Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Kenneth Branagh |
Attori | Caitriona Balfe, Judi Dench, Jamie Dornan, Ciarán Hinds, Colin Morgan Lara McDonnell, Conor MacNeill, Zak Holland, Thea Achillea, Jude Hill. |
Uscita | giovedì 24 febbraio 2022 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Universal Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,16 su 35 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 7 marzo 2022
Un giovane ragazzo e la sua famiglia operaia vivono la tumultuosa fine degli anni '60. Il film ha ottenuto 7 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, ha vinto un premio ai David di Donatello, 6 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, Il film è stato premiato a Roma Film Festival, 6 candidature e vinto un premio ai BAFTA, 1 candidatura agli European Film Awards, 11 candidature e vinto 2 Satellite Awards, 11 candidature a British Independent, a National Board, a Toronto, 9 candidature e vinto 3 Critics Choice Award, 2 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, 1 candidatura a Goya, a AFI Awards, In Italia al Box Office Belfast ha incassato 1,9 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Belfast, 1969. Buddy vive con la mamma e il fratello maggiore in un quartiere misto, abitato da protestanti e da cattolici. Sono vicini di casa, amici, compagni di scuola, ma c'è chi li vorrebbe nemici giurati e getta letteralmente benzina sul fuoco, aizzando il conflitto religioso, distruggendo le finestre delle case e la pace della comunità. La famiglia di Buddy, protestante,si tiene fuori dai troubles, non cede alle lusinghe dei violenti e attende con ansia il ritorno quindicinale del padre da Londra, dove lavora come carpentiere. Emigrare è una tentazione, ma come lasciare l'amata Belfast, i nonni coi loro preziosi consigli di vita e d'amore, la bionda Catherine del primo banco?
Kenneth Branagh guarda all'indietro, al tempo della sua infanzia, e costruisce un sentito omaggio alla città che lo ha cresciuto, alla sua forza d'animo, il suo umorismo particolare, l'allegria e la tensione che ne facevano (ne fanno?) un posto unico al mondo.
Il punto di vista del suo alter ego di nove anni, Buddy, è il filtro attraverso cui passa ogni cosa, reso visivamente con un'inquadratura dal basso che denuncia una tendenza alla didascalia che permea sottilmente tutto il film, e che si ritrova, per esempio, nell'uso del canzoniere di Van Morrison: perfetto, ma appesantito da un uso eccessivo, spesso soltanto a rinforzo delle immagini. Che si tratti di peccati di ingenuità o di velleità poco importa, perché il film procede cosìconvinto e sicuro per la sua strada stilistica, assommando idee che sarebbe più corretto definire trovate (dal bianco e nero dei ricordi si esce solo quando si va al cinema o a teatro, perché l'arte è a colori, ma non la tivù, cattiva maestra) e opinabili strumenti grammaticali (abbondano i primi e primissimi piani), che finisce per avere una sua cifra ben definita, persino un suo gusto, senza dubbio una personalità.
L'esperienza teatrale ha insegnato a Branagh la potenza di fuoco di un buon cast, e in questo caso gli attori tutti, più e meno giovani, accompagnano alla bravura la loro indubbia fotogenia, illuminata dalla fotografia di Haris Zambarloukos, ma a svettare sono soprattutto Judy Dench e Charan Hinds, protagonisti dei momenti più belli dei film, nel ruolo dei nonni.
Nell'amarcord del regista, infine, e nel romanzo di formazione del giovane Buddy, non poteva mancare il cinema: mentre cerca di trovare la propria strada (spronato dai confusi ma terrificanti discorsi del pastore protestante), il piccolo cerca aiuto nei film: "Mezzogiorno di fuoco", "L'uomo che uccise Liberty Valance", "Chitty Chitty Bang Bang", si offrono di volta in volta come modelli di ruolo o alternative di vita, ampliando il bagaglio sentimentale del personaggio e l'orizzonte di senso del film.
