Titolo originale | Unclenching the Fists |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Russia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Kira Kovalenko |
Attori | Milana Aguzarova, Alik Karaev, Soslan Khugaev, Khetag Bibilov, Arsen Khetagurov Milana Pagieva. |
Uscita | giovedì 14 luglio 2022 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Movies Inspired |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,94 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 12 luglio 2022
Gli equilibri di una famiglia vengono sconvolti dal ritorno a casa del primogenito. Il film è stato premiato agli European Film Awards, In Italia al Box Office Ada ha incassato 7,5 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Nella città mineraria di Mizur, nell'Ossezia del Nord, Russia meridionale, vive la ventenne Ada, che lavora nello spaccio di una scuola ed è sorella di Dakko, più giovane di qualche anno, animo semplice e un po' selvaggio. Loro padre Zaur, vedovo da molti anni, tiene entrambi i figli sotto controllo, badando soprattutto che Ada non abbia fidanzati o addirittura non scelga di fuggire dalla città. L'arrivo inaspettato di Akim, il fratello maggiore trasferitosi nella vicina Rostov, spinge Ada a fare di tutto per liberarsi dalla morsa affettiva del padre e finalmente vivere una vita indipendente. Nel suo passato c'è in realtà un trauma mai superato, che è il vero motivo dell'amore possessivo di Zaur e l'origine del dolore di tutta la famiglia.
Ambientata in una terra desolata, anni fa teatro di uno spaventoso attentato terroristico, la storia della prigione fisica e spirituale di una giovane donna e della sua lotta per liberarsi dalla gabbia dei legami di sangue.
Mettiamola così: se non esistesse Tesnota di Kantemir Balagov, fatalmente presentato sullo stesso palco del Certain regard di Cannes quattro anni fa, il secondo film della giovane regista russa Kira Kovalenko (che per di più di Balagov è la fidanzata ed è stata compagna di studi nella scuola di cinema di Aleksandr Sokurov) sarebbe un'opera narrativamente potente ed emotivamente forte. Purtroppo per la regista, invece, le troppe e probabilmente volute somiglianze con Tesnota - uno degli esordi più folgoranti degli anni Duemila - danno a Unclenching the Fists (cioè "aprire i pugni", e chi vedrà il film capirà immediatamente il senso del titolo) l'aria di un lavoro derivativo, senza dubbio sentito ma incapace di costruire uno sguardo proprio.
La protagonista Ada, interpretata dall'intensa Milana Aguzarova, nel suo essere vittima di un sistema familiare opprimente, è troppo simile alla Ilana di Balagov: lo stesso sguardo famelico e disperato, la stessa voglia di libertà, lo stesso retaggio familiare che le impedisce di ribellarsi fino in fondo al mondo che la tormenta. A parte l'amica insegnante che lavora nella scuola vicina al suo negozio, nella vita di Ada, che ha perso la madre diverso tempo prima, ci sono solo uomini - il padre, i due fratelli, l'insistente spasimante Tamik - e tutti quanti la bloccano con la loro cocciutaggine tutta maschile, la posseggono, la tengono ferma con le braccia e con le mani mentre dorme, mentre lavora, mentre cerca di uscire di casa e mentre fa l'amore.
L'abbraccio soffocante su cui si chiudeva Tesnota, qui è replicato in maniera quasi parossistica. La simbologia dei gesti è non a caso insistita ed esplicita (il padre ruba l'identità ad Ada nascondendole i documenti, nel negozio gli oggetti cadono a terra di continuo, nel finale una borsa viene liberata al vento...), e per quanto la regista dimostri di aver imparato bene la lezione su come filmare i corpi e i volti da vicino, muovendo la macchina in modo nervoso e creando una tensione continua fra le inquadrature e le figure in campo, al film manca la precisione dello sguardo di Balagov, il senso naturale e rarefatto della messinscena, la sua precisione implacabile.
Due cose soltanto distinguono Unclenching the Fists da Tesnota (che era ambientato non in Ossezia, ma nel vicino Kabardino-Balcaria): il senso di Kovalenko per gli spazi, la sua capacità cioè di collegare la condizione esistenziale dei personaggi a paesaggi desolati e (la città di Mizur è circondata da una catena montuosa, le sue case sono fatiscenti, le sue strade polverose e infinite), e il momento scioccante della rivelazione della violenza che ha cambiato la vita di Ada - un fatto di cronaca che non riveleremo, ma ancora oggi molto noto, che lega il destino di una ragazza dell'Ossezia del nord a quello di un intero popolo.
Da frammenti come questi s'intravede il talento di Kira Kovalenko, forse ancora troppo acerbo, o semplicemente troppo legato a un modello inevitabilmente più alto, per creare al momento un cinema personale e indipendente.
