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Behnaz Jafari

Behnaz Jafari. Data di nascita 1 gennaio 1975 a Teheran (Iran). Behnaz Jafari ha oggi 49 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

Un'attrice contro il patriarcato

A cura di Fabio Secchi Frau

Quando Jafar Panahi l'ha scelta per il suo road movie Tre volti, sapeva di aver fatto la cosa giusta. Behnaz Jafari che cammina sul red carpet di Cannes non è solo il simbolo di un cinema che continua a vivere e svilupparsi dentro e fuori dai confini nazionali (perchè il regista Panahi lavora senza l'approvazione delle autorità iraniane, malgrado il ban che vige sulla sua testa dal 2010), ma anche quello di una lotta per l'emancipazione femminile. E lo si sottolinea per bene proprio in questo film. La storia di un'attrice che risponde a una richiesta di aiuto da parte di una ragazza che abita in una remota regione dell'Iran e che vuole studiare recitazione, ma i cui genitori preferiscono sposarla in modo tradizionale, fa stringere i pugni.
C'era una grande speranza nel cuore di Behnaz Jafari, quando ha cominciato a sognare di diventare un'attrice. È stato quello il suo primo motore. Tesa con ogni fibra del suo essere verso quell'immagine di se stessa, ha cominciato a sfidare le strutture patriarcali del suo Paese. Nonostante tante difficoltà, ha approfittato della nuova ondata di maggiore libertà che ha investito le donne della capitale, rispetto a quelle delle aree rurali, ed è riuscita nel suo intento. Era un salto nell'ignoto. Lo sapeva benissimo anche lei. Ma il "fuoco sacro", termine tanto caro alle nostre attrici, non si è mai spento.
Non è sempre stato così difficile. Behnaz Jafari lo sa bene. Prima della rivoluzione iraniana, c'erano tante famose attrici. Volti ancora ricordati e amati nell'attuale Iran. Parvaneh Massoumi, Pouri Banayi, Zhaleh Olov. Donne a cui venne proibito recitare alla fine degli Anni Settanta. Ostracizzate e isolate per decenni e che hanno ripreso a stare davanti alla cinepresa solo di recente. Ben inteso che la condanna dell'attuale regime rimane. Recitare per le donne è fuori legge. Ma emarginate e discriminate come "donne cadute", si intestardiscono e prendono posizione contro il trattamento a loro riservato. In tali circostanze, sono costrette a fare il loro lavoro con minimalismo. Non più set cinematografici con le luci puntate sui loro visi, ma una sola telecamera accesa, un assistente, il limite di pochi ciak.
Essere attrice in Iran significa essere estremamente flessibili e sensibili. Significa sfruttare il personaggio al massimo quando il regista dà il via, senza poterlo mettere in disparte nemmeno per un attimo.
Behnaz Jafari lo fa tutti i giorni. E tutti i giorni vede genitori o nonni che informano il regime che le loro figlie o nipoti vogliono seguire le sue orme nonostante il divieto. E così il suo lavoro diventa una forma nascosta di critica alla situazione politica e agli atteggiamenti tradizionali degli abitanti dei villaggi. Cosa la fa andare avanti? Gli applausi frenetici che riceve, la solidarietà delle altre donne, quell'anima sovversiva che trasforma in necessità sociale la propria vocazione artistica, ribadendo la responsabilità dell'attrice nei confronti della società e dell'individuo.

Studi
Laureata in Letteratura all'Islamic Azad University, un'istituzione privata e non governativa, Behnaz Jafari comincia a lavorare come attrice negli Anni Novanta, apparendo in film come Rusari Abi (1995), Cinema is Cinema (1997) ed Eshghe Taher (1999).

Il successo con Lavagne
L'Europa la scoprirà grazie a Lavagne (2000) di Samira Makhmalbaf, ma il suo ruolo più forte rimane quello di una malata di AIDS in A House Built on Water (2002). Particolarmente apprezzata dal regista Iraj Karimi, che la vorrà in molti dei suoi lungometraggi (Kandaloos Gardens , Chand tare mu ), si guadagna velocemente il ruolo da protagonista nei drammatici Bidar show, Arezoo! (2005) e Shirin (2008) del defunto Abbas Kiarostami. Poi con il rinnovato interesse del cinema iraniano per la condizione femminile, riuscirà a imporsi come una star sfruttando splendidi ritratti femminili in titoli come Havalie Otoban (2011) e Panj Setareh (2014). Non mancano le commedie. Si ride anche in Iran, malgrado non ve lo dicano, e Benhaz Jafari è perfetta anche in quel registro (The President's Cell Phone del 2012 o I Want to Dance del 2014). Tornerà al dramma molto presto però, a volte mischiandolo al thriller, come nel caso di Khaneye dokhtar (2015) o Khashm Va Hayahoo (2016). Arrivando infine a Tre volti (2018) di Jafar Panahi.

La tv
Non mancano gli impegni televisivi. Dalle serie tv drammatiche come Khake sorkh (2002) a quelle storiche come Mokhtarnameh (2010).

Ultimi film

Drammatico, (Iran - 2018), 102 min.
Drammatico, (Iran - 2008), 85 min.
Drammatico, (Iran - 1999), 85 min.

News

La protagonista del film di Jafar Panahi Tre volti. Dal 29 novembre al cinema.
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