Anno | 2019 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Simone Manetti |
Attori | Elena Manzoni, Antonietta Pasqualino di Marineo, Maria Pasqualino di Marineo, Rosalia Pasqualino di Marineo Valeria Pasqualino di Marineo, Silvia Moro. |
Uscita | domenica 8 marzo 2020 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,43 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 4 febbraio 2021
Pippa Bacca, l'artista assassinata a soli 33 anni mentre metteva in scena una performance sulle strade della Turchia. In Italia al Box Office Sono innamorato di Pippa Bacca ha incassato 4,4 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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8 marzo 2008: prende il via da Milano, con destinazione Gerusalemme, "Brides on tour", la performance dell'artista Giuseppina Pasqualino di Marineo, nome d'arte Pippa Bacca, e dell'amica Silvia Moro. Il viaggio prevede l'attraversamento in autostop di undici Paesi, con soste a casa di persone contattate in precedenza. Ad ogni tappa incontrano le ostetriche locali, perché Pippa possa lavare loro i piedi; rituale evangelico, imparato da piccola sul cammino di Compostela, che vuole esprimere riconoscenza per chi favorisce la vita in contesti postbellici. Luoghi in cui la correlazione tra bisogno e solidarietà si dà come un'evidenza, qualcosa che non ha bisogno di essere incoraggiato. Ma l'aspetto più sostanziale e spettacolare dell'azione consiste nel vestire per tutto il tempo del viaggio abiti da sposa concepiti e disegnati ad hoc.
Attraverso il movimento, tramite passaggi di sconosciuti, in realtà ferite dalla guerra (Slovenia, Croazia, Bosnia, Bulgaria, Turchia, Siria, Libano, Giordania, Cisgiordania, Israele) intendono provare con i loro corpi che due donne possono attraversare il mondo, da sole e con la solidarietà degli sconosciuti. Il loro atto artistico non arriverà a compimento: dopo una temporanea separazione on the road - il cui motivo è nucleo di senso del progetto e quindi del film - sulla strada per Istanbul Pippa viene violentata e uccisa da un uomo che le offre un passaggio. Dodici giorni dopo il suo ultimo segnale, il suo corpo viene ritrovato, sepolto in un bosco. È il presidente turco Erdogan a esprimere le condoglianze ai familiari per un delitto compiuto ai danni di "un'artista e messaggera di pace".
Dopo le esperienze di montaggio e l'esordio nel lungo con Ciao amore, vado a combattere (2017) Simone Manetti si dedica di nuovo ad una figura femminile stratificata e indipendente.
L'urgenza è quella di testimoniare in forma filmica, perché non cada nell'oblio, la sua storia esemplare di tenace fiducia nell'umanità. Il regista attinge direttamente alle riprese e alle fotografie scattate dalle due artiste sulla loro strada e la videocamera di Pippa è essa stessa protagonista di un'inaudita svolta drammatica: un momento di festa che il film svela con tempismo perfetto e congela in un commento sonoro algido, per isolarlo e tentare di comprenderlo.
Poi ne ripercorre il tracciato stradale per generare in chi guarda un'adesione più autentica e immediata a quell'esperienza. Infine interpella Silvia e la famiglia di Pippa non solo per ricostruire alla fonte la cronologia dei fatti ma anche il percorso e le molteplici personalità artistiche di Pippa ("una calamita, ma anche una calamità"), a partire dal clima familiare tutto femminile e anticonvenzionale in cui è cresciuta.
L'alchimia tra questi elementi dà vita a un racconto che schiva la santificazione ex post e si distingue per delicatezza ed essenzialità e restituisce il senso profondo del gesto artistico, le sue motivazioni e premesse.
Durante le interviste alla madre di Pippa, Elena Manzoni (sorella dell'artista Piero) e alle figlie Antonietta, Maria, Rosalia e Valeria - un coro molto consapevole di voci e affetti - la macchina si tiene a rispettosa distanza dai volti, evita con cura di farsi meccanismo di sfruttamento delle emozioni. La necessità di perdono e superamento del trauma ritorna anche degli interventi di Silvia Moro, che con pathos fanno rivivere lo slancio idealistico - la sfida di ogni artista - di "Brides in Tour". Su tutte le immagini originali si impone quella delle code del vestito da sposa: veli bianchi asimmetrici che si muovono silenziosi sulle strade dei Balcani. Simbolo di un pacifismo appreso per linea materna e incarnato, pronto a contaminarsi, senza paure.