Alcuni possono sopportare la schiavitù, dice Kira Kovalenko citando William Faulkner, ma nessuno può sopportare la libertà. E proprio la libertà cerca la protagonista di Ada (Razzhimaya kulaki, Russia e Francia, 2021, 97'). Ada (Milana Aguzarova) ha vent'anni e vive tra le montagne del Caucaso, nell'Ossezia del Nord. Nel suo passato c'è la strage compiuta in una scuola da un gruppo di separatisti ceceni. [...] Vai alla recensione »
La regista russa Kira Kovalenko, qui alla sua seconda prova di regia dopo Sofichka del 2016, apprendiamo dalle cronache essere la compagna di Kantemir Balagov e non è per fare gossip, ma perché il regista russo è, a sua volta, l'autore di Tesnota (passato a Torino nel 2017). E qui si arriva allo svelamento di questa premessa: Ada deve molto, moltissimo, forse anche troppo al film citato e raccontando [...] Vai alla recensione »
Ada tiene spesso il viso nascosto e non solo quello. Ada ha un fratello più grande già scappato di casa e uno più piccolo che quando non è in giro a fare il pazzo in motocicletta vuole sempre dormire con lei (un'insistenza che sfiora l'incesto). Ada ha anche un padre-padrone, un uomo malato nel corpo e nell'anima che la controlla in ogni momento credendo di amarla e proteggerla.
Ada è un corpo. Ada è un oggetto. Non tanto perché il suo corpo vada incontro a una consueta mercificazione estetica, ma perché è del tutto privata di una propria autonomia e autodeterminazione. Ada lenisce mancanze. Sopperisce ad assenze. In quell'ingranaggio spesso schiacciante che è la famiglia, Ada è chiamata a conformare se stessa alle esigenze dei diversi uomini che compongono il nucleo parentale [...] Vai alla recensione »
Mizur, cittadina mineraria nell'Ossezia del nord. Caucaso, vicino alla Cecenia, non c'eravamo già stati? Almeno una volta, se abbiamo visto "Tesnota" di Kantemir Balagov, la storia di Davide e Lea, coppia di fidanzati ebrei rapiti alla vigilia delle nozze. Il rabbino in sinagoga fa una colletta per mettere insieme i soldi del riscatto, la polizia viene tenuta fuori.
Il secondo lungometraggio di Kira Kovalenko (premiata a Cannes nella sezione Un certain regard) conferma la fertilità della scuola di cinema creata da Aleksandr Sokurov a Nalcik, sua città natale nel Caucaso. Ada ha molti punti in comune con Tesnota di Kantemir Balagov, altro fuoriclasse cresciuto alla corte di Sokurov. Come il film di Balagov, è prima di tutto un luogo: una piccola città mineraria [...] Vai alla recensione »
Ada è una giovane donna che vive a Muzir, città desolata nell'Ossezia del Nord, repubblica del Caucaso nella Russia meridionale. Lavora in un piccolo negozio e sogna la fuga dall'abbraccio soffocante del padre Azur, rimasto vedovo, che vorrebbe tenerla chiusa in una gabbia: niente ragazzi, niente appuntamenti, niente profumi. Il film della giovane regista russa Kira Kovalenko, originaria dei luoghi [...] Vai alla recensione »
Ada è una giovane e bellissima donna; convive con un problema che ne compromette la socialità. Il padre la sorveglia giorno e notte e custodisce il suo passaporto, impedendole di effettuare quell'operazione che potrebbe restituirle una vita normale. Un film incredibilmente attuale e prezioso che fa riflettere sul problema del corpo delle donne ostaggio della società.
L'opera seconda di Kira Kovalenko, vincitrice di Un Certain Regard al 74. Festival di Cannes, è la storia di una giovane ragazza in bilico tra un contesto familiare iperprotettivo e l'impossibilità di riuscire a fuggire dai propri cari. Nella vecchia città mineraria di Mizur, situata a nord dell'Ossezia, tra fatiscenti e incolori prefabbricati situati lungo una vallata incisa dal fiume, insieme al [...] Vai alla recensione »
Ada gioca a nascondino, schiacciata contro un muro con il viso semicoperto per non farsi trovare dall'invadente spasimante. È in fuga da un universo maschile opprimente e claustrofobico. Inizia così il secondo film di Kira Kovalenko con una netta ascendenza letteraria, quella del William Faulkner di Non si fruga nella polvere. A volte è molto più comodo rotolarsi nella schiavitù che avere il coraggio [...] Vai alla recensione »
Dopo esser stato proiettato a Cannes nel 2021, dove ha vinto la sezione "Un certain regard", e dopo aver rappresentato la Russia all'ultima edizione degli Oscar, esce in Italia Ada, il secondo lungometraggio della giovane e talentuosa regista Kira Kovalenko. Non solo dobbiamo rammaricarci per l'uscita a fine stagione che rischia di far passare praticamente sotto silenzio un film di livello, ma dobbiamo [...] Vai alla recensione »
Ada balla con i suoi fratelli, stretta tra loro due in un abbraccio che non è gioioso ma disperato e opprimente. Ada intreccia un flirt con un ragazzo della zona, che continua a cercarla e inseguirla, ma quando poi la raggiunge è incapace di afferrarla davvero. Ada subisce l'affetto dispotico del padre, che le vuole bene, ma non vuole lasciarla andare e, per non perderla, rifiuta di curarla definitivamente [...] Vai alla recensione »
Quella che racconta la regista Kira Kovalenko è una storia dura in un paesaggio umano e naturale durissimo. Incontriamo la protagonista di Unchenching the Fists nella prima inquadratura. Ada, questo è il nome dell' eroina interpretata dall' attrice Milana Aguzanova, ha il viso mezzo nascosto sotto il pullover e lo sguardo vispo d' un personaggio della letteratura naturalista: un ragazzo di vita, una [...] Vai alla recensione »