“Belfast” (id. 2021) è il diciottesimo lungometraggio del regista-produttore nord-irlandese Kennet Branagh Ecco che arriva il punto di non-ritorno. L’attore-regista ha avuto una forza e un coraggio vivi ne girare e recitare (benissimo) pellicole da drammi shakespeariani. Intensi, belli, caricati. Poi….si è voluto dedicare al cinema ‘generalista’ [...] Vai alla recensione »
Il senso di questo (splendido) ‘memoir’, girato in un bianco e nero di forte impatto visivo (merito della fotografia di Harris Zambarloukos), sta tutto nella dedica finale: a quelli che sono rimasti, a quelli che se ne sono andati, a quelli che si sono persi. Kenneth Branagh mette in scena un inno alla città di Belfast, dove è vissuto fino a nove anni, e lo colloca nel 1969 all’epoca drammatica dei [...] Vai alla recensione »
Belfast 1969. In un quartiere periferico della città dove tutti si conoscono, bambini e ragazzi giocano per strada. Improvviso, l'urto di un gruppo violento irrompe nel quartiere, saccheggiando vetrine, finestre, facendo esplodere una auto in sosta, e rompe l'idillio ricordandoci che siamo negli anni in cui esplode la guerra civile nell'Irlanda del Nord fra la comunità cattolica e quella protestante.Il [...] Vai alla recensione »
Buddy è un bambino che vive col fratello maggiore, i genitori e i nonni in un quartiere di Belfast, dove sono concentrate molte famiglie protestanti. Siamo negli anni '60, periodo di contrasti tra le due fazioni religiose, fomentate dal Regno Unito che voleva prevaricare sull'Isola di smeraldo. Arrivando a creare una separazione tra Irlanda del Nord e Irlanda ancora esistente.
Le immagini a colori della capitale nordirlandese aprono il film e subito trascolorano nel bianco e nero di una stradina dove camminano persone o fanno capannello e giocano i bambini in attesa della cena. Buddy (Jude Hill) è uno di questi e lotta con un drago immaginario, quando la madre sulla porta del numero 96 (!) della stradina lo chiama.
Belfast è uno di quei film che fanno bene al cuore, agli occhi, che riconcilia con la bellezza, dopo due anni in cattività dovuta alle restrizioni della pandemia. E' un omaggio al cinema, certo, non è un'idea originale, è un mondo visto attraverso gli occhi e i ricordi di un bambino, la realtà in bianco e nero e i sogni a colori, nemmeno questo è [...] Vai alla recensione »
Belfast, vincitore del premio del pubblico al festival di Toronto all'Heartland Film Festival di Indianapolis e a quello di Middleburgh in Virginia, è un puro esempio di cinema che dagli spunti biografici, diviene sineddoche di racconto sociale, di conflitto tra protestanti e cattolici nella celebre capitale nord-irlandese nota negli anni ’60 per accesi e aspri scontri religiosi.
Sono ancora frastornata dalla presenza scenica di Colin Morgan.Domani elaborero' pensieri meno sconclusionatiOkNon ancora perfettamente lucida ma va meglio.Ho letto le varie recensioni e mi sono fatta un' idea di Belfast: o lo si ama o lo si odia.Io l' ho amatoSono partita un po' prevenuta proprio per alcune critiche, ma no, mi è piaciuto, 97 minuti scivolati via senza che me constatassi (anche mio [...] Vai alla recensione »
Concludo qui la mia rassegna di film visti e non recensiti nel 2021, l'anno della ripresa dopo la paralisi del Covid. 1.Belfast (bel film, che narra i conflitti tra cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord del 1969, a partire dallo sguardo di un bambino di nove anni, quasi una rivisitazione dell’infanzia del regista, un ottimo Branagh) 3.
Un romanzo di formazione. Il proprio sé bambino. Una lettera d'amore. La realtà in bianco e nero e le fantasie a colori. Un cast meraviglioso e 7 nomination all'Oscar. Kenneth Branagh ci riporta alla sua Belfast del 1969. Belfast mette nitidamente a fuoco un’infanzia tra purezza e tormento nella difficile Belfast di fine anni Sessanta, carica di rabbia e tensioni.
Ciò che trovo incredibile è l'oscar alla migliore sceneggiatura. Sceneggiatura? Premiandolo hanno ottenuto anche un involontario effetto comico dato che la sceneggiatura è praticamente assente se paragonata a regia e fotografia, infatti l'enfasi, la cura, l'attenzione, il mestiere infusi in quest'ultime fanno sembrare la sceneggiatura una improvvisazione [...] Vai alla recensione »
La sceneggiatura non brilla se paragonata a regia e fotografia: l'enfasi, la cura, l'attenzione, il mestiere infusi in quest'ultime fanno sembrare la sceneggiatura una improvvisazione frammentaria al servizio di una tecnica notevole, tra un omaggio e l'altro ai Grandi del passato. Il film dovrebbe essere un drammatico ma il dramma si perde in una continua ricerca estetica [...] Vai alla recensione »
Kenneth Branagh, ha confermato le sue grandi capacità di regista. Storia che vede impegnate tre generazioni, coinvolte in una guerra che probabilmente nessuno capisce, ma durante la quale scorrono vite. Il film è un concentrato di saggezza, amore, innocenza, umorismo sottile.Per quel che conta, suggerisco la visione.
