Quanti volti, emozioni e sentimenti contrastanti ha una donna? Risponde Pilar Fogliati con Romantiche, il suo primo film che è una divertente matrioska con all'interno una serie di maschere diverse tra loro, tutte raccontate attraverso il filtro calzante dell'ironia. 

Come fece a suo tempo Carlo Verdone con Un sacco bello, così l'attrice trentenne sceglie per il suo debutto dietro la macchina da presa non solo di autodirigersi, ma di interpretare e raccontare una galleria di personaggi che sanno restare impressi perché portano sullo schermo, con voluta esagerazione comica, le diverse sfumature del femminile contemporaneo. 

C'è un precedente: un video diventato virale sui social in cui Fogliati si cimentava nel cambiare di continuo espressioni e modi di parlare interpretando ragazze diverse. Qui il numero comico diventa struttura e assume una tridimensionalità grazie alle diverse storie delle donne che sceglie di raccontare. C'è la sceneggiatrice di dubbio talento alla ricerca della famosa giusta occasione che finisce tra le grinfie di una cinica produttrice e, malgrado gli evidenti fallimenti, non intende mollare. C'è l'aristocratica infelice che trova il senso della vita impastando la farina e aprendosi alle nuove conoscenze, al di là di ogni pregiudizio di classe. C'è la commessa promessa sposa che dovrà capire se resistere o meno a una forte tentazione. Infine c'è l'aggressiva mangia-uomini che si ritrova tradita nel peggiore dei modi e dovrà capire come reagire. 

C'è un fil rouge che unisce tutte loro: sono, come il titolo suggerisce, anime romantiche. Ognuna a modo proprio. In realtà sono tutte in cerca di se stesse, impareranno a loro spese a mettere l'amore per se stesse davanti a tutto, specie a certe esperienze sentimentali di dubbia fortuna. 

Un'altra peculiarità le accomuna: pur essendo giovani, sono donne che scelgono di lavorare su se stesse. Seguono infatti tutte una psicoterapia, altro espediente comico (verdoniano anch'esso, in fondo) utile a collegare le singole storie e a creare siparietti ironici con la malcapitata terapeuta di turno interpretata da Barbora Bobulova, convincente come sempre. 

Un'opera prima fresca e sorprendente, che sceglie di mettere al centro le giovani donne - queste sconosciute nella cinematografia di un Paese che troppo spesso si dimentica di approfondirle - e le loro piccole grandi nevrosi quotidiane, con irresistibile autoironia. E un sano tocco di women empowerment: le ragazze del nuovo millennio raccontate da Pilar Fogliati saranno pure sull'orlo di una crisi di nervi', ma anziché subire il loro destino si rimboccano le mani e se lo creano. Anche al Pigneto, perché loro non mollano: romantiche sì, ma romantiche 2.0, nell'era in cui prima degli uomini e di qualunque partner possibile vengono loro.