C’è sempre un’immagine all’origine di un film di Simone Manetti. Quella di una ‘fotografia d’azione’, ritratto di due donne in un angolo morto della società (A New Family), quella di una silhouette sottile, percorso di una combattente nel sud-est asiatico (Ciao amore, vado a combattere), quella di un abito da sposa, materia per riparare qualcosa di smisurato nel mondo (Sono innamorato di Pippa Bacca).
Il suo cinema lavora intorno a identità femminili in costruzione o in dissoluzione, a donne che si mettono in discussione, a rischio, in scena. E del mettersi in scena Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca o Eva Adamovich, aveva fatto un’arte. Giuseppina cambiava i nomi come cambiano i giorni, per nascondersi o magari esporsi, per fuggirsi o forse comprendersi meglio. Ma è col nome e con la personalità di Pippa Bacca, alter ego artistico, che l’otto marzo del 2008 Giuseppina Pasqualino di Marineo lascia Milano per attraversare in autostop tutti i paesi segnati dalla guerra. Parte in abito da sposa per unire in un gesto ecumenico tutti i popoli del mondo. Parte non con la passività delle eroine di Gustave Flaubert, che seguivano un uomo, ma col dinamismo della sua idea, il peso dei suoi sogni e il suo messaggio d’amore naïf, brutalmente contraddetto. Diretta a Gerusalemme semina figurine bianche confezionate all’uncinetto e lava i piedi alle ostetriche asciugandoli coi lembi di un abito che il pellegrinaggio rende sempre meno bianco.
Il suo tragitto, arrampicato sui tacchi e una camera a mano, prevede la ex Jugoslavia, la Bulgaria, la Turchia, la Siria, la Giordania, il Libano, la posta in gioco, provare che possiamo avere fiducia nel prossimo. Partita da Milano, non è mai arrivata a destinazione. Incarnazione di appello alla pace, è assassinata in Turchia il 31 marzo 2008. Aveva 33 anni. Il sogno volge in incubo, l’abito bianco in sudario.
Con il suo film e una forma rara di discrezione, Simone Manetti interroga il ‘gesto artistico’ di una donna e di un’artista italiana. Impossibile separare le due anime perché Pippa Bacca metteva la sua vita e il suo corpo in scena, la sua performance non flirtava scientemente con la morte ma alla fine l’ha provocata. Della sua passione restano delle immagini, Pippa aveva con sé una telecamera che chi l’ha uccisa ha usato per filmare il matrimonio di sua nipote. Il suo assassino le ha rubato la vita e lo sguardo.
Parte da lì l’autore, dall’occhio del carnefice, da un ‘filmino di famiglia’ che celebra il miracolo di un’unione e la fragilità delle promesse. Infiltrato con bestialità nella storia di Pippa Bacca, l’uomo si rifugia nel suo film come se volesse sovrascrivere il suo corpo e la sua colpa nelle immagini di un’altra. Lui filma, Manetti anche, più forte, senza rumore. Separa materialmente e spiritualmente lo sguardo di Pippa Bacca da quello del suo assassino, disegna di nuovo la linea immaginaria che separa il pubblico dall’artista e restituisce alla sua famiglia la sua eredità umana e artistica.
Davanti a lui, la mamma e le sorelle di Pippa Bacca tessono i capelli, il viso e il sorriso amati come in una ballata deandreiana. E di De André sono i versi della canzone che Pippa Bacca cita in un comunicato che suona oggi come un’epigrafe: “Della Guerra sono stanca ormai, al lavoro di un tempo tornerei, a un vestito da sposa o a qualcosa di bianco per nascondere questa mia vocazione al trionfo ed al pianto”. “Joan of Arc” è di Leonard Cohen ma De André la adatta in italiano, ripercorrendo l’impegno ardente di un’altra donna d’arme, partita per cambiare il mondo. C’è invero qualcosa di sacro, che flirta con il profano, nella ricerca assoluta di Pippa Bacca, investita da una missione di riparazione universale e insieme da un’esigenza di leggerezza.