Nel 1969 Buddy ha 9 anni e abita con la sua famiglia in un quartiere popolare di Belfast. La vita pare scorrere nella più completa tranquillità mentre i primi scontri fra cattolici e protestanti danno il via a una lotta senza quartiere che nella mente di un bambino viene esorcizzata dal cinema e dal solido rapporto con i nonni paterni.
LA GUERRA VISTA CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO. BELLISSIMO FILM
Belfast, come tutta l'Irlanda, è un posto pieno di Vita. Questo film è un tributo alla città e alla sua storia. Attori bellissimi, racconto delicato nella guerra di fine anni '60. Belle canzoni di sottofondo e struggenti le dediche finali. Tutto perfetto per un prodotto che si fa vedere ma non appassiona più di tanto.
Attratto dalle 7 nominations ai prossimi Oscar 2022 e dal regista navigato Kenneth Branagh si esce dalla sala un pò delusi in quanto la pellicola - seppur trattando un argomento serio (il conflitto religioso e di classe tra protestanti e cattoloci nella Belfast di fine anni 60) per noi italiani così distante - non emoziona lo spettatore.
Film incomprensibilmente candidato a numerosi premi Oscar. Affronta il tema storico della lotta fratricida tra cattolici e protestanti a Belfast in modo superficiale, banale e piatto. 100 minuti in cui, praticamente, non succede nulla, con una sceneggiatura davvero non altezza, a tratti surreale. Piange il cuore a confrontarlo, sullo stesso tema, con film che hanno lasciato il segno come 'Nel [...] Vai alla recensione »
3.5 Drammatico leggero..... con i soliti schemi socio politici, con le solite provocazioni che si vedono tutti i giorni nella quotidianità e nelle cronache televisive e talk........per me e più bello jojo rabbit multisala, giovedì, 14:30, biglietto 9 euro 👎, clienti tre, adesso prima di comprare chiederò quanto costa il biglietto ! cosi invece [...] Vai alla recensione »
Chiude su di lei, Belfast di Kenneth Branagh, sul primo piano della nonna interpretata da Judy Dench, che appoggia il capo stanco al vetro di una porta-finestra e guarda in basso verso il vuoto. "Per quelli che sono rimasti", recita la didascalia. E aggiunge: "Per quelli che sono partiti. Per quelli che si sono persi". Lei, la nonna, ha da poco perso il marito.
Belfast o è un film difficile, o è un film facile che prova a essere difficile. Difficile a dirsi, appunto. Forse in ogni caso propenderemmo per la seconda ipotesi, a partire da una constatazione di fondo: il troppo stroppia. Già, perché se sono abbastanza evidenti i buoni propositi di Branagh, e anzi a tratti così evidenti da capitolare grossolanamente nella didascalia (le dediche finali - «For the [...] Vai alla recensione »
Una canzone di Van Morrison risuona sullo schermo accompagnando una serie di scatti della Belfast contemporanea: il porto, le case, le strade, i famosi murales che ricordano spesso alla città i drammi del proprio passato. E proprio dietro un muro dipinto ha inizio la narrazione del film, in un passaggio repentino dal presente al passato, dal colore al bianco e nero dell'estate 1969.
