Heels

Heels racconta la storia di due fratelli, rivali nella realtà ancor più che nello spettacolo, quello da loro messo in scena nella piccola contea di Duffy, in Georgia, dove il campionato locale di wrestling è la principale attrazione della popolazione. Jack (Stephen Amell) ed Ace (Alexander Ludwig) sono infatti le principali attrazioni di uno spettacolo settimanale che richiama tutta la città e che vede in particolare i due fronteggiarsi sia sul ring, come lottatori, ma anche dietro le quinte, come artefici di uno show; un duello che quindi nasconde drammi personali, conflitti interiori e un complesso passato con il padre, wrestler e fondatore del business di cui sono eredi.

La serie Starz ci introduce in quello che possiamo giustamente definire come uno degli sport nazionali statunitensi, il wrestling.

Da subito si svelano gli altarini di questo mestiere artigianale (ancor prima che una pratica sportiva), essendo un sistema di intrattenimento complesso che richiede, a chi si avvicina ad esso criticamente, una buona dose di pazienza nel comprendere il limite estremamente sottile che divide la finzione di questo spettacolo dalla reale identità dei suoi combattenti. Un limite già esposto e sfruttato da Darren Aronofsky in The Wrestler, in cui il personaggio interpretato magnificamente da Mickey Rourke permetteva al regista di arrivare a una verità, pur raccontando di un mondo che, fondamentalmente, è costruito sulla finzione.

Un processo spesso adottato e un tema frequentemente analizzato dal cinema d'autore contemporaneo (si pensi a Birdman di Iñárritu), che in Heels richiede, dal punto di vista seriale, estensioni drammatiche e ridondanze, garantite dalla coralità di personaggi secondari che compongono la serie. Questa coralità, purtroppo, arriva solo nella seconda parte della stagione, concentrando i primi quattro episodi in uno scontro diretto tra i due fratelli, relegando alcuni interessanti personaggi a funzioni, pur essendo - come si nota nel prosieguo della serie - fondamentali per l'architettura narrativa.

La serie ha però il pregio di concretizzare le due anime del wrestling nei due personaggi protagonisti: da un lato Jack, principale erede della Duffy Wrestling League in seguito alla morte del padre - anch'egli wrestler - il cui principale conflitto interiore si estende a un contesto più ampio, quello in cui il limite tra realtà e finzione si assottiglia sempre più, determinando una domanda di intrattenimento più complessa rispetto al passato, e spingendolo a individuare nuove possibilità drammatiche. Jack è infatti il principale sceneggiatore dello spettacolo, colui che decide chi affronterà chi, con quali modalità, e soprattutto con quale scopo nei confronti di un'audience sempre più esigente. Dall'altro lato Ace si configura come il principale elemento di discontinuità, essendo l'astro nascente e quindi il principale simbolo di un sistema che sta cambiando.

Le psicologie dei due personaggi si muovono alternativamente tra la realtà dell'individuo e la finzione del personaggio che interpretano sul ring, due personalità sovrapposte e contrarie l'una all'altra: laddove Jack è un uomo coscienzioso e burattinaio al fine di far funzionare l'azienda per il bene di tutti, Ace è un animo instabile e arrogante; laddove Ace confonde il suo personaggio, estremamente adorato dalla folla per la sua presunta bontà, il personaggio di Jack sul ring è invece odiato e funzionale alla costruzione di una narrazione di cui lui stesso è artefice.

Questo complesso scambio identitario richiede perciò una lunga premessa, un'impostazione dei personaggi principali che mette in secondo piano gli altri, sacrificandoli e trascurando alcune linee narrative interessanti (come il divario di genere, timidamente accennato nei primi episodi, o il rapporto genitore-figlio), trasformando il ring in un palcoscenico in cui la violenza recitata diventa reale.

Benché sia piacevole scrutare il limite tra realtà e finzione, la serie tentenna in questo approccio critico, focalizzandosi principalmente sullo scontro tra i due fratelli. Non appena Jack, nel primo episodio, sovverte il sistema, facendo male al fratello di fronte a un pubblico pagante, l'audience si sente tradita dalla rottura del patto fondamentale tra lo spettatore e l'artefice dello spettacolo; ciononostante, a questa crisi metanarrativa che la serie premette sin dal primo episodio, "segue" di tutta risposta il pugno di Ace, che trasforma la crisi in un gesto patetico, e la serie in una tragedia familiare agrodolce e, purtroppo, convenzionale. 