Non è solo la bellezza del gesto che è in gioco nella sua performance estrema, Manetti sonda la frontiera che non esiste tra l’arte e la vita, proseguendo la sua riflessione sul femminile e la sua trasmissione. Cosa vuol dire essere una donna? Come essere una donna? Come negoziare, a ogni epoca e a ogni latitudine, col corpo e quell’identità complessa che è la femminilità, con i desideri e i ruoli imposti (madre, amica, amante, sorella, figlia)? L’autore risponde rilanciando. È Silvia Moro, la sposa accanto che ha ‘tradito’ la regola fissata da Pippa Bacca (mai rifiutare un passaggio in macchina), il controcanto che sottopone al disegno melodico principale. Accordare la fiducia al prossimo era il principio irriducibile del progetto di Pippa Bacca, il principio irriducibile della sua esistenza. Accogliere, sempre. E Silvia, che aveva abbracciato la responsabilità e il candore di quell’intenzione di artista, incarna oggi la coscienza remota e inconsolabile che combina il documentario coi codici della finzione.
L'8 marzo del 2008 le due performer Pippa Bacca e Silvia Moro diedero il via al percorso artistico BRIDES ON TOUR - SPOSE IN VIAGGIO: l'idea era di attraversare da Milano a Gerusalemme 11 nazioni che avevano sofferto la guerra, viaggiando in autostop e in vestito da sposa. Il messaggio era di pace e tendeva la mano a quelle popolazioni che avevano sofferto lutti e atrocità durante diversi conflitti [...] Vai alla recensione »
Artista concettuale e performer, morta sul lavoro, punta sul valore che stava rivendicando: Pippa Bacca stava attraversando 11 paesi-zone di guerra, Europa dell'est, Medio Oriente, insieme a una sodale. Vestite da sposa, in autostop, accumulando polvere, pulendo i piedi delle ostetriche con l'abito: raccogliere tracce, sporcarsi, fidarsi, dimostrare che ovunque, anche in quei posti, ci sono slanci [...] Vai alla recensione »
L'8 marzo del 2008 le due performer Pippa Bacca e Silvia Moro diedero il via al percorso artistico BRIDES ON TOUR - SPOSE IN VIAGGIO: l'idea era di attraversare da Milano a Gerusalemme 11 nazioni che avevano sofferto la guerra, viaggiando in autostop e in vestito da sposa. Il messaggio era di pace e tendeva la mano a quelle popolazioni che avevano sofferto lutti e atrocità durante diversi conflitti [...] Vai alla recensione »
"Un modo per affidarsi al prossimo, per dimostrare, e speriamo di dimostrarlo, che dando fiducia si riceve solo bene". Non andò così, però andò così, a Pippa Bacca (Giuseppina Pasqualino di Marineo), l'artista che l'8 marzo 2008 partì con la collega Silvia Moro da Milano per Gerusalemme: seimila chilometri in autostop per celebrare il matrimonio tra i popoli, vestite da sposa in segno di pace, ovvero [...] Vai alla recensione »
Il film dedicato all' artista Pippa Bacca sarà quest'anno il modo migliore di festeggiare la festa della donna e per aggiungersi alle tante manifestazioni che si sono tenute dopo la sua scomparsa. La performance che aveva ideato era diventata famosa: in abito da sposa, avrebbe attraversato undici paesi teatro di guerra per portare una testimonianza di pace, fino a raggiungere Gerusalemme.
Dopo il documentario Ciao amore, vado a combattere, dedicato a Chantal Ughi, campionessa di Thai Boxe, Simone Manetti si concentra nuovamente su un personaggio femminile ribelli, che rompe schemi e convenzioni imposte dalla società. L'eroina del suo secondo lungometraggio è presente sin dal titolo, che è più di una dichiarazione d'intenti. Sono innamorato di Pippa Bacca, insomma, è già tutto qui.
Un fatto di cronaca al limite dell'assurdo, quello avvenuto il 31 marzo 2008 nella città turca di Gebze. Lì venne ritrovata Pippa Bacca (al secolo Giuseppina Pasqualino di Marineo), giovane esponente dell'arte performativa italiana, violentata e uccisa mentre era alle prese con una performance dedicata alla pace e alla fratellanza tra gli uomini. Da questo tragico episodio prende spunto il documentario [...] Vai alla recensione »