Al suo 18esimo lavoro come regista, l'irlandese Branagh torna con la memoria all'agosto del 1969, nel quartiere di Belfast in cui viveva con la mamma, il fratello maggiore, e i due nonni paterni, mentre il padre, carpentiere nei pressi di Londra, compariva per il fine settimana ogni quindici giorni. L'anno segna una svolta radicale, perché la pace tra protestanti e cattolici sta per infrangersi, l'inferno [...] Vai alla recensione »
Belfast, il nuovo film scritto e diretto da Kenneth Branagh, racconta in maniera romanzata l'infanzia del regista irlandese. L'opera, che ha fatto incetta di premi e gareggerà agli Oscar in ben sette categorie (tra cui miglior film e miglior regia), sembra costruita proprio per far breccia sull'Academy. Intendiamoci, siamo di fronte a un gran film, ma derivativo: l'impressione è che debba molto ad [...] Vai alla recensione »
Durante i Troubles del 1969 Belfast è un luogo in cui l'appartenenza religiosa si traduce in una scelta di campo. Vivere in un quartiere cattolico ed essere protestanti significa scegliere tra il proprio vicinato e il proprio credo, tra la pace e la violenza. Dopo armi di trasposizioni shakespeariane e reinvenzioni, dagli esiti altalenanti, della propria idea di cinema, Kenneth Branagh realizza il [...] Vai alla recensione »
È il tempo dei self-biopic. A cui s' aggiunge, almeno come ispirazione autobiografica, il fresco vincitore della Berlinale, Alcarràs. Accanto al "nostro" Sorrentino candidato tra gli internazionali, agli Oscar esplode con 7 nomination quello di Kenneth Branagh, il da tempo annunciato e atteso Belfast. Ed esplodere sembra il verbo più adatto a questo film che mette le bombe al centro della memoria [...] Vai alla recensione »
Kenneth Branagh non è nato in un teatro dove recitavano Shakespeare, messo a dormire in una culla dietro le quinte, e lanciato sul palcoscenico alla prima occasione. Lo abbiamo pensato quando metteva in scena "Molto rumore per nulla" e "Amleto" (un po' meno ora che si dedica ai polpettoni tratti da Agatha Christie, l' ultimo pervenuto è "Assassinio sul Nilo", che pure con i baffoni dell' investigatore [...] Vai alla recensione »
«Per quelli che sono rimasti. Per quelli che se ne sono andati. Per quelli che si sono persi». La dedica con cui si chiude «Belfast» di Kenneth Branagh esplicita l'abbraccio ecumenico di un memoir che va oltre i riferimenti autobiografici, muovendo da un microcosmo personale per ricordare - senza condannare nessuno - l'epoca dei "troubles" irlandesi.
Impossibile non associare Kenneth Branagh al teatro inglese, e agli adattamenti shakespeariani in particolare, eppure è a Belfast che l'allievo di Laurence Olivier è nato e ha trascorso i primi anni della vita, conosciuto il primo amore, parlato quel bellissimo dialetto. E Belfast gli è rimasta dentro, come ogni origine, e adesso è diventata un film, il più personale che il regista abbia mai girato, [...] Vai alla recensione »
«Mi sento irlandese. Non penso che si possa togliere Belfast da un ragazzo», così parlò Sir Kenneth Branagh a proposito della scelta di omaggiare la città natale con il film personale che si è voluto regalare arrivato a sessantuno anni e diventato rispettato, osannato e invidiato nella ex nemica Inghilterra per i primati accumulati nel teatro scespiriano e i mega film d' intrattenimento.
Non si scordano gli occhi spalancati sul mondo del piccolo Buddy. Un mondo tranquillo dove tra vicini di casa ci si voleva bene trasformato in inferno. E' la Belfast del conflitto tra cattolici e protestanti, è "Belfast" di Kenneth Branagh, il film più autobiografico del regista nordirlandese di nascita e di cuore. Da bambino a uomo (storia di formazione), Buddy è il protagonista dietro il quale si [...] Vai alla recensione »
Luogo dell'anima, dei ricordi, di una strada (e quartiere) brulicante di storie, personaggi, divisi (i protagonisti), però, tra lo stupore del grande schermo, e la prima fase dei "The Troubles", il conflitto tra protestanti e cattolici nell'Irlanda del Nord. La Belfast dell'agosto 1969 rinasce nell'omaggio (per buona parte) in bianco e nero grazie a chi lì c'è nato e vissuto fino ai dieci anni (trasferendos [...] Vai alla recensione »
