Un film che sa prendere le giuste misure per raccontare tematiche potenzialmente spigolose. In anteprima al Giffoni e dal 7 settembre al cinema.
di Luigi Coluccio
È un cinema di parole e situazioni, quello di Bardani, supportato dalla bella fotografia di Timoty Aliprandi e il brano-apripista di Brunori Sas. Ci arriva preparato e approntato, il regista, alla versione filmica di Il più bel secolo della mia vita, e lo dimostra anche il fatto di aver saputo scegliere con occhio emotivo ed estetico i due protagonisti principali, qui Sergio Castellitto e Valerio Lundini: coppia dotata del giusto star power e perfettamente complementare, con da una parte il Metodo Castellitto per immergersi nella voce bassa ed espressività tutta sopra la cintola dell’ultracentenario Gustavo; e dall’altra la Maschera Lundini, solo mezze frasi e indecisione perenne perfette per il suo Giovanni.
E l’investitura attoriale si rivela ancora più importante visto il declivio preso per affrontate un tema così spigoloso da maneggiare, che si sarebbe potuto trasformare in uno sterile dibattito a tesi. Tutto questo è innervato dalla regia di Bardani, misurata al secondo sul senso dell’operazione. Cinema medio, cinema giusto, cinema che ci deve sempre stare.