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Unclenching the Fists, un lavoro derivativo, molto sentito ma impersonale

Gli equilibri di una famiglia vengono sconvolti dal ritorno a casa del primogenito. Presentato in Un Certain Regard.
di Roberto Manassero

domenica 11 luglio 2021 - Cannes Film Festival

Nella città mineraria di Mizur, nell'Ossezia del Nord, Russia meridionale, vive la ventenne Ada, che lavora nello spaccio di una scuola ed è sorella di Dakko, più giovane di qualche anno, animo semplice e un po' selvaggio. Loro padre Zaur, vedovo da molti anni, tiene entrambi i figli sotto controllo, badando soprattutto che Ada non abbia fidanzati o addirittura non scelga di fuggire dalla città. L'arrivo inaspettato di Akim, il fratello maggiore trasferitosi nella vicina Rostov, spinge Ada a fare di tutto per liberarsi dalla morsa affettiva del padre e finalmente vivere una vita indipendente. Nel suo passato c'è in realtà un trauma mai superato, che è il vero motivo dell'amore possessivo di Zaur e l'origine del dolore di tutta la famiglia.

Ambientata in una terra desolata, anni fa teatro di uno spaventoso attentato terroristico, la storia della prigione fisica e spirituale di una giovane donna e della sua lotta per liberarsi dalla gabbia dei legami di sangue.

Mettiamola così: se non esistesse Tesnota di Kantemir Balagov, fatalmente presentato sullo stesso palco del Certain regard di Cannes quattro anni fa, il secondo film della giovane regista russa Kira Kovalenko sarebbe un'opera narrativamente potente ed emotivamente forte.
 

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