di Marzia Gandolfi
Mélange di eleganza e rigore, Michelle Yeoh è stata ballerina, modella, miss (Malesia) ma è il suo talento 'marziale' a renderla celebre e immediatamente riconoscibile.
Talento eclettico espresso anche dietro la macchina da presa come produttrice, Michelle Yeoh incontra sul set di uno spot Jackie Chan ed subito kung fu.
Regina di levità e grazia, rivela le sue capacità atletiche nei film di arti marziali, equivalente asiatico dei musical. E il suo è davvero un corpo che balla, un corpo che sfida le forze di gravità, ascendendo architetture antiche o foreste di bambù con l'elegante leggerezza di un valzer.
Versatile e leggera come ogni eroina wuxiapian, l'attrice condivide lo schermo con Jet Li (Tai-Chi Master, 1993) e Jackie Chan (Supercop, 1992), lavora con Corey Yuen (Yes, Madam, 2003) e con Johnnie To (The Heroic Trio, 1993) e poi cede al richiamo di Hollywood, dove prova a elaborare uno 'stile' proprio e lontano da un genere così codificato.
Sollecitata dall'industria americana, sensibile al suo fascino combattente, l'attrice si 'ambienta' con Ang Lee (La tigre e il dragone, 2000) e si affida a Rob Marshall (Memorie di una geisha, 2005).
Se nel 1997 affianca Pierce Brosnan, debuttando sul palcoscenico internazionale (Il domani non muore mai), sei anni dopo dice no con rammarico ai Wachowski, perdendo l'occasione di consolidare la sua posizione a Hollywood (Matrix Reloaded, 2003).
Nondimeno, sollecitata dall'industria americana, sensibile al suo fascino combattente, l'attrice si 'ambienta' con Ang Lee (La tigre e il dragone, 2000), si affida a Rob Marshall (Memorie di una geisha, 2005), doppia Divinatrice (Kung Fu Panda 2, 2011), condanna un malvagio imperatore (La Mummia - La tomba dell'imperatore Dragone, 2008).
Versione evoluta della Bond girl, perché non s'incipria il naso e affronta gli avversari ad armi pari (Il domani non muore mai), l'attrice sperimenta (anche) il registro drammatico in Memorie di una geisha (2005) e in The Lady - L'amore per la libertà (2011).
Con laconica saggezza, Michelle Yeoh incarna un'icona della lotta per la democrazia, una lady luminosa lanciata contro l'oscurità della dittatura militare a cui presta idealmente la sua spada.
Malese tra due cinesi (Gong Li e Zhang Ziyi), interpreta un fiore giapponese all'americana (Memorie di una geisha) per Rob Marshall e trova il ruolo da protagonista con Luc Besson (The Lady), pagando la sua interpretazione con un'illegittima espulsione dalla Birmania.
Finita nella lista delle persone 'non grate', Michelle non si scompone e tiene alta con la sua performance l'attenzione sulla storia di una donna incredibile, Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana costretta quindici anni alla detenzione domiciliare.
Perché Michelle a mani nude (kung fu) o armata di spada (wuxiapian), combatte sempre dal lato chiaro della forza, volando, rimbalzando e scivolando sull'acqua.
Abbigliata con costumi che sono la rappresentazione simbolica del potere che detiene il suo personaggio e referenza che segnala che quel personaggio conosce le arti marziali, Michelle Yeoh è corpo iperelastico che riflette valori nobili e riconquista la scena. Con acrobatica energia e competenza d'equilibrio.
Assoldata da Netflix e diretta questa volta da Yuen Woo-Ping, il più grande coreografo di arti marziali cinese (Matrix, Kill Bill), l'attrice malese torna in un film di cappa e spada che prosegue le avventure de La tigre e il dragone (2000) e conserva l'inclinazione femminista, l'amore perduto, la spada leggendaria. Sedici anni dopo il successo di Ang Lee, Netflix raccoglie la sfida e rilancia con Crouching Tiger, Hidden Dragon - Sword of Destiny (2016), sequel che promette con gli ingegnosi effetti speciali, e dentro un trailer incantatore, le virtù poetiche del suo predecessore. Anello di congiunzione tra le due produzioni è Michelle Yeoh che interpreta di nuovo Yu Shu Lien e si misura questa volta con Donnie Yen, popolarissimo artista (e attore) marziale, e Harry Shum Jr., cresciuto alla scuola di Glee.
Signora di un genere che ha bruciato gli ultimi fuochi alla fine degli anni Settanta, prima che Tsui Hark lo resuscitasse, l'attrice diffonde nella limpidezza formale del wuxiapian dinamismo e astrazione, correndo verticalmente sui muri o posandosi in perfetto equilibrio su un ramo, privilegiando l'estetismo del movimento, di cui accentua l'ampiezza perché il desiderio e la volontà di vittoria risiedono nella prestanza della statura e nelle pose estetiche del combattimento.