Belfast, il nuovo film di Kenneth Branagh, è stato per lo più girato lontano dalla città della quale porta il nome, non solo perché molte delle strade nelle quali si svolse l'infanzia dell'autore sono radicalmente cambiate, ma soprattutto perché è stato realizzato tra il 2020 e il 2021, in piena pandemia, quand'era impossibile chiedere alle persone di allontanarsi dalle proprie case o mescolarsi a [...] Vai alla recensione »
Belfast, 1969. The troubles, i disordini destinati a sfociare in una vera e propria guerra civile che dilanierà l'Irlanda per decenni, sono solo agli inizi, ma nella strada dove vive il piccolo Buddy la situazione si fa ben presto incandescente: perché è un quartiere misto, dove cattolici e protestanti erano abituati a vivere gli uni accanto agli altri, come una comunità dove la diversa fede religiosa [...] Vai alla recensione »
Ambientazione a Belfast, nel 1969, proprio nel bel mezzo dei Troubles, quando la tensione tra cattolici e protestanti esplode in tutta la sua violenza, dando il via a un conflitto che per quasi trent' anni ha insanguinato l' Irlanda del Nord. Ma Kenneth Branagh non è per nulla interessato a offrire una lettura della Storia, tanto meno a un' analisi approfondita delle condizioni sociali e delle discriminazio [...] Vai alla recensione »
La guerra civile tra lealisti e indipendentisti irlandesi non è mai stata così patinata come in "Belfast" di Kenneth Branagh, candidato a 7 Oscar. Siamo nell'agosto 1969, periferia della capitale nordirlandese, quando inizia la tensione tra protestanti e cattolici dal punto di vista del piccolo Buddy, ispirato allo stesso Branagh. Il bimbo gioca per strada, ama il cinema, adora il nonno e legge Thor. [...] Vai alla recensione »
Nell'estate del 1969 Buddy, un bambino di nove anni figlio della classe operaia di North Belfast, vive felice, amato e al sicuro nel cuore di una comunità unita e solidale. Ma gli ultimi giorni di agosto trasformano i sogni d'infanzia del piccolo in un incubo. Il latente malcontento sociale esplode in un vero e proprio conflitto in cui cattolici e protestanti, amorevoli vicini solo un istante prima, [...] Vai alla recensione »
Belfast, divisa tra buoni e cattivi, assomiglia al serraglio di tanti western, direttamente citati. Da Liberty Valance a Mezzogiorno di fuoco. Il regista Kenneth Branagh, per interposto bambino, lascia raccontare al piccolo Buddy la sua infanzia in una città dove, nei primi anni '60, a un ragazzino era concesso di giocare in strada e, alla fine dello stesso decennio, in fondo alla via c' erano le barricate. [...] Vai alla recensione »
Braccata da un serial killer, l'escort Diana perde la vista, causando involontariamente la morte di una coppia cinese. Con i sensi di colpa ospita, di nascosto, il loro figlio sopravvissuto, ma l'assassino non demorde e la bracca. Argento gira un film vecchio, con dialoghi forzati e scene involontariamente comiche, come la poliziotta che dà un biglietto da visita alla cieca e le dice «ci vediamo stasera». [...] Vai alla recensione »
Belfast Regia di Kenneth Branagh VOTO aaacc Le immagini a colori della Belfast di oggi virano al bianco e nero. È il ferragosto del 1969, la città è invasa dalle barricate, con scontri sanguinosi che vedono soprattutto violenze nei confronti dei cattolici: una vera guerra civile. Il piccolo Buddy (l' undicenne Jude Hill) è figlio di un carpentiere protestante (Jamie Dorman) che cerca di destreggiarsi [...] Vai alla recensione »
Al Berlino FilmFest 1989, Henry V consacrò immediatamente il talento del giovane regista e interprete Kenneth Branagh. E nessuno prestò attenzione al fatto che quell'attore capace di esprimersi con tanta britannica musicalità nella lingua del Bardo, era nato - e l' accento irlandese proprio non si avvertiva - a Belfast. Precisamente a Mountcollyer Street, un rione operaio abitato in armonia da protestanti [...] Vai alla recensione »
Buddy è un ragazzino irlandese come tanti nel 1969. Vive in un quartiere popolare di Belfast con il fratello maggiore e la madre. Il padre, invece, lavora in Inghilterra e torna a casa ogni due settimane. La sua quotidianità è fatta di piccoli fondamentali momenti come le gare di matematica a scuola, il suo amore per la bionda e delicata Catherine e le lunghe chiacchierate con il nonno.
