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Belfast, un amarcord sentito, divertito e ammiccante

Kenneth Branagh guarda all'indietro, al tempo della sua infanzia, e costruisce un sentito omaggio alla città che lo ha cresciuto. Presentato alla Festa de Cinema di Roma e da giovedì 3 marzo al cinema.
di Marianna Cappi

venerdì 22 ottobre 2021 - Festa di Roma

Kenneth Branagh guarda all'indietro, al tempo della sua infanzia, e costruisce un sentito omaggio alla città che lo ha cresciuto, alla sua forza d'animo, il suo umorismo particolare, l'allegria e la tensione che ne facevano (ne fanno?) un posto unico al mondo.

Il punto di vista del suo alter ego di nove anni, Buddy, è il filtro attraverso cui passa ogni cosa, reso visivamente con un'inquadratura dal basso che denuncia una tendenza alla didascalia che permea sottilmente tutto il film, e che si ritrova, per esempio, nell'uso del canzoniere di Van Morrison: perfetto, ma appesantito da un uso eccessivo, spesso soltanto a rinforzo delle immagini.

L'esperienza teatrale ha insegnato a Branagh la potenza di fuoco di un buon cast, e in questo caso gli attori tutti, più e meno giovani, accompagnano alla bravura la loro indubbia fotogenia, illuminata dalla fotografia di Haris Zambarloukos, ma a svettare sono soprattutto Judy Dench e Charan Hinds, protagonisti dei momenti più belli dei film, nel ruolo dei nonni.
 

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