Radicale e malato, il film di Desplechin è a immagine del suo soggetto e della sua famiglia spezzata. Presentato in Concorso a Cannes e dal 3 agosto al cinema.
di Marzia Gandolfi
Non si esce indenni dal nuovo film di Arnaud Desplechin. Radicale e malato, Fratello e sorella è a immagine del suo soggetto e della sua famiglia spezzata.
Non è la prima volta che Arnaud Desplechin invita Marion Cotillard e Melvil Poupaud nel suo cinema intimo e romanzesco, dove i personaggi si fanno eco, ritrovano le stesse mitologie personali, e gli attori cambiano di ruolo, si rispondono di film in film disegnando le multiple vite della famiglia Vuillard di Roubaix. Come cowboy di un vecchio western, i protagonisti si affrontano a colpi di parole, di sguardi, di gesti. Poupaud è una montagna da scalare, Cotillard un blocco da scalfire.
Punteggiato da impressionanti scene di rabbia, Fratello e sorella serve ai suoi antagonisti un duello a distanza e al limite dell’insania. C’è da sempre un furore segreto nel cinema di Desplechin che qui prende tutto lo spazio.
Fratello e sorella è un film sconcertante, che ci perde e ci vince sul filo di sentimenti esacerbati fino alla sua conclusione luminosa e finalmente ‘in ascolto’.