo del bel film che si chiamava, appunto, Essere John Malkovich, dove si intrecciavano realtà e finzione. Ma un romanzo scritto in forma di autobiografia da un Io che si ritiene il personaggio ideale per Almodóvar, e che unisce il cinema e la scrittura narrativa, va al di là. E di un bel libro si tratta, Il teorema di Almodóvar, di un autore al suo primo romanzo, Àntoni Casas Ros (Luanda). Certo Almodóvar, che del romanzo di Casas Ros è un personaggio e l'ispiratore, sarà perfettamente al corrente dell'esistenza del libro. Non si sa se stia prendendo in considerazione l'ipotesi di farne il film che realizza nella finzione del romanzo. Ma c'è in effetti un sapore almodovariano in questa breve cronaca di una infelice giovinezza.

LIETTA TORNABUONI
La Stampa

Pedro Almodòvar, gran maestro spagnolo del cinema europeo, non è mai stato ipocrita rispetto alla propria omosessualità, ma con La ma/a educaciòn ha fatto davvero un film gay esplicito e appassionato, con esercizi di sesso e sussulti di sentimento ugualmente schietti: e forti come una confidenza, come se a cinquantatré anni fosse stufo di fare sul tema lo spiritoso o il parossistico e volesse arrivare a una sincerità piena Il film, che racconta un triangolo amoroso maschile (due ragazzini e il prete direttore del loro collegio) e tre versioni della medesima vicenda, è un poco confuso: dicono che sia nato per essere un episodio del trittico Eros (altri autori, Antonioni e Wong Kar-wai), poi ritirato, elaborato, allungato. Ma è struggente, bello: e serio.

MARIA PIA FUSCO
La Repubblica

L'ultima opera, Los abrazos rotos, in gara a Cannes, parla di un regista che non sopporta la luce. Proprio come l'autore. Che qui racconta tutte le altre cose che non sopporta. A cominciare dalle discriminazioni sessuali.
Los abrazos rotos, (Gli abbracci spezzati), il suo ultimo film in concorso al Fe stival di Cannes, è una sorta di thriller sulla personalità, in cui si parla di sdoppiamenti d'identità, traumi nascosti nel passato, trasfigurazioni nella finzione... Quando Pedro Almodóvar ne iniziò la lavorazione, disse che l'idea della storia gli era venuta in un momento nel quale soffriva di terribili emicranie. Il film le è servito come terapia?
«Sì. Ma non è che volessi fare un film sulle emicranie. In Los abrazos rotos non appare un solo analgesico. C'è, invece, un regista che vive nell'oscurità. II personaggio nasce dall'oscurità nella quale vivevo io in quei momenti. Se ci sono tante foto mie con occhiali neri non è per ragioni di glamour ma per la fotofobia, fotofobia ed emicrania vanno insieme. E, a pensarci, è un paradosso, in quanto io lavoro proprio con la luce, circondato da mille kilowatt di luce per mesi, e di fronte a schermi luminosi. Però non per questo cambierò professione. Nonostante tutti questi inconvenienti, il momento in cui mi sento meglio è quando giro. L'ho capito soprattutto in questo film. Non utilizzo il cinema come terapia, ma ho scoperto che il momento in cui ho meno dolori di testa è quando sto girando. Nello stupendo film Il divo ho scoperto che Andreotti soffre da sempre di emicranie. Mi sono rallegrato nel constatare che questo non gli ha impedito di compiere novant'anni, sebbene forse la chiave di tanta resistenza consista nell'essere diabolici quanto lui...».

RAI INTERNATIONAL

Appassionato, disinibito, ironico e grande provocatore, è il cineasta spagnolo del dopo Buñuel più famoso al mondo. Autodidatta, nato nella regione povera de La Mancha, all'età di otto anni emigra con la famiglia in Estremadura. Studia, con grandi sforzi economici, fino a superare l'esame di ammissione all'Università Salesiana. Ma la rigidità dell'esperienza di questi anni lo allontana dalla Chiesa - e dallo studio - e lo avvicina al suo sogno: il cinema. Sceglie di rischiare e parte per Madrid. Dove, per sopravvivere, fa l'ambulante a El Rastro, il mercato delle pulci della capitale spagnola.

News

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Regia di Pedro Almodóvar. Un film con Antonio Banderas, Penélope Cruz, Cecilia Roth, Asier Etxeandia, Julieta Serrano....
Il regista spagnolo è un habitué del Festival, giunto quest'anno alla sua 70esima edizione (17-28 maggio).
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