Un film intitolato Belfast, ambientato nel 1969 (agli albori dei Troubles) e con le canzoni di Van Morrison: c'erano tutti i presupposti per un giudizio ultra positivo sul «più personale» film di Kenneth Branagh (è la sua storia). E invece. Non ricordo nulla di ambientato a Belfast - dalle puntate di Sons of Anarchy con i motociclisti in trasferta al recente, notevole Wildfire di Cathy Brady - senza [...] Vai alla recensione »
Film semi-autobiografico o autobiografia romanzata? Qualunque sia la definizione, Belfast è innanzitutto, un momento storico visto con gli occhi di un bambino di dieci anni "una versione immaginaria di me stesso". Il me stesso è il regista Kenneth Branagh, cresciuto come il protagonista del film, Buddy, nel quartiere operaio di North Belfast. Con sette nomination agli Oscar 2022 - tra cui miglior [...] Vai alla recensione »
Nell'estate del 1969 Buddy, un bambino di nove anni figlio della classe operaia di North Belfast, vive felice, amato e al sicuro nel cuore di una comunità unita e solidale. Nel tempo libero il piccolo si immerge nell'ombra di un cinema o davanti alla televisione, guardando i film e la TV americana e lasciandosi trasportare nel mondo dei sogni. Ma mentre l'uomo muove i primi passi sulla Luna, gli ultimi [...] Vai alla recensione »
Ritorno alla piccola produzione per Kenneth Branagh con un film semiautobiografico che evoca la Belfast in fiamme della sua infanzia (siamo nel 1969), messa in scena in un bianco e nero d'ordinanza: lo sguardo bambino sulla realtà di una guerra civile e di religione ha lo stesso disincanto di quello del protagonista del dimentica-to Anni 40, altra opera che attingeva ai ricordi bellici di un ragazzino, [...] Vai alla recensione »
Buddy (Jude Hill) è «una versione immaginaria di me stesso», dice Kenneth Branagh a proposito del piccolo protagonista di Belfast (Gran Bretagna, 2021, 98'). Nato come lui in una famiglia protestante dell' Irlanda del Nord, e come lui nel 1960, Buddy è (anche) un punto di vista su quanto accadde tra il 12 e il 15 agosto 1969, quando gruppi di unionisti, di fatto sostenuti dalla polizia, attaccarono [...] Vai alla recensione »
Nel suo nuovo film, da lui scritto e diretto (ma non interpretato), Kenneth Branagh torna nella città in cui è cresciuto. Solo lui sa quanto c'è di autobiografico nella storia di Buddy (Jude Hill), bambino nella Belfast del 1969 insieme al fratello, ai genitori (Jamie Dornan e Caitríona Balfe) e ai nonni (Ciarán Hinds e Judi Dench). Una famiglia protestante, con vicini cattolici, in una strada mista. [...] Vai alla recensione »
Molti, anche durante la Festa del Cinema di Roma, dove il film è stato presentato all'interno di Alice nella Città - con tanto di proiezione gremita di studenti liceali all'auditorium di via della Conciliazione - hanno apparentato Belfast, diciottesima regia per Kenneth Branagh in poco più di trent'anni di carriera (la diciannovesima, Assassinio sul Nilo, è pronta da due anni e dopo lunghi ed estenuanti [...] Vai alla recensione »
Lo diciamo con franchezza: non ricordavamo proprio che fosse nato a Belfast da una famiglia di operai protestanti e che avesse avuto memoria degli inizi del conflitto nord-irlandese. Parliamo, sì, proprio di lui, dell'estroso Kenneth Branagh, il celebre attore e regista di formazione teatrale, allievo predestinato di Laurence Olivier e poi noto soprattutto per le riduzioni cinematografiche delle opere [...] Vai alla recensione »
Si dice che sia l'insieme dei ricordi, metabolizzati ed in qualche modo elaborati, a creare l'essenza di ogni individuo. Possiamo dunque comprendere, a distanza di oltre cinquant'anni, cosa deve aver rappresentato trascorrere la propria infanzia in quel di Belfast, la capitale nordirlandese, agli albori dei famigerati Troubles, ovvero il conflitto intestino tra protestanti e cattolici che in seguito [...] Vai alla recensione »
Immagini della città: dall'alto, da lontano, panoramiche. Illustrative più che turistiche. Poi il bianco e nero dei ricordi: la città è tutta chiusa in una strada ed è un idillio patinato, quasi un teatro, dove la gente saluta sempre, i vicini tengono d'occhio il figlio della famiglia accanto e i bambini giocano per strada. Se per Kenneth Branagh questa Belfast si configura già come un rimpianto nostalgico [...] Vai alla recensione »
Le gru si stagliano verso l'alto a indicare una città oggi in trasformazione, riappacificata, a colori. Il museo, le statue, il cielo e i graffiti. La musica di Van Morrison scorre nelle strade della sua Belfast, finché i colori svaniscono e subentra una didascalia a indicare l'agosto del 1969, ovvero il principio della guerra civile tra cattolici e protestanti.